Il Pdl prova a ripartire dalla gente: primarie per premier e programma

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il Pdl prova a ripartire dalla gente: primarie per premier e programma

08 Giugno 2012

Sei punti per ripartire. Dalla gente. Il segnale c’è: primarie per la leadership e per il programma in autunno. Altra notizia: niente spacchettamento del partito, anzi il contrario perché l’ufficio di presidenza del Pdl dà mandato ad Alfano di aprire un confronto “con tutte le forze di centro”. Il che significa: finito ogni alibi per Casini&C. E la Lega? Un fatto è certo: Maroni dovrà farci i conti. Quanto al governo Monti prevale la linea delle colombe: lealtà ma a condizione che non faccia provvedimenti contrari agli interessi del paese e delle famiglie.

Primarie di partito e di coalizione se la coalizione di centrodestra si ricostituirà, per scegliere il candidato alla premiership, sfida al Pd sul semipresidenzialismo, disponibilità a modificare la legge elettorale col doppio turno. E ancora: punti fermi sul rapporto con l’Europa perché l’egemonia tedesca non va bene (“questa Europa senza partecipazione dei cittadini non funziona. E non funziona un’egemonia tedesca tutta centrata su un miope rigorismo”, si legge nel documento); sul ruolo della Bce che deve diventare prestatrice di ultima istanza, sul fiscal compact (da ridiscutere). Ancora: un pacchetto di proposte concrete con effetto immediato affinchè si favorisca subito la crescita: Imu solo per quest’anno, compensazione debiti-crediti tra imprese e pubblica amministrazione sono solo alcuni temi peraltro già incassati dal Pdl nel confronto con l’esecutivo. Altro filone strategico sul quale Alfano punta molto sono le riforme per modernizzare l’architettura dello Stato. Ma la novità riguarda la stesura di un programma di governo che riparta dalla gente. Come? Sia attraverso forme di consultazione territoriali e pure online, sia con lo strumento delle primarie di programma. Infine: un dossier sull’economia che servirà a costruire la nuova offerta politica. In altre parole, i contenuti e gli obiettivi di quella che nello schema uscito dal summit Pdl dovrà essere il profilo dell’alleanza delle forze alternative alla sinistra.   

E’ presto per capire se davvero ci sarà un nuovo schieramento di centrodestra, ma è comunque un fatto che il Pdl lavori in questa direzione oltreché al rilancio di un partito che come è stato rimarcato nel ‘conclave’ col Cav. vuole consolidare un ruolo centrale nel campo vasto dei liberali e dei moderati. Da parte sua Berlusconi conferma di non avere alcuna intenzione di fondare una ‘cosa due’ e richiama tutti alla compattezza. Alfano cita Roosevelt (“questo non è il tempo della paura ma del coraggio e delle scelte coraggiose”) per dire che il Pdl è pronto a rimettersi in gioco, a riconquistare il centro dell’arena e a dare battaglia. E’ presto per dire se sarà davvero così e tuttavia è un passo significativo verso il rinnovamento. L’operazione-verità auspicata da Schifani e la sollecitazione di Quagliariello nella lettera aperta pubblicata oggi sul Foglio (linkata dall’Occidentale qui sotto) a non essere “né grillini di seconda mano, né Tafazzi” perché “il futuro della classe dirigente si misura sulla responsabilità” hanno avuto il merito di smuovere le acque peraltro già agitate e accelerare un chiarimento ormai non più rinviabile, specialmente dopo la batosta elettorale delle amministrative con annesse fibrillazioni interne. Tutto questo al netto dei formattatori del Pdl che come tanti ‘professorini’ in cattedra, un minuto dopo l’Ufficio di presidenza del partito rivendicano come propria la vittoria sulle primarie e dicono che però no, ancora non ci siamo. Un po’ poco per chi si è autoproclamato “il nuovo che avanza”.