Il Pdl prova a ripartire dalla politica: leali a Monti ma con la schiena dritta
09 Marzo 2012
di L. B.
Schiena dritta e vessillo alto. Da Orvieto il Pdl prova a ripartire dalla politica, a riaffermarne il primato nel tempo ‘sospeso’ del governo dei prof, a rivendicare identità e idee. Ma non è disposto a partecipare ai giochi di Palazzo che legge nelle mosse di Bersani e Casini, tantomeno a pagare un prezzo più alto di quello che ha già pagato, con le dimissioni di Berlusconi. Della serie: leali con Monti ma non a scatola chiusa. Intanto restano gli strascichi delle polemiche sul caso Riccardi ‘schifato’ da quelli del Pdl: 46 senatori guidati da Nitto Palma propongono una mozione di sfiducia personale al ministro della Cooperazione (per ora solo una lettera con le firme in calce), ma nel partito c’è anche la consapevolezza di non dover tirare troppo la corda, di non creare un caso nel caso, pur nella condanna dello scivolone ministeriale.
Davanti allo stato maggiore del partito riunito per la Scuola di formazione politica voluta da Sandro Bondi, Alfano ribadisce la linea: leali con il governo ma non a scatola chiusa. E ancora: “Non ci faremo dettare l’agenda dei prossimi mesi da Pd e Udc”. Sul fronte esterno, un modo per confermare la decisione di disertare il vertice con Monti e i leader di Pd e Udc piantando paletti nel recinto entro il quale il governo deve muoversi: la lettera della Bce e il rilancio del paese. Sul fronte interno, una mossa per ricaricare i suoi, ‘difendere’ la leadership dopo le esternazioni – poi smentite – del Cav. e proiettare l’azione politica da qui al 2013 puntando sulla fiches del ‘rinnovamento’ del partito. E per fare questo occorre rendere il Pdl sempre meno legato all’immagine di Silvio Berlusconi. Che a Orvieto diventa una sorta di convitato di pietra.
La fase ‘due’ del partito è il refrain sul quale insistono i dirigenti pidielli, non sono tra gli ex An come La Russa ma anche tra i berluscones della prima ora come Cicchitto per il quale “c’è da costruire un partito avendo la lucidità su cosa dobbiamo fare: siamo vissuti finora trainati da un grande carisma” che oggi esiste ancora ma “è attenuato e dobbiamo compensarlo con la costruzione di un partito degno di questo nome”. Un patito strutturato, organizzato.
Gaetano Quagliariello insiste su due aspetti: l’dentità del Pdl e l’impegno a rivendicare il primato della politica (soprattutto in chiave 2013). “Oggi abbiamo un problema che è ridare alla politica strumenti per poter contare, dobbiamo partecipare a questo sforzo che fino in fondo è uno sforzo costituente. Dobbiamo rivendicare con forza la nostra storia e se sapremo rivendicare il primato della politica, interpretare questa fase costituente e difendere la nostra identità, costruiremo il futurol”.
Il punto per il vicepresidente dei senatori Pdl è che “noi siamo in una fase di profonda trasformazione e questa trasformazione non riguarda il nostro partito o il nostro sistema politico, ma la politica tutta che sta attraversando quella che a tutti gli effetti verrà ricordata come una crisi di civiltà. Cosa è successo in Italia di fronte a questa crisi? E’ successo che un governo legittimo che non era mai stato sfiduciato, per responsabilità ha dovuto fare un passo di lato senza che l’opposizione, che poteva legittimamente pensare di vincere le elezioni, abbia potuto pensare di farlo. Se non e’ crisi della politica questa!. Io non credo che della politica e dei partiti si possa fare a meno. Una cosa sappiamo dalla storia: cambiano i sistemi, cambiano i partiti ma quando si concepisce il sogno di società senza partiti e senza politica si concepisce l’incubo di società governate senza democrazia”.
Alfano è netto quando conferma l’indisponibilità a quei giochi di Palazzo che vorrebbero dettare le priorità e in queste collocare il dossier Rai (nomine in scadenza a marzo e governance), mentre è pronto – e qui sta la sfida a Bersani e Casini – a ragionare sui temi quali la giustizia. Tanto che lancia una proposta ai partiti della maggioranza: partecipare “ad una grande sessione della giustizia per parlare a viso aperto di ddl anticorruzione, ma anche di processo breve e intercettazioni”.
Quanto alle questioni interne al partito, affronta il capitolo amministrative con una dose di ottimismo e la consapevolezza che si tratta di un test dal quale non può né deve dipendere il futuro di un partito che finora “ha pagato il prezzo più alto”. Messaggio ai malpancisti. L’obiettvo vero sono e restano le politiche del 2013, per questo nel tempo ‘sospeso’ del governo tecnico è la condizione migliore per ricostruire, rendere questo partito meno carismatico e più strutturato, se pure tutti riconoscono a Berlusconi di essere stato il perno sul quale il partito non solo è nato ma è cresciuto, si è consolidato . Un partito, per dirla con Cicchitto, “con la P maiuscola”.