Il Pdl prova a ‘riprendersi’ imprenditori e ceto medio con la battaglia anti-tasse
02 Maggio 2012
Imu, tasse, banche. Il Pdl prova a riprendersi i temi forti del suo programma e con essi i consensi di imprenditori e di quel ceto medio tartassato dai tecnici che hanno subappaltato ad altri tecnici il taglio della spesa pubblica e degli sprechi. Due ‘categorie’ di elettori che meglio rappresentano la platea dei delusi che sul web e nei sondaggi segnalano il loro distacco dal partito che più di ogni altro ha innalzato il vessillo della rivoluzione liberale. Ad oggi incompiuta.
E’ il passo di Alfano da alcuni giorni è in rotta di collisione con Palazzo Chigi e viceversa. Prima la battaglia sull’Imu per la quale il Pdl ottiene il pagamento in tre rate e insiste per l’una tantum; poi il filone che impegna il governo a far sì che le banche redistribuiscano a famiglie e imprese i soldi ricevuti a tassi super-agevolati dalla Bce. Quindi, il fronte anti-tasse con a fare da apripista il tema della compensazione debiti-crediti tra imprenditori e Stato. E’ su questo crinale che tra il governo e il primo partito della maggioranza che lo sostiene si è aperto un difficile contenzioso che pure ieri ha avuto passaggi significativi dopo l’attacco del Prof. in loden contro certe ‘arbitrarie e personali soluzioni di compensazione’ e contro chi di fatto ‘istiga’ all’evasione fiscale (vedi rivolta anti-Imu), il tutto confezionato con l’affondo sull’abolizione dell’Ici sparato dritto in faccia al Cav. Il quale non avrebbe gradito, indicando ai suoi di andare avanti a testa bassa sulla riduzione della pressione fiscale.
Il primo è il campanello di allarme suonato dai senatori pidiellini che votando con Lega e Idv un emendamento sulle pensioni dei manager pubblici hanno mandato sotto l’esecutivo nella seduta sulla delega fiscale a Palazzo Madama. Un avvertimento che serve a dire due cose. Una ai Prof. Il governo non può lanciare pietre contro chi lo sostiene in parlamento, né ritardare l’unica cosa da fare dopo la fase lacrime e sangue: misure concrete per la crescita e l’occupazione (specie quella giovanile). L’altra all’elettorato di centrodestra: il Pdl vuole riprendersi i temi del proprio ‘dna’ alquanto scoloriti dopo tre anni di ‘cura’ tremontiana e i veti leghisti alle riforme berlusconiane (pensioni e lavoro in primis). Un intento che cade alla vigilia della campagna per le amministrative ma che, ovviamente, guarda già al 2013. Ci riuscirà?
Vero è che nel partito gli attacchi di Monti hanno ridestato la componente più oltranzista che chiede al Cav. di staccare la spina, nonostante la prudenza dell’ex premier che non vuole intestarsi la caduta di un esecutivo per gli effetti devastanti che questo avrebbe sul paese ancora in piena fase recessiva. Ma è altrettanto vero che da alcune settimane il partito sembra battere con convinzione la pista delle tasse cercando di condizionare l’agenda dei tecnici e di restituire alla politica il ruolo che deve avere. Cosa che non sfugge a Bersani, il quale dopo averla esaltata ora scopre che l’Imu è proprio una brutta bestia e propone di attenuarla introducendo la patrimoniale. Vedremo come Alfano andrà avanti e cosa il Pdl porterà in parlamento, anche sul dossier lavoro che dovrebbe essere chiuso in parlamento entro l’estate e rispetto al quale il partito di via dell’Umiltà ha posto una serie di paletti molto precisi: flessibilità in entrata, agevolazioni per le imprese, riduzione della mannaia sul popolo delle partite Iva.
Certo è che dopo il passo indietro di Berlusconi e l’avvento di Monti che larga parte dell’elettorato di centrodestra continua a osteggiare, l’unica via per riconquistare il consenso dei delusi è quella di intestarsi una battaglia che appartiene al patrimonio identitario di un partito nato per fare la ‘rivoluzione’ liberale ma che, diciassette anni dopo, non ha ancora centrato l’obiettivo (e per certi versi ne sta pagando lo scotto).
Il secondo elemento della giornata politica è il botta a risposta a distanza tra Alfano e Monti. Il premier fa un mezzo passo indietro per stemperare la tensione assicurando che l’affondo di lunedì non era rivolto al segretario del Pdl, come non lo riguardava direttamente la parola ‘sdegno’ pronunciata dal premier nei confronti di chi propone di evadere le tasse. Tuttavia, fatta la premessa la sostanza non cambia: Monti ribadisce il no alla proposta di compensare le imprese creditrici nei confronti dello Stato, pur riconoscendo parlamento la “legittimità” di approvare un provvedimento sulla compensazione. Il Pdl presenterà la proposta di legge ad hoc domani, se nel frattempo da Palazzo Chigi non arriveranno segnali concreti, che almeno per ora non si intravedono. Monti, infatti, ritiene la proposta ‘impossibile’ da realizzare e pressoché simile all’evasione fiscale.
La replica del segretario Pdl è altrettanto netta: niente sconti al governo che deve trovare una soluzione per compensare le imprese creditrici allo Stato oppure, incalza, “noi presenteremo il disegno di legge”. Stesso tono e stessa rivendicazione sull’abolizione dell’Ici.
Da Palazzo Madama rincara la dose Gaetano Quagliariello che prende atto dell’aggiustamento di rotta da parte del premier ma la sostanza non cambia: “ Nel Pdl, che non ha da prendere lezioni di responsabilità, nessuno e tantomeno il segretario Alfano aveva proposto automatismi fai-da-te nella compensazione tra crediti e tasse, ma una iniziativa legislativa da discutere in Parlamento. Per dar prova che l’interpretazione autentica della sua posizione è quella espressa oggi, il governo ha una strada maestra: tener fede all’ordine del giorno in materia di compensazione approvato dal Senato venti giorni fa col parere favorevole dell’esecutivo stesso”.
Già, perché il vicepresidente dei senatori Pdl svela il paradosso: “Non più di venti giorni fa, il Senato ha approvato col parere favorevole dell’esecutivo un ordine del giorno sottoscritto da tutte le forze della maggioranza che impegnava il governo a rafforzare le norme già esistenti in materia e a ‘valutare la possibilità – cito testualmente – di ampliare le ipotesi di compensazione dei crediti vantati dai privati nei confronti delle pubbliche amministrazioni con le obbligazioni di natura fiscale’. Dunque, delle due l’una: o il governo ha scarsa consapevolezza di ciò che il Parlamento approva col suo stesso assenso, oppure prima acconsente e poi se ne sdegna. Non sappiamo quale ipotesi sia peggiore”.
Paradossi ‘tecnici’ che si aggiungono a un’altra ‘trovata’ dei tecnici: dopo aver chiamato i tre super-consulenti Bondi, Giavazzi e Amato a riordinare i capitoli della spesa pubblica, ieri sul sito di Palazzo Chigi è comparso una sorta di appello ai cittadini. Della serie: partecipate pure voi, diteci dove e cosa tagliare, come ridurre gli sprechi. Paradossi, appunto, tanto per usare un eufemismo.