Il Pdl punta sul Ppe italiano ma l’Udc vuole la leadership e la “testa” del Cav.
08 Dicembre 2011
Il progetto lo aveva abbozzato nel ’94 Berlusconi. Un chiodo fisso: costruire la casa dei moderati sotto le insegne di un Ppe italiano. Sedici anni dopo quel progetto diventa la mission di un Pdl che si prepara a portare il berlusconismo oltre Berlusconi, pensa alla rimonta elettorale e prepara il terreno guardando al Terzo Polo. Il leit motiv è semplice: essere uniti in Italia esattamente come Pdl, Udc e Fli lo sono a Strasburgo, nella grande famiglia dei popolari. Più facile a dirsi che a farsi, dal momento che a Marsiglia le prove tecniche tra pidiellini e centristi segnalano distante ancora marcate.
E’ proprio al Congresso del Ppe che alle aperture manifeste – e non da ora – di Angelino Alfano segue la chiusura di Rocco Buttiglione, nei panni dell’emissario di Casini. Che le malelingue di Palazzo vogliono assente dall’assise popolare perché oggi a Marsiglia ci sarà Berlusconi che guida la delegazione italiana del Pdl. Malelingue? Può darsi, ma il fatto è che la reprimenda di Buttiglione ad Alfano di fronte ai vertici del partito popolare europeo sa molto di tatticismo ex democristiano e gioco di sponda col leader che da Roma prova a smorzare i toni accesi del botta e risposta a distanza. I rumors raccontano pure che l’assenza di Casini e dello stesso Fini rappresentati a Marsiglia da Buttiglione, appunto, e da Bocchino sia dovuta all’irritazione per il fatto che sarà il Cav. a rappresentare il centrodestra italiano nel pre-vertice con Merkel e Sarkozy.
Rumors a parte, il primo round tra Pdl e Udc in casa Ppe registra alta tensione. La miccia la innesca Buttiglione al mattino quando dice che Berlusconi “aveva unito l’area dei moderati ed ha vinto, poi ha deciso di romperla ed ha perso”. E adesso per l’ex ministro del governo Berlusconi, se qualcosa si deve fare per riunirla, l’unica chance è farlo attorno a Casini, non al Cav. Insomma la pregiudiziale anti-Cav. è la cifra della strategia centrista messa a punto in due tempi – prima in parlamento poi in chiave 2013 – per sbarazzarsi definitivamente di Berlusconi. Un’ossessione per Bersani, un ingombro per Casini. Al punto che quella sorta di aut aut di Buttiglione da molti pidiellini viene letto come un modo neanche troppo velato per mettere la bandierina sulla leadership del futuro Ppe italiano e dunque, sulla prossima sfida elettorale.
La reprimenda del Prof. Buttiglione non risparmia neppure il segretario del Pdl che viene invitato senza troppi giri di parole a smarcarsi dall’ex premier perché “all’ombra delle querce non nascondo platani ma funghi”. Alfano replica nel pomeriggio ricorrendo alla stessa metafora botanica: “Lui non è uno specialista del gioco di luci e ombre perchè rispetto a noi è un bonsai”. Della serie: un partito poco rilevante sul piano numerico non può dettare le condizioni, tantomeno mettersi sullo stesso piano o, peggio, dare lezioni a un partito grande come il Pdl.
Da Roma Casini prova a smorzare i toni affinchè la querelle innescata dal suo emissario non esca fuori dal seminato. “Mi sembra che Alfano ed il Pdl abbiano già scelto tra Lega ed Udc, perchè sostengono un governo insieme all’Udc e al Terzo Polo e non stanno con la Lega. Mi pare difficile derubricare questo a pura casualità e se lo facessi mancherei di rispetto ad Alfano di cui ho grande stima. In un momento decisivo per la vita del Paese, il Pdl ha capito che non potevano permettersi di farsi risucchiare da una forza populista e demagogica come la Lega”. Insomma, un escamotage molto democristiano per smorzare i toni di un messaggio confermandone però i contenuti.
L’altro tasto sul quale sia Buttiglione che Bocchino spingono è la fine di ogni rapporto tra Pdl e Lega che a Marsiglia è considerata nemica dell’Europa. E se per Alfano è praticamente impossibile e impensabile mettere da parte il Cav., il niet di Udc e Fli all’alleanza con la Lega è un altro ostacolo da superare per Alfano nella marcia verso la casa dei moderati. A Marsiglia, il segretario del Pdl non solo rilancia il progetto del Ppe italiano (al quale sta lavorando da mesi) ma ribadisce la linea del partito sull’Europa da ricostruire in tempi di crisi globale. E il messaggio è lo stesso consegnato a Monti che oggi e domani porterà la sua manovra da 24 miliardi al tavolo del Consiglio europeo: “Unione europea si appresta a prendere decisioni importanti, che possano favorire la nascita e il rafforzamento del popolo europeo. Ecco perchè queste decisioni bisogna prenderle tutti insieme, con il principio della compartecipazione e condivisione delle responsabilità. Un metodo che può rendere forte l’Europa”. Messaggio anche per Merkozy.
La chiosa è altrettanto eloquente e a ben guardare, suona anche come una sollecitazione allo stesso Ppe che sul come uscire dalla crisi non ha sempre parlato con una voce sola: serve più Europa, attraverso una politica fiscale, economica e monetaria e attraverso una Banca centrale che sia nelle condizioni di compiere delle scelte. Dobbiamo rilanciare poi insieme il sogno europeo e se prenderemo decisioni giuste, arriveremo agli Stati Uniti d’Europa”. Ma in Italia, con l’Udc i conti restano aperti.