Il Pdl sfida Monti sulle liberalizzazioni e gioca d’anticipo sulla riforma elettorale

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Il Pdl sfida Monti sulle liberalizzazioni e gioca d’anticipo sulla riforma elettorale

11 Gennaio 2012

I tre tavoli convocati da Alfano e benedetti dal Cav. sono il punto di partenza: Europa, liberalizzazioni e legge elettorale. Quello di arrivo è il pacchetto di controproposte che venerdì la delegazione Pdl squadernerà sulla scrivania di Palazzo Chigi. Ma c’è un quarto tavolo che segnala ‘lavori in corso’: una roba più discreta, per ora quasi sottotraccia, preliminare eppure attiva.

Qui Monti non c’entra, c’entrano Alfano, Bersani e Casini che qualcuno in Transatlantico ha ribattezzato ‘l’ABC’ coniando un acronimo che dice molto sul cantiere della politica ai tempi del governo tecnico. La cifra del dialogo più o meno a distanza, si chiama legge elettorale nel giorno in cui la Consulta dirà se ammettere o no il referendum contro il Porcellum voluto da Di Pietro e in qualche modo ‘subito’ da Bersani. Si cambia, indipendentemente dal verdetto che verrà.

Il bollettino politico di giornata si apre con le dimissioni del sottosegretario Malinconico (per la vicenda delle vacanze all’Argentario pagate da un imprenditore tre anni fa) che Monti chiude velocemente tra imbarazzi e polemiche, e prosegue con l’ennesimo strappo – per molti quasi definitivo – tra Pdl e Lega sul dossier Cosentino. In Giunta per le autorizzazioni a procedere passa il sì all’arresto coi voti determinanti del Carroccio che si schiera con Pd, Idv e Udc. Domani quel dossier sarà al voto dell’Aula. Nel vertice serale con lo stato maggiore del partito Berlusconi non nasconde disappunto per l’atteggiamento dei leghisti che solo nel 2009 votarono contro la richiesta dei giudici che indagano sull’ex sottosegretario all’economia. Il Cav. conta ancora di recuperare il rapporto col Senatur ma nei ranghi del partito prevale la consapevolezza che avanti di questo passo, ricucire lo strappo sarà impresa se non impossibile alquanto ardua.

Sul dossier liberalizzazioni ai piani alti di via dell’Umiltà si affina la strategia in vista del faccia a faccia con Monti in agenda venerdì (insieme ai bilaterali del premier con Pd e Udc). Snodo strategico per governo e partiti della maggioranza che rivendicano spazi maggiori di mediazione e un rapporto ‘alla pari’ coi tecnici di Palazzo Chigi. Il concetto di fondo è ‘meno Stato più società’, quindi serve un piano organico di liberalizzazioni che riguardi tutti i settori con l’obiettivo di garantire ai cittadini servizi migliori a costi più bassi. Per questo al premier il Pdl chiederà di non procedere in ordine sparso, colpendo solo alcuni settori (magari quelli meno sindacalizzati), ma di cominciare ad esempio dai servizi pubblici locali, dai trasporti all’energia. La sfida, per dirla con Gaetano Quagliariello, è verificare se il governo “avrà il coraggio di colpire innanzitutto i grandi interessi, anche quelli annidati nelle municipalizzate delle regioni rosse”.

Il tavolo tematico sull’Europa serve a due cose. La prima: chiarire, anche a Bruxelles, che in questa fase le banche devono sostenere le imprese anziché penalizzarle. La seconda: sollecitare al governo un resoconto dettagliato di come sta portando avanti il dossier sul debito con Germania e Francia. Sono in molti nel Pdl a ritenere che la Merkel non arretrerà di un centimetro sulla possibilità di allentare i vincoli di bilancio e per questo occorre un’azione più incisiva del governo finalizzata a tutelare gli interessi del Paese.

Riforma della legge elettorale: c’è attesa per la decisione della Consulta sul referendum e tuttavia i partiti si stanno attrezzando, partendo dalla convinzione che l’attuale sistema vada modificato indipendentemente dalla decisione dei giudici costituzionali. Si lavora dentro il partito per elaborare la proposta e fuori, nei contatti informali e per ora sottotraccia con Pd e Udc. E’ lo stesso Bersani a chiedere alle forze politiche un calendario su riforme istituzionali e legge elettorale. Il leader Pd non conferma contatti coi vertici di Pdl e Udc coi quali si limita a dire “ci siamo solo fatti gli auguri” ma è certo che movimenti in corso ci sono, soprattutto adesso che dal Pdl è arrivata l’apertura a modifiche (pure se lasciando inalterato l’impianto bipolare).

Insomma, a prescindere dal parere della Consulta, il Porcellum dovrà passare il bollino della revisione per ridare agli elettori, come osserva Quagliariello, la “possibilità di scegliere i rappresentanti senza togliere loro – come qualcuno vorrebbe – la possibilità di scegliere il governo”. La traccia sulla quale lavorare è l’iniziativa di Peppino Calderisi che ha presentato una proposta di legge sottoscritta da 121 parlamentari per chiedere l’elezione diretta del premier e del presidente della Repubblica.

Per ora si gioca a carte coperte, ma tutti sanno che il count down verso il 2013 è già scattato.