Il peggio delle Nazioni Unite 2016

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Il peggio delle Nazioni Unite 2016

01 Gennaio 2017

UN Watch, organismo con sede a Ginevra che fa le pulci alle Nazioni Unite, ha steso anche quest’anno la top ten dei “dieci peggiori momenti” vissuti all’Onu nel 2016. Ce n’è per tutti i gusti: l’Iran che ottiene un posto d’onore nell’ente onusiano per l’eguaglianza di genere, del resto è noto quanto i mullah di Teheran siano amici delle donne, in particolare di quelle che rifiutano veli e coperture varie; campioni di democrazia come la Cina che entrano nel comitato per la difesa dei diritti umani, evidentemente secondo gli onusiani l’Occidente ha solo da imparare da questi regimi.

E ancora, il minuto di silenzio in memoria di Fidel Castro, altro notissimo difensore dei diritti umani; la rielezione di Jean Ziegler, l’ideatore del “Premio Gheddafi per i diritti dell’uomo”, sempre nel Comitato consultivo dei diritti umani; le 500 Ong inneggianti al presidente venezuelano Maduro, descritto come un faro nella lotta alla miseria globale, peccato che in patria i suoi concittadini facciano la fame e siano costantemente sull’orlo di una guerra civile. Ma non finisce qui.

Sul gradino più alto del podio, in questa speciale classifica dei dieci peggiori ‘misfatti’ onusiani nell’anno che ci lasciamo alle spalle, c’è spazio per quell’ex diplomatico algerino, Idriss Jazairy, il quale, visitando il Sudan, ha spiegato che stragi e genocidi come quelli che avvengono in Africa sono semplicemente la conseguenza dell’odio e delle sanzioni occidentali verso i regimi del continente.

Ricordiamo anche il trattamento riservato dalle alte sfere onusiane ad Anders Kompass (nella foto), un funzionario del Palazzo di Vetro punito perché si era permesso di denunciare gli abusi sessuali commessi dai peacekeepers dell’Onu (per chi ne ha memoria basterà ricordare anche lo scandalo “Sex for Food” del 2014) e che si è quindi dimesso per protesta. Per non dire dei riconoscimenti al regime siriano di Bashar al Assad capace, a quanto pare, tra un grappolo di bombe e l’altro su Aleppo, di contrastare “la sottomissione, la dominazione e lo sfruttamento”.

A proposito, l’Arabia Saudita è stata estromessa dalla “black list” delle nazioni che hanno le mani sporche di sangue innocente (vedi bambini rimasti vittime dei bombardamenti sullo Yemen), subito dopo la minaccia fatta da Riad di tagliare le cospicue donazioni del Regno all’Onu. Le Nazioni Unite hanno tolto i sauditi dalla lista nera anche perché avevano minacciato una “fatwa” che avrebbe dichiarato l’Onu “anti-islamica”,ma come sappiamo il Palazzo di Vetro non ha alcun problema con l’islam: il voto dell’Unesco di qualche mese fa che ha negato le radici ebraiche e cristiane di Gerusalemme sta lì a ricordarlo. 

Per non dire di quello, più recente, e altrettanto vergognoso (perlomeno per gli USA di Obama), che ha messo fuorilegge gli insediamenti israeliani nei territori contesi con i palestinesi. Ma attenzione, proprio dopo il voto contro lo Stato ebraico, il presidente eletto Donald Trump ha twittato “Israele, resisti, il 20 gennaio si sta avvicinando”. Il 20 è la data prevista per l’insediamento ufficiale di Trump alla Casa Bianca. E il Don ha già definito l’Onu un “club per gente che si ritrova lì per chiacchierare e divertirsi”.

Ne vedremo delle belle.