Il Petruzzelli sta per essere riconsegnato ai pugliesi (o forse no)

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Il Petruzzelli sta per essere riconsegnato ai pugliesi (o forse no)

19 Febbraio 2009

 

La riapertura del teatro è alle porte ma il bandolo della matassa, nel complicato caso-Petruzzelli, ancora non s’è trovato. Dopo un colpevole abbandono da parte dei legittimi proprietari, i Messeni-Nemagna, che nulla hanno voluto o sono stati in grado di fare a favore di una vera ricostruzione, e dopo l’intervento di un consorzio composto dagli Enti locali che hanno messo mano ai lavori di ricostruzione, il teatro pugliese è ora pronto (si fa per dire) ad alzare il sipario. Anche con la “gestione” consorziale, tra mille beghe e fiumi di danaro pubblico sprecato, la struttura dei baresi venne infatti ricostruita secondo la formula “dove era e come era”. Nulla era cambiato. Semplicemente, dopo 18 anni tutto sembrava pronto per la riapertura ma tutto, ancora una volta, era destinato a scadere nelle incongruenze di una italietta provinciale, becera e ritardataria.

I protagonisti del disastro oggi sono sempre gli stessi proprietari, i quali prima hanno impugnato un provvedimento di esproprio e poi hanno pilotato il rinvio sine die della riapertura facendo rimbalzare l’eterna domanda: è il teatro dei Petruzzelli un teatro privato, oppure è diventato, sul campo e per merito d’altri, un teatro della collettività?

Dopo varie vicissitudini per dare una risposta a questa domanda è stato chiamato a rispondere il ministro dei Beni e delle Attività culturali Sandro Bondi. E qui siamo ai giorni nostri, precisamente a novembre del 2008. Bondi cerca un punto di partenza e lo trova nel protocollo d’intesa del 2002 con il quale il Petruzzelli veniva consegnato definitivamente alla Fondazione Petruzzelli (creata da finanziatori privati) che si diceva pronta a ristrutturare,  organizzare la cerimonia inaugurale del teatro con la promessa del sostegno economico da parte del Ministero per tale evento e riconsegnare la struttura ai baresi.

Poco prima dell’intervento del ministro Bondi però, alle pesanti e innumerevoli polemiche legate ai collaudi strutturali e alle relative autorizzazioni, si era inserita l’attività del primo cittadino pugliese, Michele Emiliano, frettoloso di inaugurare la struttura non tanto per il desiderio di restituire alla città un prezioso “gioiello” ma spinto da sete elettorale (siamo a ottobre del 2008). Solamente tra qualche mese si spera vi sarà un incontro risolutivo in merito alle controversie a Roma, anche se la data per l’inaugurazione è stata già fissata: marzo 2009. Bondi, in questa decennale diatriba del Petruzzelli, non solo ha cercato di “allontanare” la consegna del teatro dalle “pretese” della proprietà (Messeni-Magna, Comune, Regione) ma ha anche preso le distanze dalla posizione di mera campagna elettorale del sindaco Michele Emiliano invitandolo “ad astenersi da dichiarazioni che vanno oltre gli argomenti e i toni delle riunioni del tavolo di lavoro e che sembrano attribuire al ministero decisioni e posizioni non corrispondenti alla realtà”.

Siamo alla resa dei conti? Chissà, intanto il famoso orologio che avrebbe dovuto decretare la tanto attesa riapertura del teatro ha terminato il suo conto alla rovescia ma il nuovo ‘gran Petruzzelli’ vive l’ennesimo colpo di scena perché oggi non è più la politica a far da prima donna, ma i fatti: la riapertura è infatti alle porte ma mancano i “certificati di agibilità”. Infatti, per completare la semplice e tanto decantata istruttoria del rilascio del nulla osta ai lavori, i vigili del fuoco due giorni fa hanno chiesto tre semplici documenti attestanti l’esecuzione dei lavori avvenuti sulla cupola, nel foyer e nel palcoscenico. Ma la maledizione del teatro ha colpito nuovamente perché dal pesantissimo fascicolo Petruzzelli mancano, ironia della sorte, proprio quei documenti, necessari per la pratica definitiva di agibilità.

Basta chiedere all’impresa, verrebbe da dire. Ma le cose non sono così semplici. Solo pochi sono infatti a conoscenza che la ditta attualmente impegnata nella ricostruzione è una ditta diversa da quella che materialmente doveva eseguire i lavori e nessuno sa se quest’ultima abbia mai prodotto, quindi presentato, le certificazioni richieste per la definitiva apertura. Insomma, i documenti mancanti relativi a cupola, foyer e palcoscenico, valgono per avere un’autorizzazione provvisoria (e non definitiva) per la “rinascita” del teatro ma nessuno ne è in possesso. Per fare chiarezza nel “giallo-autorizzazioni” è necessario tornare indietro, al lontano 11 settembre del 2002, giorno in cui il comando dei vigili del fuoco diede un’approvazione di massima al progetto iniziale. A cui seguì, esattamente a distanza di un anno, il primo parere di conformità e successivamente uno conclusivo nel 2005. Solo dopo due anni di lavori, nel 2007, i vigili del fuoco hanno chiesto finalmente di accertare che i primi lavori eseguiti fossero realmente quelli appaltati dal progetto, ma già in partenza erano lampanti le anomalie: la prima messa in opera dei lavori mostrava delle varianti di base al progetto, stranamente ufficializzate solo nel 2008. Ma dopo qualche mese, alle vicende dei lavori segue quella dell’esproprio del teatro. Il governo Prodi per accelerare l’iter della riapertura nomina l’ing.  Balducci (dopo il decreto di esproprio approvato e poi bocciato dalla corte costituzionale) che revoca il primo appalto in corso (lasciando alla vecchia ditta parte di alcuni lavori) e bandisce con una seconda gara lavori per circa 25 milioni di euro, assegnati all’attuale ditta. La conclusione: né la prima, né la seconda, pare abbiano prodotto i documenti. O meglio, la ditta che lavora in subappalto, una volta terminata parte dei lavori di ricostruzione, ha consegnato parte di alcuni documenti per l’agibilità, ma non quelli su cupola, foyer e palcoscenico. Di quelle carte, nessuno sa qualcosa.

Intanto il Petruzzelli, che dal centro di Bari, tra corso Cavour e largo alla Marina, guarda il mare e la sua città, aspetta il  “buio in sala”, ma   chissà quando lo spettacolo inizierà.