Il piano di Marchionne per Fiat fa bene al Paese. Solo il Pd non l’ha capito

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Il piano di Marchionne per Fiat fa bene al Paese. Solo il Pd non l’ha capito

05 Ottobre 2010

La nomina di Paolo Romani come Ministro dello Sviluppo Economico è certamente importante in un periodo nel quale sono in corso grandi cambiamenti nei rapporti tra le parti sociali e Fiat. L’ex sottosegretario, che sostituisce Claudio Scajola, si troverà ad affrontare diversi temi caldi, come il rilancio dell’area di Termini Imerese e lo sviluppo dell’impianto produttivo di Pomigliano d’Arco.

Tutto questo mentre Fiat rimane al centro dell’attenzione. Le frasi di Sergio Marchionne, amministratore delegato della casa automobilistica torinese, durante il salone dell’automobile di Parigi, hanno ricevuto delle repliche piccate da parte di alcuni esponenti dell’opposizione.

Il manager di Fiat ha affermato che “Fabbrica Italia non è un progetto che nasce da un calcolo di convenienza. Credo che la Fiat abbia il dovere di guardare prima di tutto all’Italia per quello che ha sempre rappresentato e per quello che significa oggi per il Paese”.

La risposta del responsabile Economia e Lavoro del Partito democratico Stefano Fassina è stata molto forte: “Abbiamo scoperto dalle parole del Dott. Marchionne che la Fiat in realtà è un’associazione di beneficenza, e rimane in Italia per gratitudine”. Una tale risposta è certamente esagerata, dato che l’investimento di Pomigliano d’Arco di diversi centinaia di milioni di euro per riportare la produzione della Nuova Panda in Italia e tutto il progetto “Fabbrica Italia” sono delle novità importanti.

L’Italia ha visto dimezzare la produzione nazionale di autoveicoli in meno di un decennio e non certo per la recessione economica attuale, ma per una serie di cause che i diversi Governi non sono stati in grado di affrontare.

Ora Sergio Marchionne, con il progetto “Fabbrica Italia” propone un nuovo modello d’investimento: maggiore efficienza in cambio di maggiore flessibilità contrattuale. Un rapporto tra sindacati ed azienda completamente diverso, nel quale la contrattazione di secondo livello, fortemente voluta dal Ministro Maurizio Sacconi, diventa essenziale. Solo con questo cambiamento è possibile l’investimento di 20 miliardi di euro in Italia e riportare la produzione di veicoli sopra la “barra” psicologica di un milione di auto l’anno.

Una parte importante dei sindacati ha capito la scommessa della Fiat e di Marchionne, tanto che nel “famoso” referendum di Pomigliano d’Arco, UIM e FIM si sono schierati apertamente con l’azienda. La FIOM, al contrario, ha deciso di andare allo scontro aperto per colpa di manovre elettorali interne con la sola conseguenza di ritrovarsi isolata.

La decisione di disdire il contratto nazionale da parte di FederMeccanica un mese fa, è stato poi un altro passo importante verso un rinnovamento dei rapporti. Ancora una volta il sindacato della meccanica della CGIL si è ritrovato a contestare questa decisione, in realtá concordata tra Confindustria, CISL e UIL. In quest’occasione si erano elevate le prime poche voci dissonanti del PD contro questo cambiamento dei rapporti contrattuali, che indicavano un malessere interno al partito dell’opposizione.

Le ultime parole di Marchionne, duramente criticate dal PD, non hanno invece avuto una forte risposta della FIOM, che si è affidata alle frasi di Fausto Durante, capo dell’ala più moderata del sindacato. Il dirigente ha infatti dichiarato che “noi della minoranza della Fiom pensiamo che con la Fiat si debba azzerare questo muro contro muro ed entrare nel merito del piano industriale dell’a.d., Sergio Marchionne”. Delle parole “al miele” che quasi sorprendono.

Il tavolo si potrebbe riaprire grazie alla supposta volontà della FIOM; e il PD si ritrova a fare il “falco” della situazione? Certo il dirigente del sindacato ha anche affermato che l’investimento di Pomigliano puó essere effettuato senza deroghe al contratto nazionale, ma comunque per la prima volta la FIOM ha deciso di non andare al muro contro muro.

Oggi c’è il tavolo tra Fiat e i sindacati metalmeccanici sul progetto “Fabbrica Italia” e forse anche la FIOM tornerà a parlare di contenuti. Non è un caso che la CGIL sembra ormai aver scelto Susanna Camusso alla successione di Guglielmo Epifani, chiudendo di fatto la campagna elettorale del sindacato.

Sorprende il fatto che, mentre la FIOM riprende a trattare, il PD scelga la via dello scontro con la Fiat. L’azienda ha fatto i suoi errori in passato ed ha beneficiato di troppi sussidi pubblici, ma ora che Marchionne sembra deciso a cambiare rotta, la posizione del partito dell’opposizione sembra troppo legata al passato.

Affermazioni, quelle di Fassina, che quasi mettono più a sinistra il Partito Democratico della FIOM.

Un grave errore che comunque non cambierà il cambiamento in atto nei rapporti tra aziende e sindacati voluto da Sergio Marchionne con l’appoggio del Governo e di tutta Confindustria.