Il piano ‘salva Europa’ dimostra che l’Ue usa la crisi per prendersi più poteri

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Il piano ‘salva Europa’ dimostra che l’Ue usa la crisi per prendersi più poteri

05 Giugno 2012

di E.F.

Ricordate la legge di Murphy? “Se qualcosa può andar male, andrà male”. Beh, quest’Europa della crisi del debito sovrano, dell’impasse politica, della disoccupazione, della recessione, delle tasse e della spesa pubblica, sta purtroppo perfettamente a suo agio in quell’adagio murphologico. Basta dare un’occhiata in giro: Cipro sta per chiedere il salvataggio all’Europa (Nicosia è legata a doppio filo alla più che malandata Grecia) e la Spagna vive sull’orlo del collasso del proprio sistema bancario dopo il caso Bankia (il Wall Street Journal ha invitato il governo Popolare di Mariano Rajoy a finirla con la brinkmanship, la politica del rischio calcolato e a stabilire quali banche lasciar fallire).

E visto che non c’è mai limite al peggio, mentre gli europei sono costretti a sorbettarsi formule giornalistiche idiote – ‘PIGS’, ‘Greexit’, fino al recentissimo ‘Spanic’ come se la morsa recessiva non fosse già abbastanza dura-,  adesso si è giunti al ‘piano segreto’, il piano per un’unione politica europea sulla quale starebbero lavorando niente meno che Mario Draghi, Herman Van Rompuy, Josè Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker (i ‘magnifici quattro’ dell’eurocrazia non-eletta).

La notizia è del Welt am Sonntag, il Domenicale del giornale tedesco Die Welt, che l’altro ieri ha aperto con un titolo che è tutto un programma: “Il piano segreto per una nuova Europa”. Tanto segreto non deve essere stato se è finito sulla stampa. Ma tant’è. Come ovvio, la notizia ha scatenato un putiferio politico in giro per il Vecchio Continente, a partire proprio dalla Germania. Frank Schaeffle, economista vicino alla Fdp, il quasi defunto, elettoralmente parlando, Partito liberale tedesco al governo con la Cdu/Csu di Angela Merkel, ha affermato che un piano del genere sarebbe come far entrare il “super stato europeo dalla porta di dietro”.

Alla base della bozza dei ‘magnifici quattro’ vi sarebbe una specie di tabella di marcia delle riforme di governance che l’Unione europea dovrebbe mettere in campo durante i prossimi cinque – dieci anni (considerando le resistenze che incontrerà almeno venti e trent’anni). Quattro i passi: si va dall’unione fiscale di cui si è parlato ampiamente – e di cui sinora, si dica, non si sono visti i frutti; all’unione bancaria europea, suggerita anche dal settimanale britannico The Economist negli scorsi giorni, e che molto assomiglia a una forma di vigilanza bancaria centralizzata; passando per la riforma delle istituzioni europee (politica di sicurezza e politica estera); fino a incentivi alla riforma dei sistemi di sicurezza sociale. Secondo quanto riportato dal giornale tedesco, tale piano potrebbe applicarsi solo ai 17 paesi già integrati nella zona euro, una riedizione dell’Europa ‘a due velocità’.

Fonti governative tedesche hanno fatto sapere che la Cancelliera accoglie positivamente l’iniziativa dei vertici di Bce, Commissione europea, Eurogruppo e Consiglio europeo (immaginiamo che il Bundesregierung, il governo federale fosse stato informato dell’iniziativa, viva la trasparenza comunque) per offrire soluzioni di lungo periodo al rafforzamento dell’Europa. Ma quel che evidente è che Berlino vuole anche che i nodi più stretti dell’attuale crisi europea, a partire da quelli rappresentati da Grecia e Spagna, siano sciolti al più presto, già durante l’estate già dopo le elezioni nazionali greche che si terranno tra poco meno di due settimane.

Il Consiglio europeo, con un suo portavoce, ha comunque subito smentito la formula del ‘piano segreto’ (la aggiungiamo alle idiote formule del giornalismo cui sopra), ma in questa ansia da smentita sta anche la percezione diffusa nel Vecchio Continente (e soprattutto nei mercati!) che a livello europeo sia da intraprendere una decisa via per portare l’Europa fuori dalla crisi. A questo punto, qualsiasi sia quella via, sarà probabilmente dolorosa. Dispiace dirlo, ma forse Paul Krugman, premio Nobel per l’economia e da mesi avvocato di soluzioni inflattive di fronte alla crisi sovrana europea, ha ragione quando in un’intervista sul Telegraph britannico si è chiesto: “…Ci saranno [in futuro] più prestiti da parte della Bce, più politiche fiscali espansive e più alti livelli d’inflazione? Oppure assisteremo alla completa implosione della zona euro? Nessuna delle due alternative sembra impossibile, ma nessuna delle due è ineluttabile”.

Il piano segreto dei ‘magnifici quattro’ è forse la ‘terza via’ tra questi due scenari. Ma qual è il prezzo che sarà presentato agli europei per la sua implementazione? Cosa accadrà quando la maggior parte degli italiani, e degli europei nella zona euro, si renderanno infine conto che gran parte delle leve nazionali di spesa e imposizione fiscale saranno ormai fuori dai confini nazionali senza che sia stato nel frattempo chiesto il loro avviso o voto? Ognuno sarà costretto a guardarsi dentro, sguardo verso il basso e tra di noi diremo: "Chissà dov’ero mentre mi sottraevano il diritto/dovere a decidere?".