Il Pil crescono ma gli italiani sono sempre più poveri
07 Dicembre 2007
di redazione
Il Pil italiano
è cresciuto nel terzo trimestre 2007 dello 0,4% rispetto al secondo
trimestre, ma quasi tre italiani su tre si sentono poveri e spendono con
molta attenzione.
La crescita del Pil è stata confermata dall’Istat, che ha
aggiunto che su base annua il Pil
è cresciuto dell’1,9%.
Rispetto al secondo trimestre dell’anno, tra
luglio e settembre le importazioni sono aumentate del 2,4%, mentre le
esportazioni son cresciute ad un ritmo inferiore, pari allo 0,9%. Gli
investimenti fissi lordi sono aumentati dell’1,5%, grazie soprattutto alla
crescita degli investimenti in macchine e attrezzature e in costruzioni, mentre
i consumi finali nazionali hanno registrato un incremento dello 0,2% (+0,2% sia
per la spesa delle famiglie residenti che per la spesa della pubblica
amministrazione).
Su base tendenziale, l’export è aumentato del 3,9% e le importazioni del 2,8%.
La spesa delle famiglie residente e quella della p.a. sono cresciute
rispettivamente dell’1,7% e dello 0,1%. Gli investimenti fissi lordi, comunica
l’Istat, hanno registrato un incremento del 4,5%.
Guardando ai vari settori, gli andamenti congiunturali positivi sono stati
quelli dell’industria (+0,7%), delle costruzioni (+0,6%) e dei servizi (+0,4%).
In calo invece il valore aggiunto dell’agricoltura (-2%). Rispetto al terzo
trimestre 2006, le costruzioni hanno segnato un +3%, i servizi +2,1%,
l’industria +1,2%. In calo invece anche in questo caso l’agricoltura (-0,4%).
Considerando i contributi alla crescita congiunturale del Pil, il +0,4% è stato determinato da
un contributo dello 0,5 della domanda nazionale al netto delle scorte (0,2 dai
consumi nazionali e 0,3 dagli investimenti fissi lordi) e da uno 0,4 della
variazione delle scorte. Le scorte di magazzino, spiegano all’Istat, sono state
infatti ricomposte dopo il calo dei trimestri precedenti. Un contributo
negativo, pari al -0,4 e’ arrivato infine dalla domanda estera netta. Nel terzo
trimestre l’export è infatti cresciuto meno dell’import.
Il boom economico continua, quindi,
anche se in silenzio grazie ad una “minoranza vitale”, secondo il Censis,
che però nel suo Rapporto sulla situazione sociale del paese parla ancora
di discriminazione sul lavoro per donne è immigrati. Inoltre, vengono promosse
le fusioni bancarie ed Internet è sempre più diffuso, soprattutto tra i
trentenni.
Sempre secondo il Rapporto del
Censis, si spende meno per i prodotti alimentari e di più per i servizi,
aumenta il ricorso alle rate, si va a caccia di sconti e di offerte
promozionali, ma sempre con un occhio alla qualità. E allo stesso tempo non si
fa a meno del cellulare.
Il 74% degli italiani si sente povero e dopo
l’introduzione dell’Euro che per il 90% ha infiammato i prezzi,
rivede in un’ottica strategica il proprio budget familiare e i consumi. Il
quadro complessivo è quello che, dopo anni di tensione sul fronte dei prezzi,
il consumatore italiano è in crisi, disorientato, incapace di avere un rapporto
rilassato con il denaro e a tratti spinto ad un consumismo piuttosto marcato.
Dati alla mano, nel periodo
2000-2004, secondo gli italiani, i redditi reali sono cresciuti appena dello
0,5% annuo e cioè ben al di sotto dell’inflazione, e nemmeno per gli anni a
venire si aspettano consistenti aumenti. Le spese per consumi nel periodo
2001-2006 hanno avuto invece un tasso medio annuo di crescita inferiore all’1%.
Con il passare del tempo, il 74% dichiara quindi di avere meno risorse di
quanto soggettivamente ritenuto necessario ed il 36% teme addirittura di
correre il rischio di cadere in uno stato di povertà.
Insomma, rileva il Censis,non c’è tanto o solo una
crisi dei consumi quanto “una crisi del consumatore, impaurito all’idea di
non disporre di risorse economiche sufficienti per far fronte
alle proprie spese, impaurito dalla mancanza di certezze per l’immediato
futuro”.