Il Pil scende, i membri delle task force aumentano
14 Maggio 2020
Si è ormai perso il conto del numero di esperti presenti nei vari comitati voluti dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e da alcuni dei suoi ministri e che sarebbero dovuti servire ad uscire dall’impasse economica, sociale e sanitaria provocata dal coronavirus. Infatti, come scrive Il Sole 24 Ore, nella task force guidata da Vittorio Colao entrano cinque nuove donne – che si affiancano alle quattro già presenti nel team, costituito di venti esperti totali – mentre, nel comitato tecnico-scientifico, finora composto solo di venti uomini, ne arrivano sei.
Molto soddisfatto il comitato #datecivoce, che, sempre secondo Il Sole 24 Ore, ha dichiarato che si è trattato di “un gesto doveroso, per il quale ancora nel 2020 le donne si sono dovute mobilitare in massa”, precisando che il loro compito non è finito, in quanto si augurano che “questa esperienza serva a riaffermare il dovere del rispetto costituzionale relativo alla rappresentanza di genere non solo nelle commissioni o task force ma in ogni luogo della democrazia”.
Sarebbe tutto molto più soddisfacente se l’ampliamento di questi comitati di esperti fosse direttamente proporzionale ai risultati che gli stessi riescono a raggiungere oppure se la velocità con cui questi ampliamenti avvengono corrispondesse ad una rapida, corretta e chiara stesura dei decreti: nel frattempo, difatti, quello che doveva essere il “Decreto Aprile” è prima diventato il “Decreto Maggio” e poi il “Decreto Rilancio”. Insomma, l’unico aspetto di questi decreti che viene trattato rapidamente, al momento, è il nome!
Il tempo, comunque, scorre inesorabilmente: dati de Il Corriere della Sera alla mano, a giugno, il 30% delle attività legate al commercio al dettaglio e alla ristorazione non sarà in condizione di ripartire ed per questo che non lo farà: per almeno un terzo degli imprenditori, la ripresa di alcuni esercizi commerciali è sconveniente sul piano economico, tenuto conto dei costi fissi che non vengono né congelati, né ridotti, come affitti e tasse varie. Le ripercussioni sul prodotto interno lordo, secondo i medesimi dati, sono imponenti: queste mancate riaperture comportano una sua riduzione che ammonta a 250 miliardi di euro. Sul tema, come si legge sempre su Il Corriere della Sera è intervenuto anche il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, secondo il quale le attività legate alla ristorazione e al commercio al dettaglio “non hanno avuto accesso ai 25 mila euro propagandati dal governo”, ma dovranno comunque rispettare le nuove disposizioni sulle distanze.
Forse, però, per tentare di risolvere quella che rappresenta una vera e propria sciagura economica, la soluzione potrebbe già esserci: probabilmente, se l’On. Laura Boldrini e le sue colleghe del comitato #datecivoce iniziassero ad occuparsi delle attività economiche, chiedendo soldi, ma anche risposte inequivocabili e celeri, il Governo cercherebbe di accontentarle immediatamente.