Il pool dei Pippibaudi

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Il pool dei Pippibaudi

13 Marzo 2007

Vale forse la pena di riflettere un po’ a freddo sul fenomeno montante dei conduttori televisivi in preda a sindrome da comizio.
I due casi più illustri e recenti sono quelli di Pippo Baudo e Michele Santoro.

Il primo, sull’onda del successo di ascolti del suo Sanremo, si è
scagliato in diretta contro “i politici”, colpevoli di mettere in
discussione i suoi cachet televisivi “invece di occuparsi dei veri
problemi del paese”. Era furioso e irato, Pippo, mentre concionava
contro la politica e sullo sfondo si udiva il fragore di applausi di
dubbia autenticità.

Peggio ha fatto Michele Santoro durante la puntata di AnnoZero
dedicata al tema dei Dico. Subito dopo la polemica uscita di Mastella
dalla trasmissione, Santoro è esploso. Con l’occhio fisso sulla
telecamera, il dito alzato e la fronte aggrottata ha urlato che “i
politici la devono finire”, che “è una vergogna”, che “questi signori
della politica si devono abituare alle domande”. Fino a dire, con
risibile vittimismo, “cacciatemi pure, non me ne frega niente” (in
realtà venne cacciato e gliene fregò moltissimo).

Questi episodi ci sembra vadano al di là del pur riprovevole “uso
privato del mezzo televisivo”. Racchiudono una carica di antipolitica
(per di più fatta da due politici incalliti) che ricorda fasi brutte e
ancora brucianti della storia italiana recente.

I comizi di Baudo e Santoro sembrano la versione aggiornata – con
tanto di ricaduta su youtube.com – dei pronunciamenti di Borrelli e
soci, dei loro proclami contro la politica infetta davanti alle piazze
plaudenti. La politica era debole allora come lo è oggi, e allora venne
spazzata via dalla furia purificatrice delle manette.

Baudo e Santoro fanno quello che fanno e dicono quello che dicono
perché colgono la stessa debolezza dell’interlocutore e sanno di poter
accendere facilmente la furia delle loro platee. Non hanno bisogno di
tribunali: hanno gli studi televisivi (da cui guai a evadere); e il
loro potere è altrettanto irresponsabile di quello dei magistrati di
allora (e di oggi).

I paralleli storici sono sempre pieni di trappole e non vogliamo
spingerci oltre. Certo la situazione politica alimenta presagi foschi e
il “pool” dei conduttori andrebbe tenuto d’occhio.
Perché non sono solo canzonette.