Il Ppe candida Monti, il Cav. resta in campo ma con ruoli ‘aperti’
13 Dicembre 2012
“Monti deve continuare la sua azione, è essenziale per l’Italia e l’Europa”, anzi è “di un’importanza primordiale”. Le parole di Wilfred Martens, presidente del Ppe dicono molto di quello che in Europa e in Italia si sta muovendo attorno al Prof. E’ stato il giorno di Monti arrivato a sorpresa al vertice di Bruxelles ed è stato il giorno di Berlusconi, quello più atteso dopo le polemiche.
A leggerla in controluce, la presenza del premier, il suo intervento incentrato a ribadire la linea europeista dell’Italia, acquistano un tratto politico che potrebbe portare a evoluzioni in tempi brevi. I contatti tra Monti e i vertici del Ppe ci sono sempre stati in questo anno, ma il fatto che oggi vi sia stato un passaggio pubblico e solenne, fa ritenere che l’idea di una discesa in campo possa rientrare nel novero delle considerazioni che l’inquilino di Palazzo Chigi sta facendo in queste ore, forte anche del sostegno internazionale e interno che un’ipotesi del genere potrebbe determinare.
Con un effetto a cascata sul quadro politico nazionale e dentro gli schemi tattici che muovono le forze politiche già in campagna elettorale. A Monti Berlusconi ha chiesto di decidere, rilanciando la proposta di ieri, della serie se ti candidi tu io faccio un passo indietro. Monti, dunque federatore dell’area dei moderati, il Cav. leader della coalizione. Insieme per battere la sinistra. Ma non c’è alcun automatismo perché la situazione è ancora molto fluida. Del resto, Berlusconi ha detto di comprendere “le difficoltà di chi si è posto sopra le parti a diventare parte e non avremmo rincrescimenti se dovesse non accettare”, eppure con l’unione dei moderati e perfino la Lega – è il ragionamento del Cav. ma non quello di Maroni che continua a declinare l’invito – si vince.
Il Prof. per ora non si sbilancia. Alla domanda secca risponde con un diplomatico ‘no comment, adesso penso a governare’ ed è su questo che il puzzle nel centrodestra può ricomporsi o scomporsi (in quest’ultimo caso, forse definitivamente). Ed è per questo che, in una fase così delicata, Berlusconi pare intenzionato a tenersi tutte le opzioni aperte: dal passo indietro con Monti in campo, al ci sono io e ci resto, convinto del fatto (lo ha ripetuto oggi) che sia possibile recuperare i voti ottenuti nel 2008.
Al di là dei tatticismi, il destino del centrodestra è appeso a un progetto politico credibile in grado di recuperare astensionisti e delusi e al tempo stesso di candidarsi alla guida del Paese. Lo schema è solo uno: ricomporre un’area ampia di moderati, liberali e riformisti, peraltro maggioritaria nel Paese, che si riconosce nell’unica offerta possibile per non consegnare la vittoria a Bersani e Vendola: il Ppe italiano. E’ su questo tasto che battono numerosi esponenti di spicco del Pdl che domenica a Roma (Teatro Olimpico) attraverso l’iniziativa “Italia popolare” organizzata da fondazioni e associazioni di area (Alcide De Gasperi, Capitani Coraggiosi, Costruiamo il futuro, Europa Civiltà, Fare Italia, l’Occidentale Magna Carta, Nuova Italia, Rete Italia, Riformismo e Libertà) che ragioneranno su un’opzione che rimetta al centro contenuti, idee e programmi ma riaffermando come principio cardine il necessario collegamento col popolarismo europeo. Presente Angelino Alfano, ed anche questo non è un dettaglio. Per quanto fluido, adesso sul tavolo c’è un’opzione nuova e una prospettiva vera per i moderati. Che lo stesso Monti, ormai, non può non considerare.