Il primo discorso di George W. Obama

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Il primo discorso di George W. Obama

11 Dicembre 2008

Il Chicago Tribune riporta un’intervista al presidente eletto Obama che promette di tenere un importante discorso in una capitale del mondo islamico appena si sarà insediato alla Casa Bianca. Il discorso servirà a inaugurare il “nuovo corso” della politica estera Usa. "Penso che abbiamo un’opportunità unica di rilanciare l’immagine dell’America nel mondo e in particolare nello stesso mondo musulmano – ha detto Obama assicurando il suo inesauribile impegno "per creare rapporti di rispetto e collaborazione reciproci nei Paesi e con i popoli di buona volontà che vogliano far prosperare insieme i loro cittadini e i nostri”. “Il mondo è pronto per questo messaggio”. Nello stesso tempo il presidente dichiara che gli Usa saranno “implacabili nello schiacciare l’estremismo terroristico del tipo che abbiamo visto in azione a Mumbai”.

Ma scusate un attimo. Primo, anche Bush ha tenuto una serie di discorsi nelle grandi capitali islamiche e neanche troppo tempo fa. Nel suo viaggio in Medio Oriente del gennaio 2008, tra Egitto, Arabia Saudita e Kuwait, il presidente più odiato della storia americana ha praticamente detto la stessa cosa di quello più amato, cioè che l’Islam deve continuare sulla strada delle riforme democratiche. A quanto pare il mondo era già pronto per questo tipo di messaggio. Secondo, se Obama dovesse scegliere una capitale islamica dove tenere il suo discorso avrà un vantaggio rispetto al predecessore. Non sarà più costretto a scegliere la Mecca, il Cairo o Amman. Sai che momento storico sarebbe parlare di libertà e democrazia in quelle che sono, rispettivamente, una monarchia medievale, un’autocrazia dove il potere passa di padre in figlio, e una monarchia laica e illuminata quanto la sua bella regina Rania.

In compenso Obama potrebbe andare a Baghdad che oggi è una democrazia parlamentare liberamente eletta. E allora assisteremmo al paradosso di un discorso sulla pace nella capitale liberata da George W. Bush, sulle cui sfortune Obama ha costruito la sua vittoria elettorale. E’ la politica, stupido. Niente di personale. Tanto chi se lo ricorda più quell’altro Hussein? Il buon Saddam? Terza e ultima osservazione. Come si fa a essere implacabili nello schiacciare l’estremismo islamico se poi stai lì a ruminare sempre sulla parolina pace? Bush avrà pure commesso degli errori ma è sempre stato convinto di combattere senza tregua terroristi e stati canaglia. Il nuovo presidente illude ed elude l’opinione pubblica con la sua retorica democratica ma in soldoni si è già dimostrato un buon erede del neoconservatorismo. Chiamatelo George W. Obama e speriamo che dopo l’Iraq liberi anche l’Iran.