“Il problema del vice c’è, si sente ma non si vede”
04 Dicembre 2008
Si vede che il tema gli sta a cuore. Al Popolo della Libertà Ignazio La Russa ci ha sempre creduto, sin dall’inizio, molto prima della rivoluzione del predellino. Un aneddoto aiuta a capire meglio l’entusiasmo del personaggio: sua è stata l’idea di trasferire armi e bagagli di alcuni dirigenti da via della Scrofa al quinto piano di via dell’Umiltà. Una“larussata”, come l’hanno definita i suoi, che però ha rotto quella distanza tra aennini e forzisti che ai più maligni sembrava ben più che simbolica. “E’ stata una mossa straordinaria, ora ci guardiamo negli occhi a parliamo a voce delle cose da fare, stiamo scardinando tutte quelle che erano le iniziali resistenze, da quando si parla del Pdl non abbiamo mai lavorato così bene e in sintonia come in questo ultimo periodo”, ammette lo stesso ministro che apre una nuova questione: il ruolo che dovrà avere Gianfranco Fini.
Per lui è pronta una poltrona da “vice in stand by”. Questo perché, fino quando rimarrà in carica come Presidente della Camera, non potrà avere ruoli ufficiali all’interno del Pdl. Proprio per questo i vertici di An stanno studiano una soluzione ad hoc. La strategia è questa: inserire nella carta fondativa del Pdl questo ruolo ed inizialmente lasciarlo vacante. Considerato che la carta fondativa, i regolamenti interni e lo statuto sono in fase di elaborazione tutto appare possibile, “è solo una ipotesi sulla quale poter lavorare in futuro”, precisa La Russa, la mente di questo disegno, “nulla di definitivo o di ufficiale ma una proposta sulla quale confrontarsi con gli altri”.
L’idea è maturata durante un incontro ristretto tra i vertici di An al quale hanno preso parte i fedelissimi Marco Martinelli, Massimo Corsaro, Giorgia Meloni e Antonino Caruso. Nel frattempo si tratta di identificare una figura pro tempore, ovviamente in quota Alleanza Nazionale, che rivesta una sorta di ruolo “da vice”, una presidente degli eletti magari, che rappresenti deputati, senatori e parlamentari europei. È lo stesso La Russa che disegna i contorni di questa figura, “ipotizzo un ruolo che abbia valenza e valore politico, e non esclusivamente organizzativo”. Quanto agli altri organismi nazionali del Pdl, che dovranno poi essere discussi con Forza Italia, prende quota l’ipotesi di una sorta di esecutivo nazionale di una ventina membri e di un organismo più ristretto, operativo e in stretto raccordo con Berlusconi, composto da tre membri. Un triumvirato al quale spetterebbe il compito di dialogare e confrontarsi costantemente con il Presidente Berlusconi. “Più facile e veloce avere solo tre interlocutori piuttosto che quindici”, è il ragionamento che fa il reggente di An. Logica vuole che un posto nel triumvirato spetti ad An, uno agli azzurri ed un terzo potrebbe andare ad un rappresentante delle forze minori.
“Ovviamente parliamo di ipotesi i disegni che dovranno poi essere discussi con i forzisti”, ci ha tenuto a confermare il Ministro della Difesa. Ma intanto, dopo mesi durante i quali il processo Pdl sembrava fermo, ora la macchina si muove, girano idee, si fanno proposte. Ora il suggerimento di An per configurare l’organigramma del Pdl è sul piatto, si aspettano le reazioni degli azzurri. La piramide del Popolo della Libertà comincia, almeno nelle menti organizzative di An, a prendere forma, proprio nel momento in cui tutti i berluscones sono impegnati nella organizzazione dei gazebo natalizi e il coordinatore Verdini è impegnato nella elaborazione del futuro statuto.