Il processo breve inizia l’iter al Senato ma l’opposizione alza già le barricate
12 Novembre 2009
Il disegno di legge Ghedini da oggi comincia il suo iter parlamentare. Stamani al Senato il Pdl ha depositato il testo sul processo breve sottoscritto anche dalla Lega. Prevede l’estinzione del procedimento dopo due anni dal rinvio a giudizio per i processi in corso e i reati inferiori a dieci anni di reclusione. Un’iniziativa che come spiega il presidente dei senatori Maurizio Gasparri (primo firmatario insieme al vicepresidente Gaetano Quagliariello e ai senatori Tofani, Casoli, Bianconi, Izzo, Centaro, Longo, Allegrini, Balboni, Benedetti Valentini, Delogu, Gallone, Mugnai, Valentino e per la Lega dal capogruppo Bricolo e dal senatore Mazzatorta) rientra nel “decalogo sulla giustizia” che la maggioranza intende portare avanti nel corso della legislatura e che comprende, tra l’altro, “nuove norme antimafia, riforma del processo civile, riforma della professione forense, intercettazioni e riforma costituzionale della giustizia”.
Ma quali sono le novità del ddl? Si compone di tre articoli e prevede la prescrizione dei processi in corso in primo grado per i reati "inferiori nel massimo ai dieci anni di reclusione" se sono trascorsi più di due anni a partire dalla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm senza che sia stata emessa la sentenza. I termini della prescrizione del procedimento saranno sospesi nel caso in cui si verifichi un impedimento oggettivo dell’imputato o del suo difensore. E ancora: su richiesta dello stesso imputato o del suo difensore, "sempre che la sospensione o il rinvio non siano stati disposti per assoluta necessità di acquisizione della prova". La sospensione dei termini può essere applicata anche nel caso in cui venga chiesta l’autorizzazione a procedere, o se vi sia un deferimento della questione ad altro giudizio. Infine, anche nel caso in cui sospensione del processo penale "è imposta da una particolare disposizione di legge".
La prescrizione del processo non avrà valore per i non incensurati, per i recidivi, i delinquenti abituali o professionali e per una serie di reati tra cui quelli riguardanti l’immigrazione. Tra i delitti che restano fuori dalle norme contenute nel ddl ci sono quelli che riguardano l’associazione per delinquere, la pornografia minorile, il sequestro di persona ma anche reati come l’incendio, il furto, gli atti persecutori, la circonvenzione di incapace, la prevenzione degli infortuni sul lavoro, le norme in materia di circolazione stradale e il traffico illecito di rifiuti, oltre ai reati più gravi come quelli di mafia e terrorismo.
Il Guardasigilli Alfano annuncia che è sua intenzione “abbinare” i tempi previsti dal ddl sul processo breve a un “piano organico per far sì che questa norma presentata non sia una chimera ma sia resa effettiva”. Nell’elenco delle “ulteriori modalità di efficienza” il ministro della Giustizia cita la digitalizzazione, maggiori risorse e più efficienza nell’organizzazione degli uffici giudiziari. L’obiettivo è “offrire alla Giustizia tutti i mezzi perché i tempi previsti dal ddl siano rispettati”, conclude Alfano.
L’opposizione alza le barricate. Stamani la capogruppo dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, dopo aver letto i contenuti del ddl si è letteralmente infuriata al punto da sbattere il testo contro il muro della sala stampa commentando: “Il ddl non si applicherà per il furto aggravato. Così per il rom che ruba il processo rimarrà, mentre processi come Eternit, Thyssen, Cirio e Parmalat andranno al macero”. Per il leader democrat Bersani il testo rischia di essere “incostituzionale e avverte che se la maggioranza dovesse tentare una forzatura in Parlamento, sarà inevitabile “uno scontro”.
Antonio Di Pietro considera il ddl “la più grossa amnistia mascherata della storia” e annuncia che l’Idv dal 5 dicembre si impegnerà a raccogliere le firme per un nuovo referendum “perché anche questa volta questa legge è incostituzionale, immorale e contro gli interessi del Paese”.
Alle accuse della capogruppo democrat replicano i senatori del Pdl che stigmatizzano il gesto della Finocchiaro e sottolineano che “se invece di compierlo avesse prima letto il testo, si sarebbe accorta di aver detto una serie di bugie”. I processi citati dalla senatrice Pd, aggiungono gli esponenti della maggioranza, “andranno avanti se sarà approvata questa legge, che esclude dal termine dei sei anni per i tre gradi di giudizio tutta una serie di gravi reati, compresi quelli cui lei ha fatto riferimento. Se poi sarà ancora più attenta leggerà che l’articolo 2, comma 5, lettera m, prevede l’esclusione dei delitti che si riferiscono agli infortuni sul lavoro, uno dei casi da lei citato. Sono poi esclusi tutta una serie di reati gravi con pene consistenti, come ad esempio la bancarotta fraudolenta. Altro caso richiamato dalla Finocchiaro”. Quanto alle vicende Parmalat, Thyssen ed altro – rileva il gruppo del Pdl del Senato – queste “vedranno la prosecuzione dei procedimenti senza limiti di tempo. Il commento a caldo della senatrice Finocchiaro dimostra solo come certi settori politici preferiscano il pregiudizio al confronto”.
Pollice verso sul ddl Ghedini anche dall’Associazione nazionale dei magistrati secondo cui “questa riforma avrebbe effetti devastanti sul funzionamento della giustizia penale in Italia. Lo affermano in una nota congiunta Luca Palamara e Giuseppe Cascini, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Anm.