Il programma di navigazione satellitare Galileo e i dubbi dell’Italia
08 Febbraio 2011
L’avvio della fase operativa di Galileo è oggi previsto ottimisticamente dalla Commissione Europea nel 2014, ma una previsione più realistica potrebbe situare nell’intorno del 2016 l’avvio dei servizi con un dovuto livello di qualità.
Non è di poco conto che quest’affermazione sia contenuta nella visione strategica spaziale 2010-2020 dell’Italia, europeista, ma anche con una forte vocazione atlantica. Non è un mistero inoltre che il cammino del programma Galileo sia su un percorso accidentato sin dal suo avvio.
Il sistema di navigazione che dovrebbe entrare in competizione con il Global Positioning System statunitense, attualmente dominante nel settore si troverà a dover fronteggiare altri forti competitori come la Cina e Russia che stanno pensando di lanciare autonomamente propri sistemi di navigazione.
La credibilità del programma, come è noto, non registra pareri unanimi e d’altra parte non va solo considerato come un incidente di percorso il fatto che alcuni giorni fa il capo in testa di una delle più importanti società spaziali tedesche, la OHB-System, sia stato estromesso per avere affermato ufficialmente "che il programma Galileo sia un’idea stupida, utile solo per gli interessi militari della Francia".
Grosse difficoltà permangono anche in campo finanziario. "Tre miliardi e 400 milioni di euro non sarebbero sufficienti per completare le infrastrutture previste dal programma Galileo, per via dell’aumento dei costi della fase di sviluppo, l’aumento del costo dei lanciatori e la mancanza di competizione per l’assegnazione di alcuni pacchetti".
"Servirebbero ben altri 1,9 miliardi di euro per completare l’infrastruttura del programma Galileo". Tutto ciò si leggerebbe nel rapporto di medio termine della Commissione Europea sul progetto. Questo sarebbe il quadro realistico complessivo del programma Galileo, che, per usare termini medici, è nato malfermo ed ha bisogno di continue cure "finanziarie" per andare avanti.