Il ricordo di Marco Biagi macchiato (ancora) dalla violenza

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Il ricordo di Marco Biagi macchiato (ancora) dalla violenza

21 Marzo 2018

Marco Biagi non pedala più”, “Onore a Mario Galesi”, “Onore ai compagni combattenti,1000 Biagi”. Nel giorno dell’anniversario dellìomicidio di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso il 19 marzo 2002 sotto la sua abitazione a Bologna da un commando delle Nuove Brigate Rosse, i ricordi di un instancabile “servitore dello Stato”, come lo hanno definito in tanti nel mondo accademico e istituzionale, sono stati macchiati da nuovi (gli ennesimi) atti di violenza. Sì, perchè non ci sono altri termini per descrivere le scritte comparse sui muri della facoltà di Economia di Modena a 16 anni dal violento omicidio proprio di chi ha dedicato tutta la vita allo studio dell’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro. 

Il libro bianco, l’attenzione per un welfare che metta al centro la persona, la promozione di politiche pubbliche che si confrontino sempre con gli esiti quantitativi che determinano. E’ solo una parte dell’eredità di Marco Biagi finalizzata ad archiviare sempre più un vecchio mondo lavoristico improntato sul modello “pochi ma buoni” nel mercato regolare mentre molti rischiano di esserne permanentemente esclusi. Una lezione drammaticamente attuale che alcuni, forse per partito preso, osteggiano ancora nel modo peggiore. 

“Questa la ragione del perché ricordare Marco Biagi. Non uno stanco rituale ma una battaglia di verità. Una morte assurda e ingiusta, maturata in un clima di odio e intolleranza che purtroppo non è scomparso” ha scritto sui social Michele Tiraboschi che fu assistente del giuslavorista. Già, perchè atti come questi non fanno altro che rafforzare e riempire ancora più di senso il ricordo che si trasforma in battaglia anche contro i “cattivi educatori”, come li ha definiti Maurizio Sacconi, presidente dell’Associazione Amici di Marco Biagi: “Le scritte oltraggiose sono indicative del fatto che non è finita la endemica attitudine alla intolleranza e alla violenza nei confronti dei riformisti del lavoro. Vi concorrono i cattivi educatori che perfino dal servizio pubblico indicano ancora i precarizzatori seriali come se l’insicurezza nel lavoro fosse prodotta dalle regole. Vi concorrono le istituzioni ‘comprensive’ verso i luoghi e le aggregazioni antisistema ove si formano i nuovi violenti. Vi concorre la politica senza memoria né cultura che radicalizza ogni motivo di dissenso dimenticando che il pavimento è bagnato di benzina”.

Dello stesso avviso anche Carlo Giovanardi, senatore di Idea-Popolo e Libertà:”Mi vergogno, come cittadino e parlamentare modenese, delle oscene frasi vergate sui muri della Facoltà di Economia e Commercio, dove ha insegnato Marco Biagi. Ma ancora di più dovrebbero vergognarsi tutti quelli che nell’ultima settimana hanno dato ampio spazio sui media ai proclami e alle dichiarazioni di terroristi assassini che continuano ad insultare la memoria dei martiri del dovere e a dileggiare i parenti delle vittime”.   

Se questi sono i “maestri”, poi non bisogna stupirsi delle azioni degli “allievi”.