Il rigore teutonico non perdona quel “copione” di Guttenberg
01 Marzo 2011
Il ministro della Difesa tedesco Zu Guttenberg ha rassegnato le dimissioni per essersi macchiato dall’imperdonabile peccato di plagio, avendo impunemente copiato da altri autori parte della sua tesi di dottorato. Guttenberg ha dovuto battersi il petto, e così la Germania ha perso un politico giovane e di grande valore, che ha dato lustro al governo Merkel riuscendo a gestire con abilità in un primo momento il ministero dell’Economia, in piena crisi economica, e in seguito quello della Difesa, consentendo un’innovativa riforma che include l’abolizione della leva militare.
Alla morale puritana dei protestanti tedeschi, che non intendono discernere i meriti pubblici di un uomo dalle sue macchie private, non è bastato il lavoro svolto dal giovane e promettente ministro al governo. Quella che, è bene ricordarlo, al momento è soltanto un’accusa di plagio, per via dell’opprimente clima culturale da Repubblica delle Virtù si è prontamente trasformata in condanna definitiva e senza possibilità di appello. Eppure da parte di Guttenberg non vi è stata appropriazione indebita di fondi pubblici, né alcun tipo di scorrettezza politica. La sinistra benpensante italiana plaude al gesto del ministro tedesco, sottolineando come, in evidente contrapposizione con l’operato del presidente Berlusconi, in altri paesi europei le più alte cariche del governo si dimettano per sciocchezze, come se questa attitudine all’irreprensibilità morale esasperata sino allo stremo possa in qualche modo giovare alla sorte del bene pubblico.
E’ doveroso, dunque, ricordare che quella di chi in Italia si oppone all’importazione del modello puritano tedesco non è una posizione di comodo, volta alla difesa di qualche personaggio politico, bensì il fermo rifiuto di una certa logica fideista e puritana, tipica della tradizione protestante e in totale disaccordo con la concezione cattolica della morale, in cui l’uomo dispone del libero arbitrio ed è chiamato a rispondere delle proprie azioni soltanto al cospetto di Dio. E’ bene, dunque, che la sinistra nostrana inizi a comprendere che i sentimenti genuinamente liberali del garantismo e dell’antipuritanesimo non sono specchietti per le allodole che il centro-destra rivendica occasionalmente per il proprio comodo, ma valori fondanti della nostra cultura, dalla cui difesa nessuna democrazia occidentale dovrebbe astenersi.