Il rischio di lasciare agli iracheni il controllo della “green zone”

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Il rischio di lasciare agli iracheni il controllo della “green zone”

13 Aprile 2007

Secondo il Generale Maggiore William Caldwell,
l’attentato suicida di giovedì – avvenuto all’interno del ristorante bar del
Parlamento iracheno attorno alle 14,30 ora locale – avrebbe ucciso almeno otto
persone (tra le quali tre parlamentari), ferendone altre venti. La gravità di
tale notizia è acuita a dismisura se si considera che l’attentato ha colpito il
centro della iper-protetta e fortificatissima Green Zone. Ad essere coinvolti nell’incidente, stando
a  Muhanned Jabbar, un funzionario
parlamentare, sono stati il legislatore sunnita Mohammed Hassan Awadh ( un
membro del Fronte per il Dialogo Nazionale) ed un suo collega sciita non ancora
identificato, oltre all’altro sunnita Taha al-Liheibi del Fronte per l’Intesa
Sunnita.

Inoltre, altri esplosivi sono stati ritrovati
non lontano dal luogo dell’incidente e sono stati fatti brillare. Ora le
autorità si chiedono come sia possibile che un’attentatore suicida sia stato in
grado di far passare la bomba attraverso i molteplici check-point che
presiedono l’edificio parlamentare. 
Secondo Mohammed Abu Bakr, il capo delle relazioni con i media al
Parlamento intervistato dalla Associated Press, alcune procedure di
controllo avevano subito delle modifiche proprio giovedì mattina ed in
particolare lo scanner a disposizione degli addetti alla sicurezza pare si
fosse guastato, ragion per cui gli agenti sarebbero stati costretti a
perquisire i passanti “a mano”.

Lo stesso Bakr si dice convinto di aver visto
le gambe mozzate dell’attentatore così come riportato dal New York Times: “Ho visto due gambe nel mezzo della caffetteria
e nessuno di quelli che sono stati uccisi o feriti ha perso le sue gambe—vale a
dire che quelle che ho visto devono essere dell’attentatore”. L’inviata della Cnn a Baghdad, Kyra
Phillips, dice di non sapere se l’attentatore provenisse dall’interno del
palazzo o dall’esterno, un dubbio in effetti legittimo, vista la delicatezza
della vicenda. Ma quando Miles O’Brien, conduttore del programma “American
Morning
” chiede alla sua inviata se sia possibile introdurre una bomba
all’interno del Parlamento evitando tutti i posti di blocco, la Phillips
risponde che per arrivare nel luogo dell’esplosione si devono superare almeno
tre o quattro check-point, dove i raggi X scandagliano i bagagli a mano e si
viene perquisiti accuratamente. La giornalista descrive la procedura come un
“processo intenso ma è qualcosa che non attiene più alle truppe Usa e che
invece è stato passato agli iracheni ed anche ad un gruppo di sicurezza che è
stato ingaggiato appositamente, sono loro che stanno lavorando ai check-point
proprio ora”.

Si tratta indubbiamente di un particolare di
non poco conto: senza lasciarsi andare a facili colpevolizzazioni e senza voler
puntare il dito a tutti  i costi, si deve
però tenere conto del fatto che il compito di controllare l’accesso
all’edificio parlamentare di Baghdad non può ancora essere lasciato in mano
agli iracheni né tanto meno appaltato a ditte specializzate.  Una considerazione che non cambierebbe nemmeno
nel caso in cui la bomba fosse stata presente già all’interno dello stesso
edificio. Il Segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice,
non è comunque sembrato molto sorpreso dall’avvenimento visto che ha riferito alla
stampa di essere a conoscenza del problema relativo alla sicurezza della
capitale irachena da lungo tempo e che d’altro canto, nonostante l’impegno
profuso dall’amministrazione Bush e lo sforzo sul campo del Generale Petraeus,
“Non credo che qualcuno si aspettasse l’assenza di tentativi da parte dei
terroristi di minacciare la sicurezza che stiamo tentando di creare”.

D’accordo, nessuno si aspetta un cessate il
fuoco da parte dei terroristi ma il fatto che la zona fortificata della città
sia ora virtualmente accessibile da parte di un attentatore suicida (secondo
fonti del Ministero degli Interni iracheno, la guardia del corpo di un
parlamentare) rimane comunque inquietante. 
Anche se si erano già avuti dei segnali di tale debolezza difensiva: non
più tardi di una dozzina di giorni fa erano state rinvenute delle giacche
imbottite di esplosivo sempre all’interno della Green Zone e lo scorso mese due
americani furono uccisi dal lancio di un missile nella stessa zona. Inoltre,
pochi giorni prima, la conferenza del Segretario Generale dell’Onu Bank-ki Moon
fu interrotta dal frastuono di un altro razzo scagliato dall’esterno che si
fermò a poche centinaia di metri.

Segnali che forse si sarebbero potuti
interpretare meglio, segnali che tutto sommato sono anche indicativi
dell’attuale situazione: i terroristi possono piazzare bombe ovunque e farle
esplodere a loro piacimento riuscendo anche nel cuore della neonata democrazia
irachena.