Il “risveglio patriottico” è il tentativo dell’intellighenzia di camuffarsi da destra

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Il “risveglio patriottico” è il tentativo dell’intellighenzia di camuffarsi da destra

10 Gennaio 2012

Sul Foglio dell’8 gennaio Alfonso Berardinelli ha fatto il punto sul “risveglio patriottico” del 2011, le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia: all’improvviso tutti a cantare l’inno di Mameli e a sventolare tricolori, facendo finta di sapere cosa sia stato il Risorgimento. Un’ennesima scena dell’eterna Commedia dell’Arte di uno Stato senza patria, qual è l’Italia, come conclude Berardinelli.

In realtà, il “risveglio patriottico” della sinistra rappresenta il tentativo dell’intellighenzia di camuffarsi da destra perbene, colta, europea, global, contro la destra cafonal, corrotta, fascista, arcitaliana. Su Repubblica, il 9 gennaio, Ilvo Diamanti con toni gentiliani invita i cittadini a credere nello Stato. La nostra cultura, dove continua a essere dominante una sinistra che  ha cambiato maschera continuamente in questi ultimi vent’anni, e adesso parla e straparla di patria, ignora il significato della parola sovranità, cara agli inglesi che non usano il termine “stato”, logorato dalle ideologie, ma sovereignty. Quando Monti dice che l’Italia non ha una posizione precisa sulla Tobin tax, ma che, in questa fase, ci può servire adottarla  per ottenere una più stretta collaborazione con Francia e Germania, rivela la stessa mentalità dell’Italia che entra in guerra perché ci serve qualche centinaia di morti per sedersi al tavolo dei vincitori. È la stessa forma mentis con cui siamo entrati nell’euro e la stessa mentalità con cui è stata fatta l’unità d’Italia.

Questo aggrapparsi a Stati più forti, convinti di guadagnarci, senza pensare agli interessi che pagheremo e ai rischi che può correre il paese, è la manifestazione più forte dell’assenza di qualsiasi idea di sovranità, un’idea invece chiara a Gran Bretagna, Francia e Germania. David Cameron ha preso una posizione precisa sulla Tobin tax. Ha detto: “Noi non adotteremo la Tobin tax, finché non l’adotteranno tutti i paesi del mondo: adottarla perché l’adotta l’eurozona andrebbe contro i nostri interessi”. Sarkozy, invece, si è detto pronto ad adottare la Tobin tax anche se nessun altro paese l’adottasse. Sono due linee diverse, ma chiare. L’Italia di Monti va a rimorchio, l’adotta per avere un rapporto più stretto con Francia e Germania, anche se non sembra che il duo Merkel e Sarkozy sia disposto ad allargare a Monti. Le ragioni del rapporto privilegiato di Francia e Germania sono storiche e politiche: per entrambi i paesi questa relazione è conveniente e, semmai, corteggiano la Gran Bretagna, non l’Italia. Quindi, quale sia il presidente del Consiglio italiano, la situazione non cambia.

Con Monti stiamo assistendo al tentativo dell’intellighenzia di diventare la destra. Repubblica si lamenta per i problemi dei ceti medi, non di quelli delle masse di lavoratori che per anni ha manipolato, prendendo posizione contro ogni riforma delle pensioni o del lavoro. Gli studenti che nel ’68 si travestivano da poveri per fare la rivoluzione con gli operai ora sono maturi professori, il cui problema principale non sono certo i disgraziati che perdono il posto o gli imprenditori che si suicidano. L’operaio non è più sexy per la sinistra: è occupata a difendere il matrimonio gay, i diritti dei transgender o il diritto al suicidio dei vecchietti depressi, e certo col frigorifero vuoto è facile diventare depressi. In realtà, se l’Italia è più forte, anche chi è meno fortunato sta meglio.

Se Diamanti diventa gentiliano, Jacopo Fo sul Fatto invita la sinistra ad appropriarsi di parole come “professionalità, puntualità, rigore, senso dell’onore della parola data…lasciate per troppo tempo nell’arsenale verbale destra”. A parte la stravagante situazione per la quale siamo di fatto una repubblica presidenziale e questo cambiamento dovremmo pure registrarlo nella Costituzione, testo sacro e inviolabile fino a qualche mese fa, è chiaro che dopo Monti niente sarà più uguale: l’Italia ha bisogno, come tutte le democrazie, di una leadership forte e diretta. Per cambiare pelle non bastano le feste del Tricolore, né cantare l’inno, occorre discutere di cose serie. Prima di tutto bisogna cominciare a chiedersi quali siano gli interessi dell’Italia e come possa affermarli nella sua pur limitata sovranità. Per esempio, sul suolo italiano esistono 200 testate nucleari americane e la sinistra, che ha fatto del referendum contro il nucleare un cavallo di battaglia per scacciare il tiranno, dovrebbe prenderne atto e anche tenere conto che senza il nucleare l’Italia è priva di difesa e di energia.

Secondo il Sole 24 Ore al prossimo vertice di Chicago l’atomica scomparirà dall’Europa, perché gli Stati Uniti stanno cercando di risparmiare 450 miliardi di dollari e sposteranno basi e soldati in altre aree. Cosa farà l’Italia quando sarà priva della copertura americana? È inutile illudersi che esista un mondo privo di minacce e sappiamo bene chi ha l’atomica conta più di chi non l’ha. La Gran Bretagna ha proprie centrali nucleari, così la Francia. È il momento che la sinistra dica cosa vuole, perché nel Mediterraneo con i venti di guerra che soffiano, con le chiacchiere non ci si difende.

Come abbiamo visto durante la guerra in Libia, Napolitano si è allineato a Obama e l’Italia ha di fatto rinunciato a difendere i propri interessi, mentre la Francia con basi e soldati dispiegati in tutta l’Africa ex francese, ha intensificato la Françafrique. Francia e Inghilterra hanno mantenuto al potere dittatori sanguinari come Bokassa, quello dei diamanti di Giscard, Idi Amin Dada in Uganda, trattando l’Africa come terra propria, facendola governare da energumeni, infischiandose dei diritti umani. Per nessuno di essi è stata chiesta la no fly zone come per la Libia, che è stata distrutta, e anche i nuovi governanti libici si troveranno di fronte al problema delle ingenerenze straniere che tenteranno di rovesciarli, come hanno fatto con Gheddafi. Lo status quo è finito nel Mediterraneo, come ha detto Obama. L’Africa è diventata territorio di caccia e perfino il Sud Africa di Mandela, amico di Gheddafi, è entrato nel mirino di Time e viene minacciato. 

Oltre allo spread e alle liberalizzazioni, ci sono anche questi problemi nel nostro prossimo futuro e sarebbe importante sapere cosa ne pensano i nuovi patrioti. L’europeo Monti dovrebbe sapere che per risolverli non basterà accodarsi a Francia e Germania, perché come dimostrano gli attriti di Cameron e Sarkozy o Sarko deciso a bombardare la Libia per prendere il petrolio all’Italia, le unioni si spaccano quando ci sono in gioco grandi interessi e ognuno va per la sua strada.