Il “rosso” della Boccassini piace tanto a Foreign Policy…

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Il “rosso” della Boccassini piace tanto a Foreign Policy…

02 Dicembre 2011

Ci avviciniamo alla fine di questo 2011 e per riviste internazionali e nostrane è tempo di bilanci. L’ultima “chart” in ordine di tempo ce l’ha servita Foreign Policy, il newsmagazine americano di approfondimento che offre un grandangolo sulla politica mondiale.

Con la sua “Top 100 Global Thinkers”, FP ha stilato una classifica delle migliori idee e dei migliori pensatori che le hanno partorite nell’ultimo anno.

Scorrendo la lista dei nomi, dalla letteratura, alla politica, passando per la finanza, c’è da sentirsi piccoli piccoli al cospetto di personalità di cotanta sapienza e merito. Dallo scrittore Ala al-Aswani, che con la sua ultima opera, Se non fossi egiziano, ha dato alla luce qualcosa di mai pubblicato per l’opposizione di un burocrate; Mark Zuckerberg, genietto del web definito da Forbes “il più giovane miliardario al mondo" che con Facebook ha letteralmente rivoluzionato il nostro modo di vivere la socialità. Dal filosofo e giornalista francese Bernard-Henri Lévy, famoso per aver fondato la scuola della nouvelle philosophie; a Jean-Claude Trichet ex numero uno fino allo scorso 1 novembre della Banca centrale europea. Dall’attivista birmana e Nobel per la pace Aung San Suu Kyi ai vari Obama, Sarkozy, McCain, Cameron.

Vi chiederete, in questo fiore di cervelli, non c’è n’è neppure uno di nazionalità italiana? La risposta è: certo che sì. Ma è scoprirne l’identità che fa rabbrividire. Al numero 57 della “Top 100 Global Thinkers” troviamo niente-popò-di-meno-che Ilda Boccassini. E, vi chiederete ancora, di cosa dovrebbe esserle grata l’umanità intera? Anche qui la risposta è immediata: aver fatto calare il sipario sui 17 anni del governo Berlusconi (“For pulling back the curtain on Silvio Berlusconi’s Italy”, si legge)

Una scelta questa – e non è l’unica dato che tra nomi santificati c’è anche quello di Mohamed ElBaradei, che si è saputo proprio di recente aver celato documenti sui progetti nucleare iraniano per sei anni quando era a capo dell’Aiea – che possiamo definire alquanto discutibile, anche perché non è che sia stata propriamente lei a calare la scure sulla testa del Cav. A questo punto sarebbe stato quasi più appropriato assegnare quel 57esimo posto alla biondissima “traditrice” Gabriella Carlucci.