Il Rubygate è un polverone che non altera i consensi: il Cav. piace ancora

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Il Rubygate è un polverone che non altera i consensi: il Cav. piace ancora

20 Gennaio 2011

Non c’è Ruby o Began che tenga. Il Cavaliere riscuote sempre lo stesso successo fra gli italiani. Basta dare uno sguardo all’ultimo sondaggio di Nicola Piepoli pubblicato da Affaritaliani.it per accorgersene. Secondo la rilevazione fatta con metodologia C.A.T.I. (500 interviste per quanto riguarda la fiducia, 1.000 per le intenzioni di voto dei partiti), all’indomani dello tsunami politico-giudiziario scatenato dal ‘Ruby Gate’, l’indice di gradimento degli italiani nei confronti del presidente del Consiglio è salito di un punto rispetto alla settimana scorsa, attestandosi intorno al 50%.

Per lo meno, direte, l’inchiesta messa in piedi dalla Procura di Milano sotto l’egida della pm Ilda Boccassini avrà fatto salire il consenso per Pier Luigi Bersani e Gianfranco Fini, acerrimi nemici di Berlusconi? Neanche per sogno. Stabili anche loro, o almeno quasi. Secondo il sondaggio infatti il presidente della Camera non suscita più del 22% di simpatia, mentre il leader del Pd cresce di due punti, compiendo un piccolo balzo in avanti, dal 30% al 32%.

La rilevazione di Piepoli, resa nota il 17 gennaio scorso, la dice lunga anche sulle intenzioni di voto degli italiani. Cosa succederebbe se domani si andasse ad elezioni anticipate? La maggioranza raggiungerebbe quota 42% dei consensi, ovvero la sufficienza per passare l’esame delle urne e conquistare una nuova maggioranza: Pdl al 31,5%, mentre la Lega Nord è ferma al 10,5%. Naturalmente, il sondaggio non tiene conto dell’operazione "allargamento maggioranza", ufficializzata oggi con la costituzione del gruppo parlamentare "Iniziativa responsabile" da parte di 21 deputati che si sono sfilati da Fli, Udc, Pd e Gruppo misto. Già, perché la manovra, guidata da Silvano Moffa e Saverio Romano, potrebbe dare un’ulteriore spintarella al gradimento di centrodestra. Ma siamo solo nel campo delle ipotesi.

Ad ogni modo, a prescindere dagli smottamenti nella maggioranza, le intenzioni di voto degli elettori futuristi e centristi non sembrano rinvigorite a seguito della valanga di intercettazioni pubblicate in questi giorni dai giornali che coinvolgono direttamente o indirettamente il premier. Da una parte infatti, c’è Futuro e Libertà stabile al 3%, dall’altra l’Udc fermo da due settimane al 6,5%. Stessa cosa per il centrosinistra: il Pd è fermo al 25%, mentre l’Italia dei Valori è al 5,5%. L’unica novità sembra essere l’allungo di Sinistra Ecologia Libertà di Nichi Vendola, che si attesta sul 6,5%, sorpassando quindi di un punto il partito di Antonio Di Pietro. Ma, allora, sarà cresciuto il consenso per l’antipolitica ‘grillina’ del Movimento a 5 Stelle? Proprio no, Beppe Grillo non la spunta oltre il 2%.

La spiegazione più plausibile dei dati appena riportati sembra risiedere nel fatto che la vita privata dei politici (per quanto libertina possa essere) è in grado di scatenare indignazione o ammirazione da parte degli italiani, ma la politica è un’altra cosa. E quando si vota quello che conta è l’impegno e i risultati conseguiti. Lo ha confermato anche un altro sondaggista, Nando Pagnoncelli (Ipsos), ospite molto gradito negli studi di Ballarò, che sostiene la tesi secondo la quale "queste vicende difficilmente influenzano gli orientamenti di voto". Al punto che il 50% degli italiani ritiene il Ruby-gate "ininfluente" se non addirittura dannoso (dal punto di vista politico) per chi lo cavalca. Conferma anche Renato Mannheimer dalle pagine del Corriere della Sera, il quale sostiene che "sul piano delle intenzioni di voto al momento non si registra una variazione sostanziale dei dati". Secondo l’opinione del sondaggista spesso ospite di Porta a Porta gli scandali femminili non hanno intaccato granché i consensi del Cavaliere.

Insomma, per Berlusconi e per la maggioranza, nonostante le bordate dei pm, la partita è ancora tutta da giocare. Dentro al Palazzo è sicuro. E se l’esecutivo sarà ancora messo in crisi dall’emergere di nuovi particolari dell’inchiesta milanese tanto da dover ricorrere alle urne, è ancora più sicuro.