Il ‘sacco di Roma’ ci dice che padri e figli fanno spesso gli stessi errori

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Il ‘sacco di Roma’ ci dice che padri e figli fanno spesso gli stessi errori

20 Ottobre 2011

Il paese è pieno di padri e madri, ex sessantottini, che si compiacciono delle battaglie di figli sempre all’inseguimento di mode che durano una sola stagione. Così evitano di interrogarsi sui propri errori giovanili e si risparmiano di convincere i figli a non ripeterli in maniera autocritica. Poi, visto che non hanno più il fisico per indossare le scarpette da tennis, sono sempre pronti a condannare la violenza.

Analizziamo come viene trattata, nel dibattito politico, sui media, nei talk show, la brutta pagina di sabato scorso. Per le strade di Roma c’erano i ‘buoni’ e i ‘cattivi’. Dai ‘cattivi’ – dicono – occorre prendere le distanze. Anzi, in questa azione di contrasto dei black bloc si caratterizza Antonio Di Pietro, nonostante che sia proprio l’Idv a fomentare quell’odio che ha fatto da ‘brodo di coltura’ delle violenze. Nei confronti delle richieste dei ‘buoni’ – aggiungono – occorre avere, invece, capacità di ascolto.

È vero: i giovani hanno tanti motivi per protestare e per rivendicare i diritti loro negati. Purtroppo, perdono tempo a difendere le loro catene ovvero quelle ‘conquiste’ dei padri che hanno caricato sulle loro spalle un debito pubblico insostenibile. Ma le abbiamo lette e meditate le parole d’ordine del ‘movimento’?

Per dare una risposta positiva a quelle richieste un po’ naives occorrerebbe smantellare la Tav in Val di Susa, effettuare assunzioni in massa nella pubblica amministrazione, evitare come un’eresia le liberalizzazioni e le privatizzazioni, far pagare alle banche il fio della crisi. Ma non basta.

I sedicenti economisti del ‘movimento’ prefigurano, persino, la ristrutturazione del debito pubblico se non addirittura il suo congelamento, dal momento che, se si vogliono onorare gli impegni contratti con i sottoscrittori, non vi sarebbero più margini per vivere al di sopra delle possibilità effettive di una economia condannata a competere.

Questa linea, però, porterebbe l’Italia fuori dall’Unione europea e dall’euro. In sostanza, meglio il default che il risanamento dei conti pubblici (che poi è la condizione necessaria per la crescita). A pensarci bene, non è proprio questa – mutatis mutandis – la posizione dei Tea Party?

Tratto dal Quotidiano Nazionale