Il salto di De Magistris dall’antipolitica al “politichese”
18 Gennaio 2012
Il consenso che circonda Luigi De Magistris è ancora quello bulgaro degli inizi, che lo spinse sulle ali del malcontento popolare a vincere la corsa a sindaco di Napoli: 70 per cento, quasi cinque punti in più rispetto al giorno dell’elezione, al primo posto tra gli amministratori locali più amati d’Italia. Ma la fortezza dell’antipolitica su cui "Giggino" ha costruito la sua fortuna inizia a mostrare delle crepe.
La notizia non è tanto che il cantautore Roberto Vecchioni, grande sponsor della Gilda, ha gettato la spugna, lasciando il Forum della Cultura dopo aver sperimentato sulla sua pelle di poeta la durezza della pubblica amministrazione, quanto un altro abbandono, meno blasonato ma più pericoloso per la stabilità retorica del gigionesco "fare pulizia": l’addio di Raphael Rossi, giovane e a quanto pare integerrimo superconsulente esperto di differenziata, chiamato alla guida di Asia, la partecipata del Comune finita (da anni) nel mirino della stampa per la gestione allegra della raccolta rifiuti.
Rossi era arrivato al capezzale di Asia da Torino preceduto dalla fama di non essersi piegato alle consorterie savoiarde, un atteggiamento che ha continuato a tenere anche nella città partenopea criticando la proposta di riassumere una ventina di lavoratori in esubero del fantomatico "Consorzio di Bacino numero 5" che invece il consiglio comunale vuole accontentare in nome di antiche clientele. Rossi si è opposto all’automatismo ed è stato liquidato, con la spiegazione, che suona come un’accusa, di aver speso centinaia di migliaia di euro per consulenze d’oro offerte ai suoi colleghi nella lotta alla "munezza". Un divorzio finito elegantemente e senza dare scandalo ma che pesa come un’ombra sulle decisioni prese dal primo cittadino, "una questione (quella dei rifiuti, ndr) su cui non ci si può permettere zone d’ombra", ha scritto l’augusto Saviano in una perfida twittata.
De Magistris non demorde e sfoggia buone pagelle in bilancio pubblico, promettendo che entro la fine del 2012 la differenziata a Napoli toccherà quota 65 per cento. Attualmente, siamo al 26 per cento. Snobba i cronisti che lo intervistano dopo l’incontro con il governo: "Abbiamo discusso del problema solo marginalmente". Dall’antipolitica è passato al politichese: "L’avvicendamento di Rossi è una scelta che rientra nella logica di quanti stanno lavorando all’interno di una squadra ad un cambiamento etico-politico generale, che rende importante la flessibiltà dei ruoli affinché le competenze e le capacità siano investite nell’ambito in cui c’è maggior bisogno e maggiore urgenza per la città".
Ma Bruxelles non perdona i giri di parole e tra le altre cose rimprovera al nostro governo di affrontare la logistica dei rifiuti in modo insufficiente. Così nei giorni scorsi il presidente della Regione, Caldoro, ha squadernato un ambizioso piano di superamento della crisi (ne abbiamo visti tanti in passato), annunciando la costruzione di due nuovi termovalorizzatori, che si aggiungeranno a quello di Acerra, e l’apertura di altre discariche prima che le vecchie scoppino in seguito ad uno dei tanti "avvertimenti" della Camorra.
Un piano andato di traverso a De Magistris che ha fatto del no agli inceneritori una bandiera della campagna elettorale: gli impianti per lo smaltimento costruiteli dove vi pare ma a Napoli no, anche se la città produce oltre il 60 per cento dell’immondizia regionale e i suoi colleghi degli altri comuni strepitano e lo attaccano frontalmente. L’implacabile Rinascita ha pubblicato un editoriale molto più sferzante di quanto non possa fare l’accondiscendente Fatto Quotidiano, intitolato "Apocalisse a Poggioreale" e dedicato, con tanto di foto e di testimonianze, ai roghi della periferia di Napoli, alla munnezza bruciata per ricavarne materiale ferroso da rivendere a pochi euro, alla miseria all’abbandono e al degrado urbano.
Le soluzioni che il sindaco sfodera dal suo cappello di paladino delle masse oppresse sono rimedi temporanei e svantaggiosi, come l’idea, risolutiva secondo la giunta, di spedire il compost e l’indifferenziato in Olanda, terra ricca di termovalorizzatori, che non aspetta altro se non l’arrivo della munnezza napoletana. Gli olandesi, da cui non possiamo certo prendere lezioni di raccolta differenziata, ci guadagneranno due volte: primo perché il comune di Napoli pagherà per la vendita, lo smaltimento dei rifiuti, oltre ai costi per trasportarli in nave (trecentomila e passa euro a viaggio in base ad alcune stime), secondo perché l’immondizia napoletana servirà agli olandesi per farsi "35 milioni di docce calde in più", come ha titolato polemicamente il Corriere del Mezzogiorno alludendo al riciclaggio energetico.
Terza e ultima conseguenza, la peggiore se dovesse concretizzarsi, è la supermulta di Bruxelles. Vendere rifiuti all’estero, e farlo massicciamente, va contro le regole europee: immaginiamo cosa accadrebbe se tutti i Paesi dell’Unione seguissero una politica di esportazione della munnezza come quella del sindaco di Napoli. Da qui la minaccia di un verbale da mezzo milione di euro – al giorno – per il governo Monti, come se non bastasse. Per mettere in funzione i nuovi termovalorizzatori serviranno fra i 36 e i 48 mesi e fino ad allora potrebbe succedere di tutto, ma negare che quella degli impianti di smaltimento e riciclaggio sia l’unica soluzione percorribile, come fa De Magistris, è un errore strategico prima ancora che una resistenza ideologica.
In conclusione, è ancora troppo presto per dire che la "rivoluzione napoletana" è fallita anche perché non si fonda solo sulla Repubblica dei rifiuti. Peccato però che non sia mai partita. Il benservito al dottor Rossi, le navi della speranza in Olanda, l’ostinazione ecologista, sono la cifra di un personaggio della vita politica che appartiene profondamente, e probabilmente molto di più di quanto egli stesso non pensi, alla storia del nostro Meridione. Una terra sempre percorsa da fremiti ed esplosioni di rivolta sociale, in questo caso travestiti da giustizialismo piccolo-borghese, ma incapace di risolvere materialmente i problemi che di volta in volta si trova davanti. Una classe dirigente che purtroppo conosciamo bene.