Il segreto del successo di Israele visto da due giornalisti arabi

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Il segreto del successo di Israele visto da due giornalisti arabi

Il segreto del successo di Israele visto da due giornalisti arabi

16 Agosto 2011

Il 7 giugno 2011, due editorialisti sauditi – il liberale Khalaf Al-Harbi, del quotidiano Okaz, e Fawaz Al-‘Ilmi, del quotidiano Al-Watan – negli articoli da loro pubblicati paragonavano la situazione israeliana a quella dei paesi arabi. Al-Harbi sostiene che il segreto del successo d’Israele risieda nel regime democratico e nel rispetto dei diritti umani dei sui cittadini, mentre Al-‘Ilmi scrive che la prosperità d’Israele è dovuta agli investimenti nel settore dell’istruzione e delle scienze. Va messo in evidenza come questi articoli costituiscano un fenomeno raro all’interno della stampa di governo saudita.

Di seguito sono riportati stralci dei due articoli:

Al-Harbi: "Siamo davvero ancora convinti che Israele sia un’entità temporanea destinata a scomparire?"

Scrive Al-Harbi: “Quando eravamo piccoli, i nostri insegnanti ci hanno fatto esaurire a forza di ripeterci come Israele fosse, senza ombra di dubbio, un paese temporaneo e provvisorio. Una volta diventati grandi abbastanza per leggere, giornali e libri ci hanno riempito la testa con le ragioni secondo cui Israele non poteva continuare a esistere circondato da paesi arabi. Abbiamo aspettato per anni il momento in cui Israele sarebbe scomparso, ma oggi eccoci qua a testimoniare il momento in cui quelli che cominciano a cadere sono, uno dopo l’altro, i paesi arabi”.

“Pochi giorni fa è stato il giorno del 44° anniversario della naksa (la sconfitta nella guerra del 1967), quando Israele inghiottì i territori arabi. Una settimana fa o poco più, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pronunciato un brillante discorso di fronte al Congresso americano, in cui ha reso esplicito che Israele non sarebbe tornato ai confini del 1967. Questa dichiarazione simboleggia il fatto che Israele ha raggiunto un tale grado di soddisfazione e di tranquillità da non essere più disposto a negoziare su quelle terre che, pure, ha ammesso di aver occupato nel 1967, e ancor meno […] sui territori che occupò nel 1948. Siamo davvero ancora convinti che Israele sia un’entità temporanea destinata a scomparire?”

“Forse Israele scomparirà nell’arco di altri 100 o 200 anni, nessuno è in grado di prevedere quanto ci riservi il futuro. Tuttavia, guardando all’attuale situazione dei vicini paesi arabi, vedo Stati confusi, entità politiche che non posseggono la capacità necessaria per conservare l’unità nazionale, eserciti che non s’impegnano a cancellare Israele allo stesso modo in cui stanno cercando di annientare il loro stesso popolo […]”

“Il segreto della sopravvivenza d’Israele, di fronte a tutte le grandi sfide che ha affrontato, risiede nella democrazia e nel rispetto per la dignità dell’individuo (israeliano), a prescindere dal razzismo e dalla brutalità nei riguardi dei suoi nemici arabi. Il segreto del crollo dei paesi arabi, che stanno cadendo uno dopo l’altro, risiede nei regimi dittatoriali e nell’oppressione delle persone […] È impossibile per un paese arabo vicino di Israele riuscire a liberare la Palestina, nel momento in cui nega la dignità delle persone entro i suoi stessi confini”.

“Israele ha vinto una guerra dopo l’altra e ha conquistato territori arabi più vasti – per dimensioni e popolazione – del suo stesso territorio. Ha poi proseguito nello sviluppo dell’industria e delle invenzioni tecnologiche. Il reddito medio è il doppio rispetto a quello dei vicini paesi arabi. Israele è riuscito a rendere se stesso un fatto ineluttabile. Durante tutte le fasi del suo sviluppo, ha tratto forza dall’onore riconosciuto ai suoi cittadini, nello stesso momento in cui i vicini arabi calpestavano, sotto gli stivali dei soldati, quelle povere creature note come i loro cittadini”.

“Se solo potessimo rincontrare i nostri insegnanti, faremmo sapere loro che Israele esiste ancora, mentre gli arabi si dirigono verso la distruzione. Per sapere chi resterà e chi perirà, è necessario considerare sempre chi tutela la democrazia, i diritti umani e la giustizia sociale.”

Al-‘Ilmi: Israele è al culmine della ricerca scientifica, gli arabi al suo Nadir

Al-‘Ilmi scrive: “[…] Tawasul è il sito ufficiale del Ministro degli Esteri israeliano e, a differenza dei siti arabi, viene aggiornato ogni 12 minuti e offre contenuti in ebraico, arabo, farsi, inglese, francese e russo. Lo scorso 20 gennaio, sul sito è stato pubblicato un rapporto che ha rivelato come l’unico registro al mondo per i donatori arabi di midollo osseo si trovi presso l’Hadassah Medical Center, centro associato con l’Università ebraica di Gerusalemme. Va notato che gli arabi residenti in Israele costituiscono non più di 1,2 milioni, contro i 400 milioni di arabi nel mondo”.

“Il rapporto, stilato da Avigayil Kadesh, si sofferma sulla figura della dottoressa Amal Bishara – una donna araba con un dottorato in scienze della vita e immunologia, che supervisiona le donazioni di organi presso l’Hadassah Medical Center – che ha visitato con grande determinazione più di 60 villaggi e città arabi, da quando nel 2008 è stato istituito il registro per il midollo osseo. Il suo scopo era quello di promuovere le sue ricerche e ampliare il registro ebraico, attivo presso l’ospedale da 22 anni. Attraverso conferenze e attività sui social network, la dottoressa araba ha aggiunto 9.000 donatori arabi, rendendo in tal modo possibili sei trapianti di midollo osseo […] È da notare che il 60% degli arabi bisognosi di questo tipo di trapianto ha trovato il proprio donatore nel suo stesso ambito famigliare, mentre il 90% delle richieste di trapianto di midollo osseo sono arrivate per i bambini arabi affetti da disturbi ereditari causati da matrimoni tra consaguinei”.

“Prima che questi donatori venissero registrati, l’Hadassah Medical Center in larga parte non era riuscito ad ampliare il suo registro, nè a organizzare donazioni da ebrei ad arabi e viceversa. Ma, grazie alla dottoressa araba, le opinioni della gente sono cambiate, così che ora arabi ed ebrei sono disposti a donarsi a vicenda il midollo osseo, così da salvare la vita di qualcuno che neanche conoscono”.

“Quest’anno Israele ha pubblicato numerosi studi scientifici che l’hanno proiettato al primo posto mondiale per numero di studi pubblicati pro capite – 12 studi ogni 10.000 persone. Al secondo posto ci sono gli Usa, con 10 studi, seguiti dalla Gran Bretagna, con nove. Per quanto riguarda i paesi arabi, si trovano tutti nella fascia più bassa di questo tipo di classifiche”.

“I rapporti sul divario nel campo delle scienze e della tecnologia tra i paesi arabi e Israele dimostrano che la spesa media annua in istruzione di un cittadino arabo è scesa a 340 dollari, mentre in Israele è superiore ai 2.500 dollari. Indici […] misuratori del reddito, dell’istruzione e degli standard sanitari posizionano Israele al 23° posto a livello mondiale, mentre l’Egitto è sceso al 199°, la Siria al 111°, la Giordania al 99° e il Libano all’82° posto. Per quanto riguarda il numero degli scienziati impegnati nella ricerca – su un milione di cittadini – Israele ne ha 1.395, contro i 136 del mondo arabo […] Le statistiche dell’UNESCO indicano che, in media, la spesa in ricerca scientifica nei paesi arabi non supera lo 0,2% del bilancio annuale, mentre in Israele la percentuale è al 4,7, al primo posto nel mondo […]”

“Ormai da dieci anni, Israele sta mettendo in piedi legami strategici con i paesi all’avanguardia nel campo delle scienze, allo scopo di collegare i propri centri di ricerca con i loro e di incoraggiare i propri scienziati a partecipare ai programmi internazionali di sviluppo. Oggi ci sono 21 società scientifiche internazionali in Israele […] che, grazie ad esse, entra in possesso dei risultati dei loro studi prima di chiunque altro, raccogliendo i loro frutti e utilizzando le loro competenze scientifiche per promuovere le invenzioni israeliane”.

“La strategia israeliana nel campo delle scienze e della tecnologia si basa sullo studio di nuovi approcci nella ricerca scientifica e nell’invenzione tecnologica, attraverso la formazione di nuove generazioni di scienziati – specialmente nel campo della fisica, della chimica e delle scienze naturali e sociali, dal momento che Israele ritiene che queste scienze gli consentiranno di prendere il controllo del mondo e di dirigerne il corso”.

“A partire dal 1949, Israele ha dato vita a istituti di geologia marina e di fisica nucleare, così come a istituti dedicati allo studio delle regioni desertiche e delle tecnologie dell’informazione. Israele si avvale della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico per proteggere le sue coste e soddisfare le altre necessità di difesa e di sicurezza strategica, oltre che allo scopo di tutelare l’ambiente, di scoprire e sviluppare risorse naturali per utilizzarle prima degli altri, di produrre energia elettrica, di sviluppare le vie di comunicazioni e le tecnologie dell’informazione e di ricercare fonti di energia alternative […]”

Traduzione di Stefano Fiori

(Tratto dal sito del MEMRI – The Middle East Media Research Institute)