Il senso di Pupi per la vita

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Il senso di Pupi per la vita

04 Aprile 2014

Pupi Avati tiene oggi la Lettura Annuale di Fondazione Magna nel Teatro di Santa Chiara a Roma. La Lettura è l’evento istituzionale più importante di FMC, un appuntamento che si ripete ogni anno dal 2004, dallo storico Bernard Lewis al cardinale Ruini, solo per fare due nomi. Stavolta tocca a un regista, al mondo del cinema e della cultura italiana.

Di Pupi Avati per farsi belli si cita sempre La casa dalle Finestre che ridono, l’horror della Bassa Padana che lo spinse verso l’America holliwoodiana; e invece noi vogliamo parlare della sua ultima opera televisiva, la miniserie Un matrimonio, che una algida Wikipedia definisce "commedia sentimentale". Le cose sono un attimo più complicate di come appaiono descritte nella grande enciclopedia online. Perché Avati, che della serie è regista e sceneggiatore, usa il genere (come ha sempre fatto) per mescolare autobiografia (i protagonisti sono i genitori), paesaggi geografici e interiori (la ‘sua’ Bologna), momenti fondanti della nostra storia repubblicana.

Lo fa parlando di argomenti, le persone, la famiglia, l’amore, che qualcuno nel nostro Paese ritiene "scontati", "passati di moda", le "solite cose".La fauna trendy attaccata al web, la folla di Internet sempre più egotica e solitaria, non vuole perdere tempo con la televisione. Il risultato? Un matrimonio fa il 20 per cento di share. Un successo (come tanti, per Avati). Nella storia di Carlo e Francesca c’è il senso di Pupi per la vita e noi insieme a lui ripassiamo i valori di una tradizione che non si è persa per strada. Una cultura sottile, alta e bassa. Una cultura nazionale normale.