Il silenzio di Michelina, voce della speranza
12 Agosto 2007
Il silenzio di Michelina si legge tutto di un fiato: è un omaggio alle emozioni, ci sono tutte. Gli stati d’animo sono rappresentati con tutte le tonalità della luce e dell’ombra e i personaggi che sfilano raccontano la storia di sempre, la lotta tra il bene e il male.
Il racconto è ambientato in un paese dell’entroterra sardo e racconta la storia di una bambina cresciuta in una famiglia numerosa molto povera dalla quale si allontana per andare a servizio in una famiglia di signori. Quando parte da casa, nonostante la giovanissima età, non c’è né tristezza né nostalgia, solo un senso di liberazione. Fedele alla sua nuova famiglia e instancabile nel lavoro, un giorno partorisce una bimba inaspettatamente, suscitando una sgomenta sorpresa nella padrona. Questa si rivolge a Nora, l’anziana levatrice in pensione, che dopo aver assistito materialmente Michelina cerca di capire chi sia il padre. Ma la ragazza si rifiuta di parlare sia con l’ostetrica sia con la madre giunta nel frattempo. Decide di confidare il segreto della violenza subita da parte del padre solo alla sua signora la quale, con l’aiuto di Nora, riesce a trovare un brefotrofio dove Michelina e la sua bimba menomata trovano ospitalità. Nelle ultime pagine, però, il racconto si apre ad un’altra possibilità: la vita della ragazzina cambia, conosce l’affetto, le gratificazioni e il valore della complicità.
L’intreccio del racconto tragico è percorso sin dall’inizio dalla scintilla della speranza. E’ storia di legami e di relazioni: malate quelle familiari, sublimi le altre, quelle inaspettate, nate dall’incontro casuale di anime che si riconoscono.
Nella disfatta si intravede sempre una via di uscita. Michelina sa che ce la farà, nonostante tutto. Lei è viva e dunque ascolta la sua scintilla, che niente e nessuno potrà spegnere. E’ questo il messaggio: l’ignoranza, la violenza e l’abbandono non riescono da soli a far soccombere la vita; l’amore, l’affetto e l’accoglienza possono essere “dietro l’angolo” per tutti gli uomini. E’ un inno alla vita e alla fiducia. Fiducia nell’incontro con l’altro. E Michelina si aggrappa proprio a quelle coincidenze che le permetteranno di tornare a vivere.
La famiglia non è l’unico luogo della felicità, anzi spesso è il luogo dove si consumano le peggiori tragedie. Affianco alla condanna di una società e di una cultura, c’è soprattutto il rifiuto dell’impotenza. Si può vincere; l’amore può vincere l’orrore anche nelle storie vere, non solo nelle favole.
Un grazie all’autrice che anche nella tragedia ci fa scorgere la solarità della vita, attraverso lo stupore infantile con il quale Michelina sopporta il suo destino, segnato da una ferita che può divenire la fonte della forza alla quale attingere per continuare a vivere.
Rita Sanna, Il silenzio di Michelina, La Riflessione, Davide Zedda Editore, 2007, p.100, 10 euro.