Il sindaco Bobbio e lo straordinario potere dell’antimafia militante
27 Febbraio 2012
L’azione civica, la capacità dei Comuni di riutilizzare i beni confiscati alla camorra, anche attraverso piccoli gesti capaci di assumere un’importanza straordinaria, rappresenta il modo migliore per far sentire la presenza delle istituzioni laddove troppo a lungo se ne è sentito la mancanza. Luigi Bobbio, sindaco di Castellammare di Stabia, con il suo ultimo atto – quello di consegnare ai volontari dell’associazione "Casa della Pace e della non Violenza" le chiavi dell’appartamento confiscato a Liberato Paturzo, esponente del clan locale dei D’Alessandro – ha dimostrato che lo stato c’è e sa assumere il proprio ruolo all’interno della lotta alle organizzazioni mafiose.
E’ stato un gesto significativo, per tutta una serie di motivi. Questa associazione gestisce già diversi immobili confiscati alle organizzazioni criminali che hanno operato sul territorio di Castellammare di Stabia. Lo stabile, grande circa 100 metri quadri, sarà utilizzato come centro di accoglienza per gli immigrati. Il principio guida è quello per cui lo Stato, a partire dalle sue micro articolazioni territoriali come l’amministrazione comunale, possa affermare i principi di legalità e giustizia: "la camorra si combatte e si batte con iniziative concrete dal forte valore simbolico", è la convinzione di Bobbio.
La sua amministrazione comunale, del resto, sta lavorando sodo da diverso tempo per innescare la necessaria sintonia tra cultura civica, cittadinanza e istituzioni in modo da neutralizzare progressivamente la cultura della cosiddetta "bestia camorrista". Bobbio, infatti, è stato autore di diverse azioni significative contro la criminalità organizzata. Il 23 maggio dello scorso anno, quando il Municipio di Castellammare fu assalito dai manifestanti dei cantieri navali, ha denunciato pubblicamente il furto di diversi fascicoli riguardanti beni confiscati ai clan locali . Non a caso, tra la folla dei manifestanti che fece irruzione, c’erano degli esponenti noti per la loro appartenenza alla malavita. Il suo ennesimo ammonimento verso una società dove, purtroppo, vige in alcuni settori una vera e propria forma di "riverenza" nei confronti del camorrista, è riemerso lo scorso 19 gennaio. Il sindaco abbandonò improvvisamente il corteo religioso, organizzato in onore del santo patrono di Castellammare, infuriato perché i portatori della statua si erano fermati sotto la casa del noto boss della zona per un "saluto". Un gesto che, senza mezzi termini, Bobbio ha definito una "porcata".
L’antimafia militante, oggi, è anche questo: insieme ai magistrati che lottano per ristabilire la legalità, ci sono quegli amministratori locali che come Bobbio dedicano la loro attività politica allo scardinamento di certe logiche e alla marginalizzazione della criminalità organizzata, che di solito prospera dove le istituzioni sono assenti.