Il sistema bancario deve ripensarsi: più economia reale e meno trading

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Il sistema bancario deve ripensarsi: più economia reale e meno trading

24 Luglio 2012

I riflettori che da circa un mese si sono accesi sulla City e la sua finanza malata che ha coinvolto ai massimi livelli anche la Banca d’Inghilterra ci permettono ora di rileggere più chiaramente le parole pronunciate dal Governatore Mervyn King alla BBC il 2 Maggio scorso.

Dopo aver delineato le cause della crisi economica, ha sottolineato quanto nei cinque anni che hanno preceduto il suo inizio, la crescita del mondo industrializzato, la disoccupazione e l’inflazione siano rimaste basse e stabili. In Inghilterra, Stati Uniti o in Europa, non si era mai visto un boom insostenibile come quello del 1980; mentre ora ci troviamo nel pieno di un’esplosione di altra natura. Il sistema bancario e finanziario si è espanso troppo, e questa repentina crescita lo ha lasciato fragile e vulnerabile a una improvvisa perdita di fiducia.

La ragione più evidente, secondo il governatore, è che le banche prestavano troppo e, sorprendentemente, la maggior parte di tale aumento di prestiti e non era rivolto alle famiglie o alle imprese, ma ai mercati e altri operatori del sistema finanziario. Per alimentare questa nuova dinamica le banche hanno scambiato fra di loro prestiti di importi considerevoli, e questo è stato il loro tallone d’Achille. A fine 2006, alcune banche avevano preso in prestito £ 50 per ogni sterlina messa dei propri azionisti. Così, anche la minima “cattiva notizia”circa il valore del patrimonio avrebbe spazzato via gran parte del capitale di una banca lasciando i depositanti nel panico. Ciò che ha reso la situazione drammatica è che le sorti delle banche fossero diventate fortemente legate tra loro attraverso operazioni in strumenti finanziari complessi e poco chiari. Così è andata emergendo una situazione dove è diventato difficile sapere quali banche erano sicure e quali no; determinando un ulteriore aumento della fragilità del sistema bancario.

A questo punto, secondo King è necessaria una grande riforma che sia in grado di ristrutturare il sistema bancario, e cioè di distinguere tra i servizi bancari essenziali rivolti all’economia reale e le complesse e potenzialmente rischiose attività di trading; sintetizzando poi il concetto con una chiara immagine: “Non costruiamo centrali nucleari in aree densamente popolate, né dovremmo consentire che servizi bancari essenziali e attività rischiose di investment banking siano svolte dalle stesse banche ‘too big to fail’”. La grande riforma è sintetizzata pertanto da: “Regulation, resolution and restructuring”, le tre “R” di un nuovo approccio di banca, in grado di rendere l’economia più sicura.

Le “tre R” saranno per il lavoro futuro della Banca d’Inghilterra, le tre linee guida. Ma la preoccupazione più grande per King sarà fare i conti con chi vuole difendere i suoi bonus e i suoi profitti. Ma è di queste ore la notizia che il prossimo 9 Settembre, i più importanti banchieri centrali a livello globale si riuniranno sotto la presidenza di King nell’Economic Consultative Committee della Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea, per discutere di possibili riforme del Libor, al centro dello scandalo per sospette manipolazioni da parte di alcuni istituti finanziari. Il Wall Street Journal riporta l’affermazione di King secondo cui “è ormai chiara la necessità di una riforma radicale del sistema Libor”.

Bene, qualcosa si muove verso un funzionamento più ordinato e trasparente dei mercati cominciando dai tassi guida, e non da un piccolo dettaglio, da cui dipendono 800 trilioni di dollari fra prestiti e strumenti finanziari.