Il sud d’Israele: una terra dove il tempo è scandito dal rosso di una sirena

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Il sud d’Israele: una terra dove il tempo è scandito dal rosso di una sirena

13 Novembre 2012

"Even one Qassam is one too many" questo lo slogan che rappresenta la battaglia dei cittadini del sud israeliano martoriati quotidianamente dal lancio di missili palestinesi: più di novecento da inizio 2012. Lo scorso giovedì i “vicini” dei gazawi hanno indossato una t-shirt rossa (rosso, come l’allarme che avvisa dell’arrivo di un razzo) e si sono dati appuntamento a Tel Aviv per chiedere al governo centrale di fermare una volta per tutte il continuo lancio di missili da Gaza.

E infatti, passata qualche ora dalla manifestazione degli israeliani in rosso, nelle giornate di sabato e domenica sono stati lanciati almeno 100 razzi, azione subito rivendicata da Hamas e dalla Jihad palestinese che insieme ai Comitati di Resistenza Popolare avrebbero istituito una sorta di stato maggiore congiunto per coordinare le operazioni contro Israele.

"Siamo esausti di dipendere dai capricci dei terroristi" ha dichiarato ai media nazionali una maestra d’asilo e un rappresentante del Eshkol Regional Council ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di una soluzione immediata: se un Qassam avesse colpito uno spazio aperto a Tel Aviv, lo Stato avrebbe reagito con forza. A volte i media dicono che non c’è stato nessun danno materiale o si parla di assenza di feriti ma questo non è completamente vero perché ogni razzo procura dei danni psicologici molto gravi. Quello che vogliamo è vivere in pace: non chiediamo troppo”. Intanto, le scuole restano chiuse ad Ashkelon, Ashdod, Sderot (dove una fabbrica è stata colpita per la quarta volta), nell’area di Eshkol e in quella di Be’er Tuviya.

Il governo di Gerusalemme ha risposto immediatamente al grido d’aiuto che parte dal sud del Paese. Innanzitutto, l’IDF sta lavorando per potenziare i sistemi di difesa dei propri automezzi montati su i veicoli di pattuglia come le Hammer o i blindati Wolf, così da garantire ai soldati il tempo sufficiente per uscire dal veicolo qualora fosse raggiunto da un razzo; la nuova escalation, infatti, è iniziata quando terroristi palestinesi hanno colpito con un missile anti-carro un veicolo delle Forze di Difesa israeliane in normale servizio di pattuglia al confine fra Israele e la Striscia di Gaza.

Inoltre, il premier Netanyahu ha promosso un nuovo programma per la difesa di 1.700 case e delle istituzioni che si trovano tra i 4 e i 7 chilometri dalla Striscia per un costo totale di circa 70 milioni di dollari. Il programma di difesa prevederebbe anche l’infoltimento di alberi ad alto fusto, soprattutto lungo la Route 232 (la strada principale che circonda il perimetro di Gaza), per ridurre al minimo le capacità di osservazione dei terroristi palestinesi e la gittata dei loro missili.

Il premier israeliano incontrando ad Ashkelon circa 100 ambasciatori stranieri, tra cui quello italiano, è stato chiaro: “Il mondo deve comprendere che Israele ha il diritto e il dovere di difendere i propri cittadini. Nessuno dei vostri governi accetterebbe una situazione del genere e nemmeno noi la accettiamo. Io non sono disposto ad accettarla. Pertanto opereremo per porvi fine”.

Anche una delegazione italiana di parlamentari e senatori appartenenti a diversi partiti e che in questi giorni si trovava in Israele, si è recata ieri, lunedì 12 novembre, in visita di solidarietà in un kibbutz che in questi giorni è stato duramente colpito dalle continue scariche di missili provenienti dalla Striscia. Quando torneranno dal viaggio organizzato dall’Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele chiederemo a qualcuno dei nostri deputati cosa ha visto e vissuto per mimesi – scriveva da Israele Pasolini a Moravia- in una terra dove il tempo è scandito dal rosso di una sirena.