Il taxi al tempo di Bersani

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Il taxi al tempo di Bersani

09 Luglio 2006

Oggi l’universo dei tassisti è facile da descrivere: liberi imprenditori riuniti in grandi cooperative di servizi, che ne garantiscono il coordinamento. Ma come sarà, invece, il mondo taxistico dopo la liberalizzazione?

Non è difficile immaginarlo. Il decreto prescrive che le nuove licenze, messe in vendita dai comuni, siano acquisibili solo e soltanto da coloro i quali ne posseggano già una. E chi acquista si impegna a non vendere né la licenza originaria né quelle acquisite sul mercato. Parte dei proventi ricavati da questa presunta liberalizzazione, infine, sono ripartiti tra coloro i quali non hanno potuto o voluto approfittare delle nuove opportunità, a parzialissima ricompensa della perdita di valore del loro titolo di proprietà nel nuovo sistema.

Insomma: tutto resta all’interno di una società ermeticamente chiusa. Con due varianti: la prima è che all’interno della corporazione viene a crearsi una differenziazione gerarchica tra i possessori di più licenze (presumibilmente foraggiati, per l’acquisto, dalle centrali di coordinamento) e la grande massa che invece ne continuerà a possedere una sola. La seconda è che in un lavoro fondato sulla libera imprenditoria, farà la sua apparizione il dipendente: colui il quale utilizzerà le licenze vendute sul mercato, non avendo gli acquirenti il dono dell’ubiquità.

All’interno di questa società chiusa, si può provare a fare delle sostituzioni nominative. Le grandi centrali possono denominarsi feudatari; ai possessori di più licenze da questi foraggiati per l’acquisto, può assegnarsi il nome di vassalli; a coloro i quali continueranno ad averne una sola, ripagati dal danno con parte dell’esborso dei vassalli, si addice il nome di valvassori. E, infine, i ‘guidatori dipendenti’ saranno i valvassini. Insomma: un ordine da fare invidia alle corporazioni medievali.

Non siamo tra quanti denigrano pregiudizialmente il Medioevo, senza i dovuti approfondimenti critici. Ma non veniteci a parlare di liberalizzazione. A meno di riferirsi all’autunno del liberalismo.