Il teatrino della politica scende in piazza
12 Maggio 2007
È davvero bastata una vignetta a convincere Silvio Berlusconi a fare capolino a San Giovanni? L’ex presidente del Consiglio racconta di essersi sentito trascinato da una specie di moto perpetuo, di quelli che spesso lo animano, che lo ha catapultato in piazza in piena manifestazione: “Ho rotto gli indugi stamattina dopo aver visto la vignetta vergognosa di Vauro sul Manifesto”, è evidente che “c’è un movimento contro la Chiesa a cui si vuole impedire di parlare e di esprimere le proprie opinioni” proprio “come accadeva in Unione Sovietica”. Il leader di Forza Italia lancia la bomba in mezzo ad una folla di insaziabili giornalisti all’assalto, poi aggiunge: “E’ una cosa che non si può accettare ed è questo che mi ha fatto decidere di non far mancare la mia presenza, la mia testimonianza che prima era in forse soltanto perché non volevo caricare questo appuntamento. Non volevo che qualcuno pensasse a una strumentalizzazione politica della manifestazione”.
Sia quel che sia, la piazza ha riservato un’accoglienza entusiastica al Cavaliere, che in poche parole ha messo l’accento su una delle questioni politiche più centrali della giornata. Il Manifesto con la vignetta di Vauro, velenamente dedicata al Family day, ha ancora una volta dimostrato che nel nostro paese esiste un laicismo anticattolico e antireligioso che trova larga visibilità sui media, ma non certo corrispondenza – almeno a contare il numero dei partecipanti di Piazza Navona – nel cuore del paese. Chi ha voluto e animato il Family day dal canto suo ha dato una risposta inequivocabile a quel laicismo militante, restituendogli la scena – molti dei suoi protettori ricoprono incarichi di governo – ma a condizione che dimostri un atteggiamento di profonda responsabilità, almeno nelle questioni fondamentali come quella della famiglia. “E’ importante dire con estrema limpidezza – ha dichiarato Savino Pezzotta nel corso del suo intervento – se si vuole effettivamente tutelare, rafforzare e proporre il modello di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio oppure se si vogliono intraprendere altre strade”. Poiché “abbiamo il diritto di sapere se chi ci governa punta su un modello centrato unicamente sull’autonomia dell’individuo e sull’utilitarismo delle affettività temporanee e deboli; o se, invece, punta a consolidare il modello della dinamica familiare e di una affettività che si incardini nella dimensione della responsabilità sociale”.
In effetti, l’esistenza di un fortissimo pregiudizio anticlericale nel mondo della politica e della società civile aveva da tempo suggerito agli organizzatori del Family day di trovare un terreno di confronto, peraltro facilmente rintracciabile, con quel mondo laico che invece la pensa in maniera completamente diversa dai radicali anticattolici. E in questo senso non solo sono andati a buon fine gli sforzi degli organizzatori del FD di una organizzazione congiunta col Comitato laico in favore della famiglia, ma anche le intenzioni di dare spazio ai laici (di ogni credo religioso) – unica eccezione in un palinsesto tutto declinato ai principi del cattolicesimo – sul palco di San Giovanni: da Giorgio Israel a Souad Sbai, fino ad arrivare a Giuliano Ferrara, testimonial d’eccezione della famiglia tradizionale.
Il resto è stato una specie di gioco delle parti. Una sorta di film visto e rivisto: Berlusconi fa la sua parte e attacca i cattolici di sinistra che si trovano in contraddizione con loro stessi perché stanno dalla parte dei comunisti. Mastella, inseparabile da moglie e figlio, che non perde neanche un colpo di microfono e, a distanza, replica all’ex premier di non poter accettare alcuna morale proprio da uno come il Cavaliere. Pier Ferdinando Casini che dispensa parole importanti sulla famiglia, abbraccia il ministro Fioroni per poi disperdersi tra la gente. Fini che fa il suo bagno di folla virtualmente a braccetto con la Mussolini, sotto il vessillo di “famiglia uguale patria”. Quelli di Forza Italia, un po’ in affanno, che tirano un sospiro di sollievo all’arrivo del Cavaliere. E poi dichiarazioni e contro-dichiarazioni, botta e risposta, atteggiamenti conciliatori e di rottura, accuse a distanza e recriminazioni. Alla fine un unico dubbio assale un po’ tutti: che fine ha fatto Walter Veltroni? Le indiscrezioni si susseguono. C’è chi dice di averlo visto sugli spalti, ma del Centrale del Tennis al Foro Italico.