“Il tempo è quasi scaduto. I partiti facciano le riforme”

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“Il tempo è quasi scaduto. I partiti facciano le riforme”

“Il tempo è quasi scaduto. I partiti facciano le riforme”

27 Dicembre 2011

Senatore Quagliariello, parliamo della fase due di Monti. 

"Fase due? Un momento. Prima mi deve consentire una premessa. Partiamo dalla domanda: perché c’è Monti?" 

Prosegua. 

"C’è perché a un certo punto i riflessi della crisi internazionale avevano stabilito una dinamica per cui sembrava che la speculazione fosse incontrollabile sia col governo uscito dal voto sia con elezioni anticipate. Di qui una par condicio nella responsabilità: Berlusconi ha fatto un passo indietro senza essere sfiduciato e Bersani ha rinunciato alle elezioni pur avendo i favori del pronostico". 

Mi perdoni, ma l’ha presa alla larga… 

"Nient’affatto. Ora il problema è: questo governo aveva e ha l’obiettivo di stabilizzare i conti. Ha varato una manovra su cui ho dei dubbi, e che abbiamo votato perché è stata posta la fiducia. Ma la stabilizzazione non c’è stata. Lo dico con preoccupazione: con lo spread a 515 siamo ancora nella fase uno, altro che fase due!" 

Nonostante una manovra durissima.

"Durissima ma non efficace, per due ragioni. Primo: la manovra si è fondata su nuove imposizioni più che su riduzioni di spesa, rendendo probabili effetti recessivi. Secondo: non si vede ancora l’uscita politica dal tunnel. Veda, noi abbiamo fondamentali migliori della Spagna, ma lì lo spread diminuisce e qui no. La verità è che in quel paese c’è una dinamica istituzionale sana per cui, finito Zapatero, si è realizzata un’alternanza ed è pure iniziato il rinnovamento del Psoe".

Scusi ma qui c’è un governo tecnico. 

"Ecco, e il rischio è che dopo Monti ci sia un altro tecnico se non avviamo una stagione di riforme. Diciamoci la verità, il dopo non si vede: l’alleanza di Vasto non è credibile, il centro si muove in modo tattico e il nostro rapporto con la Lega è quanto meno sospeso". 

Lei dice: il governo risani il paese e i partiti facciano le riforme. Andiamo con ordine: pensa che serva un’altra manovra?

"Penso che nella cosiddetta fase 2 serva una correzione profonda di questa manovra, recuperando i tagli, inserendo il tema della crescita e delle liberalizzazioni, e ovviando alcuni sbreghi fatti alla coesione sociale. Mi riferisco alle pensioni, sui cui Monti è riuscito a ricompattare i sindacati, a differenza di noi, avendoli però tutti contro". 

Parla come la Camusso… 

"La riforma andava fatta ma i suoi eccessi non riguardano solo chi ha in tasca la tessera della Cgil. Per quei cinquantenni che rischiano di perdere il lavoro e vedono il traguardo della pensione allontanarsi di sei-sette anni questa situazione è un dramma. È necessaria una correzione ora per evitare, citando appunto la Camusso, che un domani se torna la sinistra fa il bis dello scalone Maroni". 

Sta chiedendo un’altra manovra? 

"Sto chiedendo che la prossima manovra corregga alcuni punti di questa per avvicinare l’obbiettivo di stabilizzare i conti mantenendo la coesione sociale". 

Non sarebbe più facile se i partiti ci mettessero la faccia sul governo? 

"È vero che i partiti devono smetterla di fare melina, ma il punto non è la cabina di regia, i partiti devono fare le riforme istituzionali, che sono un tema assai più importante se pensiamo all’inadeguatezza della nostra democrazia rispetto ai ritmi della globalizzazione. Ripeto: o ci rinnoviamo o abdichiamo e dopo Monti arriva un altro tecnico. Non vorrei drammatizzare ma il tempo è quasi scaduto. Dopo le ferie abbiamo un mese per avviare la riforma dei regolamenti, struttura dell’esecutivo, bicameralismo, legge elettorale. Sennò il tempo tecnico viene meno e tutto si trasforma in chiacchiericcio". 

La riforma per lei più importante? 

"Abbiamo tutti apprezzato il ruolo di Napolitano che, di fronte a una necessità storica, ha dovuto dare una lettura presidenzialistica dell’attuale dettato. Nessuno sembra negare che questo evento sia stato positivo. Bene, se questo è vero per quale motivo non deve cadere il tabù nei confronti del presidenzialismo o di una legittimazione popolare del capo dell’esecutivo?"

E la legge elettorale? 

"Dovrebbe garantire il bipolarismo, facendo a meno del premio di maggioranza, che ha reso le alleanze inevitabili, obbligatorie, come quella tra Pdl e Lega e tra Pd e Idv. I sistemi bipolari maturi sanno fare a meno dell’ingessatura come in Gran Bretagna, Germania e Spagna". 

Insomma, lei auspica che si arrivi al 2013. 

"Il non voto non è un dogma, ma se si decidesse di votare dovremmo prendere atto che il risanamento è fallito e che il paese sta peggio di oggi. Noi dobbiamo fare di tutto perché questo non accada; mentre il governo, da parte sua, si deve guadagnare la durata un po’ ogni giorno".  

(tratto da Il Riformista)