Il terremoto Murdoch fa tremare ancora una volta il governo di Cameron

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Il terremoto Murdoch fa tremare ancora una volta il governo di Cameron

26 Aprile 2012

Sette incontri dal maggio 2010. Con questi particolari rivelati oggi alla Commissione Leveson, Rupert Murdoch mette nei guai David Cameron che adesso nello scandalo intercettazioni ci sta dentro con tutte le scarpe.

Sì perché lo scorso luglio, quando la bufera ha iniziato a imperversare sul gruppo del tycoon australiano, Cameron riferì alla Camera dei Comuni di aver reso pubblici “tutti i contatti” avuti con il magnate. Ma da quanto emerge in queste ore e da quanto riporta il Telegraph le incongruenze sono troppe. Gli incontri comunicati dal premier britannico sono stati solo quelli “a quattr’occhi”, quelli ritenuti più importanti. Due e non sette come ha riferito Murdoch – che nella prima delle due audizioni avvenute ieri aveva dichiarato “Non ho mai chiesto favori a un primo ministro” – raccontando di cene e eventi di altro genere. Un brutto affare per il governo inglese che, dopo l’imbarazzante vicenda dell’ex portavoce di Downing Street Andy Coulson –  finito in manette con l’accusa di intercettazioni illegali e mazzette alla polizia – le dimissioni dell’ex ministro della Difesa Liam Fox e l’addio dell’ex tesoriere dei tory Peter Cruddas, adesso ha altre grane per le mani.

David Cameron potrà chiarire queste contraddizioni solo durante l’udienza davanti alla commissione pubblica di inchiesta, prevista nei prossimi due mesi. Ma per i giornali inglesi il vero giorno della verità, quello della resa dei conti è oggi perché le dichiarazioni di Murdoch al giudice Brian Henry Leveson mettono in discussione l’intero sistema. Se, infatti, da un lato Murdoch cerca di salvare il suo enorme impero di carta dalla violenza del phone hacking scandal che ormai da nove mesi sta facendo cadere molte sue pedine dall’altro Cameron è costretto a ingoiare veleno e difendere l’ennesimo dei suoi uomini di governo dall’accusa di aver aiutato il tycoon nell’acquisto del 100% della piattaforma satellitare di Sky, BSkyB, in cambio del pieno controllo dell’informazione da Edimburgo a Dover.

Parliamo del ministro della Cultura Jeremy Hunt incastrato dalle dichiarazioni di James Murdoch secondo le quale avrebbe passato nel 2009 cinque giorni a New York ospite di News Corporation proprio per discutere dell’affaire, non andato poi in porto per l’esplosione del Tabloidgate. Nonostante Hunt continui a negare e rimanere seduto sulla sua poltrona tace di fronte alle dimissioni del suo consigliere speciale Adam Smith, coinvolto nel caso delle email scambiate con i responsabili di BSkyB. I punti da chiarire, insomma, sono ancora molti.

A godere dell’ingarbugliatissimo scenario sono i laburisti che già battono i pugni sul tavolo per avere la testa di Hunt, e si sfregano le mani non appena il clan dello Squalo apre bocca per dire cose del tipo: “Sono rimasto sorpreso come chiunque per il ruolo nel governo di Andy Coulson”. Oggi potrebbero venir fuori altre scottanti rivelazioni. Del resto Murdoch, alla fine della sua prima udienza, l’ha annunciato: “La fottuta cosa non finisce qui”. Chi azzannerà lo Squalo stavolta?