Il terrorismo islamico colpisce gli Stati Uniti nella peggiore strage dopo l’11 Settembre
13 Giugno 2016
A Orlando, in Florida, gli Stati Uniti piangono il più sanguinoso atto di terrore della loro storia dopo l’11 Settembre: 50 morti e altrettanti feriti, uccisi da un ventinovenne di origini afghane, Omar Mateen, affiliato a Isis, che armato con un fucile d’assalto ha fatto irruzione in un locale gay facendo una mattanza. L’uomo è stato freddato dalla polizia.
Mateen, già noto all’FBI, fermato e interrogato in passato, prima della strage ha chiamato le forze dell’ordine locali, annunciando che avrebbe colpito in nome dello Stato islamico, strage rivendicata poi dai suoi padrini attraverso Amaq, uno dei canali di comunicazione dei barbari del Califfato: “Mateen è uno di noi”.
A caldo, proviamo a fare due considerazioni su questa tragedia annunciata. La prima riguarda la reazione del mondo politico americano. Donald Trump si è limitato a ricordare agli americani: “ho avuto ragione a lanciare l’allarme per il radicalismo islamico”. Hillary Clinton, dopo aver espresso dolore per le vittime, ha invece pensato bene di rivolgersi alla comunità LGBT in quello che si potrebbe definire un maldestro tentativo di ingraziarsi il voto di una parte dell’elettorato americano.
Ma alla Casa Bianca c’è ancora il presidente Obama, che anche questa volta, dopo aver condannato l’atto di “terrore e di odio”, invece di prendersela con il terrorismo islamico, espressione che Barack non usa, mai, ha pensato bene di condannare ancora una volta la facilità con cui negli Usa ci si può procurare un’arma (peccato che Mateen, nonostante i fermi di polizia, fosse una guardia di sicurezza e quindi armato come tutti i suoi colleghi, che terroristi non sono e non sparano all’impazzata contro i gay).
L’altro aspetto che non si può non sottolineare sono le dichiarazioni del padre del terrorista subito dopo la strage. Costui ha spiegato che dietro le ragioni dell’atto barbaro di cui si è macchiato il figlio c’era la sua omofobia, ricordando quanto Mateen fosse rimasto sconvolto da due omosessuali che si baciavano per strada.
Peccato che il Washington Post ha scoperto che il padre del terrorista pubblicava video su YouTube proclamandosi un supporter di quegli altri animali che rispondono al nome di Talebani. E’ come se il padre dell’assassino avesse voluto giocare con uno dei riflessi condizionati della nostra cultura, ovvero l’incapacità sostanziale che abbiamo di riconoscere il male e di chiamarlo con il proprio nome.
La strage di Orlando non è solo un atto di omofobia. Ci dimostra ancora una volta l’intima caratterizzazione del terrore islamico: una ideologia funebre, nazista, che nello stesso tempo è antioccidentale, antisemita, antigay e che propaganda la subordinazione coatta della donna al patriarcato. A proposito dei talebani cari al padre di Mateen, ricordiamo le esecuzioni a freddo di donne, uccise con un colpo di kalashnikov alla testa nello stadio di Kabul.