Il “terrorista-pedofilo”, l’ultimo mostro di Internet

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Il “terrorista-pedofilo”, l’ultimo mostro di Internet

23 Ottobre 2008

Pensavamo di sapere quasi tutto sulla vita di un terrorista quando, all’indomani dell’11 Settembre, la stampa internazionale fece a gara per raccontarci la vita dei colpevoli della strage. Nelle interviste ai loro familiari, ai colleghi di lavoro, ai vicini di casa, si ripeteva sempre lo stesso concetto: i kamikaze dell’11/9 erano persone insospettabili. Conducevano, incredibilmente, una vita normale. Fu una delle scoperte più angosciose dei nostri tempi.

A farci dubitare di questa “normalità” solo apparente arriva un’indagine del Times. Il giornale inglese parla di un supposto legame tra pedofilia e terrorismo internazionale, principalmente quello di matrice islamista. I sospetti sono nati quando, durante alcuni blitz nei covi di presunti terroristi, la polizia ha scoperto che nascondevano materiale pedopornografico. Non poteva essere solo una coincidenza.

E’ iniziato tutto con un’indagine condotta da Scotland Yard nel 2006, quando viene arrestato Abdul Makim Khalisadar, un giovane predicatore musulmano dell’East End di Londra. C’era il sospetto che fosse legato a un trafficante d’armi implicato nel jihad terrorista. Dalle analisi del DNA emerge che Khalisadar era anche colpevole di uno stupro. Aveva violentato una donna l’anno prima. In casa del “predicatore” gli investigatori trovano del materiale pedopornografico.

I giornalisti del Times non dimenticano questa storia e continuano le loro ricerche fino a quando s’imbattono nel caso della moschea di via Quaranta a Milano. Pochi giorni dopo l’attacco alle Twin Towers, infatti, la polizia italiana aveva fatto irruzione nel luogo di culto divenuto centro di reclutamento di Al Qaeda. I computer che si trovavano nella moschea erano stati sequestrati. Dentro c’erano centinaia di immagini che ritraevano abusi su minori.

Durante un’operazione della polizia spagnola viene arrestato Abdelkadir Ayachine, accusato di incitare alla lotta armata islamista. Gli agenti scoprono che l’algerino scaricava e trasferiva regolarmente via Internet grandi quantità di immagini di minori coinvolti in giochi sessuali con adulti. Secondo le indagini, Abdelkader è anche legato alla rete salafita che uccise 45 persone in un attentato suicida a Casablanca nel 2003.

Secondo il Times, non tutti i terroristi che scaricano e possiedono materiale pedopornografico sono musulmani. Nel Yorkshire, Martyn Gilleard, un simpatizzante neonazista che voleva iniziare una guerra razzista, nascondeva – accanto, a pistole, machete, bombe e spade, 39.000 immagini di abusi sessuali su bambini. In un altro caso, un giovane studente di chimica di 21 anni è stato accusato di costruirsi delle bombe fatte in casa (con materiale usato negli attentati di Londra e dai kamikaze in Palestina). Anche lo studente possedeva varie immagini di pornografia infantile.

Quindi non tutti i terroristi sono islamici e non tutti i terroristi islamici sono dei pedofili. Ma sono certamente molto furbi. Dice il magistrato Stefano Dambruoso che ha seguito il caso della moschea di Via Quaranta: “dalla nostra esperienza investigativa sulle cellule islamiche legate ad Al Qaeda ritengo che i sospetti abbiano usato le immagini pornografiche per camuffare il contenuto dei loro messaggi, come uno strumento per nascondere contenuti di natura diversa. Escluderei l’ipotesi che tali terroristi abbiano tendenze pedofile”.

Si tratterebbe quindi di un caso di “steganografia”: i terroristi usano immagini pedopornografiche per criptare messaggi a carattere eversivo. Una volta scaricato il file, attraverso un’applicazione che richiede password e codici di accesso, gli utenti sono in grado di rendere accessibili le informazioni segrete. In questo modo i terroristi riescono a scambiarsi informazioni liberamente, senza passare attraverso siti jihadisti sospetti o messi sotto sorveglianza delle autorità.

Ma c’è una somiglianza tra il profilo psicologico di un pedofilo e quello di un terrorista: l’ossessione per il controllo e la dominazione, come pure il continuo uso di Internet, probabilmente spinge questi individui a isolarsi dalla realtà e a cadere nella tentazione della pedofilia virtuale. Le indagini, le ricerche e gli studi sono ancora in corso. Probabilmente nei prossimi mesi verranno alla luce nuovi casi e nuove inquietanti coincidenze. Che il nesso tra pedofilia e terrorismo sia di natura psicologica o strumentale poco importa. Se la ragion d’essere della Guerra Santa è opporsi al degrado morale e culturale dell’Occidente, esaltando “le virtù” del proprio mondo, i terroristi cadono nella stessa degradazione contro cui dicono di voler combattere.