Il Tevere di Veltroni: metà discarica metà baraccopoli
06 Luglio 2007
E’ il 20 luglio 2001, Walter Veltroni, sindaco di Roma da appena tre mesi, annuncia: “Entro l’estate cittadini e turisti potranno fare una gita sul fiume così come fanno una passeggiata a Villa Borghese”; e sullo slancio aggiunge: “E’ il primo passo per una valorizzazione del Tevere che prevede nel prossimo futuro la navigabilità di 70 chilometri, da Ostia Antica a Castel Giubileo”. E col tono che gli è più consono conclude : “Ho sempre sofferto vedendo che la città aveva un cattivo rapporto con il suo fiume. Sono sicuro che ora questo rapporto migliorerà così come verrà completata l’offerta turistica di Roma che attraverso il Tevere potrà raccontare le sue bellezze e le sue meraviglie”. Come si sa al Sindaco, ora anche segretario prossimo venturo del Partito democratico, l’ottimismo visionario non fa difetto.
L’annuncio veltroniano giunge poco dopo la denuncia di un’associazione che certamente non gli è ostile, Legambiente Lazio, che dichiara lo stato di emergenza ambientale per il Tevere: “Gli scarichi di circa 700.000 abitanti di Roma sono riversati nel fiume senza alcun trattamento di depurazione”.
Passa un anno e invece della gita sul fiume puntualmente si registra una vera e propria emergenza Tevere, l’ennesima. Ad agosto 2002 si verifica una impressionante moria di pesci. Svariati quintali di carcasse imputridiscono nel fiume e si riversano nel mare, facendo scattare l’allarme sulle coste di Ostia e Fiumicino. Il procuratore ambientalista Gianfranco Amendola apre un’inchiesta a carico dell’amministrazione comunale e dell’azienda incaricata della depurazione l’Ato2 Acea.
Nella primavera del 2003, a due anni di distanza dal primo, nuovo annuncio di Veltroni: “Entro pochi mesi sarà avviata la navigazione sul Tevere. Potremo girare per Roma utilizzando il fiume”. Stavolta è vero, la navigazione inizia. Viene affidata a una società mista nella quale ha una partecipazione la Vedettes du Pont Neuf, da 30 anni attiva a Parigi nella navigazione sulla Senna con i famosi bateaux mouches. Il sogno di Veltroni si realizza. Percorso da Ponte Duca d’Aosta all’Isola Tiberina, ed entro l’estate, informa il Comune, anche il tratto tra Ripa grande e Ponte Marconi sarà attivo. Non manca qualche polemica. A giudizio di Mirko Coratti, consigliere comunale di Forza Italia, sarebbe stata privilegiata una società che usa battelli inquinanti e penalizzate altre offerte che prevedevano l’uso di imbarcazioni più ecologiche. Ma sono quisquilie di fronte all’obiettivo centrato e Veltroni dichiara trionfante: “E’ una giornata storica. Il fiume torna alla città. Ci tengo a precisare che non sarà un servizio solo per turisti. Certo, non sarà come una metropolitana sull’acqua, ma una valida integrazione al trasporto convenzionale per chi non ha troppa fretta”.
Un anno dopo il trionfale bilancio: “Sono stati 250 mila i turisti e i romani che hanno usufruito del servizio di navigazione del Tevere”. Proprio in quegli stessi giorni arriva l’ennesima denuncia di Legambiente, poco dopo un’ulteriore moria di pesci: “Nei 10 km che vanno da Montesacro a Capoprati lungo l’alveo del fiume Aniene, si incontrano sei scarichi, di cui uno scolmatore del depuratore, quattro fossi e uno scarico fognario, che versano liquami nelle acque, un’automobile, un motorino e tre dighe di immondizia. Spazzatura di ogni genere, come frigoriferi, bottiglie e anche una vasca da bagno, ostruiscono il corso dell’Aniene, ma anche decine di alberi crollati nel fiume, mentre nella zona di Pietralata si incontra una vera e propria baraccopoli, formata da casupole i cui proprietari gettano i rifiuti direttamente nell’acqua. Questa situazione rappresenta uno dei principali fattori inquinanti del Tevere”.
30 giugno 2007, è una bella giornata estiva. Non abbiamo fretta e, trovandoci a Ponte Duca d’Aosta decidiamo di usare questa “valida integrazione al trasporto convenzionale”. Arriviamo all’imbarcadero. Le passerelle sono sollevate in modo inequivocabile: il servizio non è attivo. Troviamo un numero di telefono che chiamiamo per saperne di più. Un’imbarazzata ragazza ci dice che “il servizio è temporaneamente sospeso”. Ohibò, e quando riprenderà? “Non lo sappiamo ma presto”. Presto eh? Vabbè. Visto che non c’è la possibilità di prendere il battello facciamo una passeggiata lungo l’argine del fiume verso Ponte Milvio. Andiamo a vedere se i “lucchetti dell’amore” hanno prodotto almeno il risultato di rendere l’argine del fiume più pulito. Arriviamo sul greto sotto il ponte e lo spettacolo che ci si prospetta davanti è un indegno tappeto di bottiglie rotte, frutto evidentemente delle visite proprio del popolo dei lucchetti.
E’ difficile semplicemente camminare senza rischiare di tagliarsi. Evidentemente nonostante le luci della ribalta mediatica il Ponte che vide la vittoria di Costantino su Massenzio non gode di particolare considerazione da parte dell’azienda della nettezza urbana, l’Ama. Proseguiamo il nostro giro e arriviamo all’altezza di Ponte Sisto, uno dei ponti più attraversati dai turisti. Speriamo che almeno qui la situazione sia migliore. Nulla da fare. Uno dei pilastri del ponte, la cosa più evidente per chiunque si affacci a vedere il fiume è a dir poco indecente: cartacce, bottiglie, rifiuti di tutti i generi si sono accumulati da molto, molto tempo. Guardare l’immagine per credere.
Un’ulteriore prova di come Walter Veltroni concepisca la sua amministrazione: l’importante è tagliare il nastro, fare l’intervista, dichiarare che “si registra un altro passo” nel radioso cammino del “Modello Roma”. Ma di quella cosa un po’ più umile, banale e grigia che si chiama ordinaria amministrazione, semplice manutenzione non c’è traccia. Ci sono invece evidenti le tracce dell’incuria, dell’abbandono.
La pista ciclabile creata lungo l’argine è un’ottima cosa, ma lungo quel percorso si incontra di tutto. Segno evidente che dopo l’inaugurazione di una nuova struttura nessuno, tantomeno il sindaco, si preoccupa che non sia lasciata a se stessa, destinata alla lenta ma inesorabile distruzione. In alcuni tratti, per esempio a Ripa grande, la situazione è penosa. Si assiste a uno spettacolo indegno di un luogo così prestigioso e pregno di storia. Si possono trovare dalla segnaletica divelta della fermata del battello che fu (inaugurata, come abbiamo visto, appena quattro anni fa), a rifiuti di ogni risma e colore. Tutto guarnito da enormi murales dei writer di turno. Eppure questo luogo era stato oggetto di “interventi di riqualificazione”, come si dice oggi. Costati moltissimo risultano ormai abbandonati e destinati ad essere oggetto del prossimo intervento di “riqualificazione”. Non sarebbe forse il caso di dare uno stop a queste “riqualificazioni” che sommate tra loro costano milioni di euro, per dedicarsi alla semplice manutenzione di quel che esiste già?
Percorrendo il fiume verso la foce si può incontrare quella vasta comunità di senza tetto che vivono lungo l’argine. Insediamenti da “Roma sparita”, documentati da Augusto Santori, consigliere di Alleanza Nazionale nel Municipio Roma XV, il quale ha messo su Youtube la prova filmata di questa penosa realtà. D’altra parte lo stesso Veltroni non ha potuto smentire la dichiarazione di Silvio Berlusconi secondo il quale “ci sono novemila persone che vivono in baracche lungo il corso del Tevere”. Si è limitato a dire: “Berlusconi faccia tutti gli attacchi che vuole al sindaco, ma lasci in pace la città”. In che senso? Roma deve essere lasciata in pace con il suo “patrimonio” di baracche?
Se Veltroni, come dice a ogni piè sospinto, avesse veramente a cuore il destino del Tevere e volesse come promesso al Lingotto “voltare pagina” nel rapporto con l’opposizione, avrebbe rispondere in modo puntuale all’attacco di Berlusconi (il quale farebbe bene a chiedersi come mai Veltroni abbia, nonostante tutto, il gradimento del 70% dei romani) e non avrebbe dovuto ignorare come ha fatto la questione posta. E’ un problema o no che ci siano migliaia di persone accampate sugli argini del fiume? Certo non tutta la colpa è di Veltroni, ma far finta che questa realtà non esista per un sindaco è un comportamento responsabile?
Prima di preoccuparsi della navigabilità del fiume – che peraltro come abbiamo visto è ad oggi sospesa – Veltroni dovrebbe preoccuparsi della depurazione delle acque che arrivano al fiume. Nell’ultima indagine di Legambiente il Tevere risulta essere l’unico dei primi venti fiumi italiani ad annoverare per il 10 % del suo corso la qualifica di “pessimo stato ambientale”. E una popolazione di ben 500mila persone continua ad essere non allacciata alla rete di depurazione. Eppure le risorse investite ammontano a varie decine di milioni di euro ogni anno. E quei depuratori sui quali investì la Giunta Rutelli, efficienti fino al 2000, oggi risultano fatiscenti per la mancata manutenzione.
Evidentemente il sindaco non frequenta molto questi luoghi, se non nei giorni delle inaugurazioni quando tutto è lindo e pinto per la foto da mandare ai giornali. La prossima volta che si reca in uno dei Circoli fluviali di cui è socio onorario, magari al Canottieri Aniene di Giovanni Malagò, dove ha voluto presentare la sua fatica letteraria “La scoperta dell’alba”, il Sindaco farebbe bene a distogliere per un attimo lo sguardo dalle ovattate stanze di quel luogo così esclusivo per dare un’occhiata fuori. Vedrebbe l’incrocio dei fiumi Aniene e Tevere: ad oggi rimane uno dei maggiori fattori di inquinamento del fiume di Roma. Forse è più urgente occuparsi di quel problema, mai risolto, prima di scimmiottare in modo un po’ patetico Londra o Parigi, o no?