Il ticket Grillo-Di Pietro scatena l’ira di Donadi: “Difficile restare insieme”
02 Novembre 2012
“L’uomo (Di Pietro, ndr) ha un caratteraccio, non ascolta nessuno, ma è onesto. Quando ha dovuto affrontare il giudizio di un tribunale lo ha fatto senza esitazioni e ne è sempre uscito prosciolto. Quanti in Parlamento possono dire altrettanto? Chi può scagliare la prima pietra? Nessuno”. E ancora: “Nel 2013 Napolitano decadrà, per ora è l’unica buona notizia certa. Il mio auspicio è che il prossimo presidente della Repubblica sia Di Pietro, l’unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei. Chapeau!”.
Con queste parole Beppe Grillo, dal suo blog, ha voluto lanciare ufficialmente la candidatura dell’ex pm nonché leader dell’ – ormai al capolinea per sua stessa ammissione, ndr – Italia dei valori al Quirinale per la primavera del prossimo anno, quando giungerà al termine il settennato di Giorgio Napolitano.
Ma come giudicare la mossa di Grillo? Le analisi dei principali quotidiani nazionali e degli editorialisti, al riguardo, divergono. Chi, per esempio, scorge nelle parole di Grillo un sorta di soccorso all’astro – discendente – dipietrista; chi ritiene l’endorsement del leader del Movimento 5 Stelle alla stregua di un vero e proprio requiem; e chi, invece, pensa si tratti un’opa del M5S a un partito vero e strutturato come l’Italia dei valori. Di Pietro ha ringraziato Grillo, a modo suo: “Caro Beppe, io al Colle? Troppa grazia Sant’Antonio, direbbe mia sorella Concetta…”, affermando altresì di fare paura, insieme, "perché nel giusto".
Ora, però, la sortita di Beppe Grillo s’inserisce in un contesto politico ben delineato. Un contesto, per Di Pietro, non proprio favorevole. Anzi, tutt’altro. Qualche mese or sono, con la scelta del segretario del Pd Pier Luigi Bersani di escluderlo dall’alleanza di centrosinistra e di cestinare la cosiddetta ‘foto di Vasto’. Ovvero, dare l’addio a quel cartello elettorale – Pd, Idv e Sel – che, a seguito dell’incontro del settembre del 2011, si sarebbe dovuto candidare a governare il paese dopo Berlusconi (allora ancora in sella, ndr). Bersani, dicevamo, ha archiviato quel progetto, sostituendolo con un’altra alleanza tripartita: Pd, Sel e Psi. Più sinistra, meno populismo. E Di Pietro nell’angolo.
Altre cattive notizie, poi. Report di Milena Gabanelli di domenica 28 ottobre ha messo in luce l’utilizzo privato dei fondi dell’Italia dei valori: cinquantasei immobili acquistati dalla famiglia Di Pietro, con i denari provenienti dai rimborsi elettorali dell’Idv e dalle donazioni dei cittadini al partito. Cul de sac, dunque. E allora, requiem o no, Grillo parrebbe aver in ogni modo garantito un’ancora di salvataggio all’ex pm, secondo alcune indiscrezioni, teso più che mai a superare l’esperienza dell’Italia dei valori in vista della costruzione di un nuovo soggetto politico (populista) che raggruppi le ceneri del medesimo, il M5S e la Fiom, il sindacato metalmeccanico della Cgil.
Non tutti, tuttavia, paiono averlo seguito. Parte del partito non ci sta, protesta a gran voce e, soprattutto, accusa il leader. Il più esplicito di tutti è Massimo Donadi, capogruppo dell’Idv alla Camera, nel corso di un’intervista rilasciata a La Repubblica. Durissimo, nel suo j’accuse al leader: “E’ Tonino che lascia il partito, ma il fango addosso ce l’ha lui”, l’evidente riferimento all’inchiesta di Report. Mentre a precisa domanda, circa un’eventuale scissione in vista nell’Idv, ha voluto rispondere: “Sì, bisogna vedere chi resta e chi va, ma è difficile andare avanti insieme”. Inoltre, “il problema è che per un politico appoggiare Grillo significa schierarsi contro gli interessi del paese, non voler bene all’Italia”. Cristallino. E lapidario.
Insomma, terremoto in vista. Se è vero che, da un lato, Di Pietro crede di poter sopravvivere (solo) legandosi a doppio filo al Movimento 5 Stelle mentre, dall’altro, molti dei suoi uomini – si leggano, sul tema, anche le dichiarazioni di ‘Pancho’ Pardi e, in un certo qual modo, del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ndr – chiedono sì, al leader, un radicale rinnovamento ma non certo seguendo ed inseguendo Grillo e il M5S sul loro terreno. Non resta che attendere le prossime mosse. Di Pietro, questa volta, si gioca davvero tutto.
Post Scriptum. Inutile dire quanto possa considerarsi assurda, per motivi noti ai più, la candidatura di Antonio Di Pietro alla presidenza della Repubblica…