Il valore aggiunto della “Generazione Letta”
28 Aprile 2013
I grandi compromessi tra destra e sinistra in Italia sono puntualmente falliti, da quello "Storico" finito nel tunnel del terrorismo alle bicamerali della Seconda Repubblica. Ma quello che non riuscì ai padri potrebbe toccare alla "Generazione Letta", cresciuta in una stagione dove le appartenenze ideologiche si sono attenuate pur nel contesto greve dell’antiberlusconismo e dell’antipolitica che conosciamo.
C’è la novità generazionale (l’età media dei ministri che compongono il governo è di 53 anni), c’è quel messaggio lanciato dal Pd su "race e gender" che ha già provocato qualche mal di pancia alla Lega Nord (e non solo), ma soprattutto c’è la volonta di tenere unita quella "grande coalizione" tra Pdl, Pd e Scelta Civica che va nella direzione dei governi che guidano molti Paesi europei.
Se il premier riuscirà a governare la nave, chiedendo all’Europa di rinegoziare le politiche di austerity, e se il risultato delle larghe intese produrrà crescita e sviluppo, probabilmente otterremo due risultati in uno. Il riconoscimento reciproco degli avversari politici. E che il Movimento 5 Stelle sarà ridimensionato alla stessa velocità con cui è apparso nello spettro politico italiano.