Il Venezuela ha il suo “Pulitzer”: il censore Ugo Chavez

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Il Venezuela ha il suo “Pulitzer”: il censore Ugo Chavez

01 Aprile 2011

Che Hugo Chávez fosse un gran comunicatore (di frottole) non avevamo dubbi – solo qualche giorno fa aveva illuminato il mondo scientifico svelando al globo: “Se non c’è vita su Marte è colpa del capitalismo”. E allora, perché non conferirgli uno dei premi giornalistici più prestigiosi del Sudamerica?

Lui, che ogni domenica mattina allieta i venezuelani canticchiando motivetti, spiegando – a suon di “non rifatevi le tette ragazze altrimenti se ne approfittano di voi” – i fondamenti della rivoluzione bolivariana e passando in rassegna con toni da bar amici e nemici, non poteva non ricevere la ‘corona d’alloro’ per il suo “indiscutibile e autentico impegno nel settore dei media a sostegno dei diritti umani, della verità e dei valori democratici”.

A rendere onore al merito del dittatore di Caracas ci ha pensato la Facoltà di Giornalismo dell’Università de La Plata che ha consegnato a Chávez il Rodolfo Walsh Prize – l’autorevole premio che prende il nome da quello che viene considerato il padre del giornalismo investigativo argentino, il cui motto era “non è un crimine parlare, il crimine è farsi arrestare” – facendolo entrare di dovere (ma proprio non se ne capisce il motivo) nella lista delle ‘penne d’oro impegnate’ sudamericane. Un nome su tutti, Eduardo Galeano: giornalista, scrittore e saggista uruguaiano tradotto in tutto il mondo, che nel 1973, quando con un colpo di stato i militari presero il potere in Uruguay, finì dietro le sbarre e che, perseguitato dal regime di Videla, fu aggiunto al libro nero dei condannati dagli “squadroni della morte”.

Un riconoscimento mica da poco quello assegnato al paffuto (ma altroché ‘morbido’) leader. Premio, udite udite, assegnatogli anche e soprattutto per aver creato Telesur, la tv finanziata dallo Stato fondata poco dopo la sua ascesa al potere nel 1999 che Chávez ha definito “una nuova forma di comunicazione e di informazione dinamica e libera della dittatura dei media imposta dalla borghesia e dagli Usa”, e che secondo i suoi fedelissimi sostenitori offre un’alternativa alle emittenti controllate dagli oppositori di destra.

“Alternativa”? Ma a cosa? Forse ci si è dimenticati che negli ultimi 10 anni il dictator venezuelano ha bandito l’opposizione, ha messo a tacere il dissenso spingendo alla chiusura ben 32 emittenti radiofoniche e due tv regionali; senza contare, è questo il caso più clamoroso, la negazione del rinnovamento della licenza al canale antagonista Rctv, nel 2007, costringendola giocoforza a chiudere i battenti. Alla faccia della democraticità e della pluralità!

Non è mancata, a margine della premiazione del ‘comunicatore dell’anno’, l’enunciazione dell’ultima – forse la più clamorosa – delle sue bufale: “Non vi è censura e il Governo non ha mai sospeso la pubblicazione di giornali”. Peccato che sia rimasto a bocca serrata quando, al suo arrivo in aeroporto a Buenos Aires, gli è stato chiesto di dare spiegazioni al blocco nella distribuzione domenica scorsa di due quotidiani argentini, Clarin e La Nacion. Un blocco che la Sip (Sociedad Interamericana de Prensa) ha definito “un attentato alla libertà di stampa”. Roba da far rivoltare nelle tomba il povero Walsh.