“Il vero attentato alla democrazia è impedire le riforme”

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“Il vero attentato alla democrazia è impedire le riforme”

Gentile Direttore,

prendiamo atto, innanzitutto, nella garbata risposta dell’On. Fini, di un chiaro cambiamento di tono e di clima, che apprezziamo molto. E prendiamo atto con soddisfazione che le nostre osservazioni in merito alle cause che hanno fatto arenare, a nostro avviso, nella scorsa legislatura, il progetto del Partito unitario e a mettere in discussione perfino le ragioni fondative dell’alleanza della Casa delle Libertà, non vengono contraddette.

Le abbiamo richiamate perché altrimenti non si spiegherebbero le ragioni della crisi in cui si trova oggi l’intero sistema politico italiano. In fondo, le relazioni che interessano i nostri partiti, compresa l’attuale civile discussione, rappresentano soltanto la cartina di tornasole di un difetto di sistema, di un malfunzionamento del sistema di governo che, se non affrontato alla radice, rischia di avere conseguenze gravi sul futuro del nostro Paese. Siamo chiamati, perciò, nel pieno di una grave crisi della società, a cercare di completare la transizione verso una democrazia compiuta, favorendo la possibilità della formazione di alleanze di governo coese e una sana alternanza fra coalizioni in competizione fra loro sulla base dei programmi e non di una pregiudiziale delegittimazione ideologica.

La discussione attorno alla nuova legge elettorale, così come la richiesta di un referendum, nascono quindi da ragioni di fondo, non sulla base di un gretto calcolo di interessi da parte delle forze politiche più grandi. Le quali per prime hanno però il diritto e il dovere di trovare un’intesa sulle regole nel tentativo di uscire da questo bipolarismo coatto, senza per questo essere accusate di attentato alla democrazia. Il vero attentato alla democrazia è mettersi di traverso rispetto a una riforma necessaria e ineludibile del sistema politico, che, grazie al Presidente Berlusconi, ha potuto sperimentare il bipolarismo e l’alternanza, ma non ha saputo trasformarli in una compiuta governabilità.

L’onorevole Fini sostiene che non si deve in alcun modo tornare ai riti della Prima Repubblica, e in questo siamo totalmente d’accordo. Dimentica però che, nella legislatura in cui il centrodestra ha guidato il Paese, mentre Berlusconi tentava di procedere speditamente sulla strada delle riforme e del rinnovamento, gli alleati – e An fra loro – non hanno esitato a far valere diritti di veto e a chiedere discontinuità, test e verifiche in perfetto stile Prima Repubblica. E’ inutile condannare i vecchi riti della politica quando poi si continua a farne largo uso nei rapporti fra alleati e nella cultura di governo. In questo senso, è inutile dichiarare prima la partecipazione a un’alleanza e ad un programma, come purtroppo è successo, se un momento dopo il voto ognuno riprende a remare per sé impedendo che quel programma e quell’alleanza implichino un coerente e convinto sostegno di quelle politiche di cui il Paese ha urgente necessità.

Vorremmo anche ricordare all’on. Fini che la “bozza Bianco” non è stata scritta da noi né essa ci vede in toto concordi. Quello che però non può suscitare una nostra pregiudiziale opposizione è il tentativo di individuare una legge elettorale che renda possibile l’alternanza tra schieramenti sulla base della condivisione effettiva di opinioni e programmi. E non per la concessione di poteri di veto o rendite di posizione. E’ questo che accade in Spagna, in Francia e in tante altre parti d’Europa.

Siamo consci che, per questo fine, una legge elettorale non basta. Ed è proprio per questa ragione che il Presidente Berlusconi ha indicato la necessità di perseguire con più determinazione il progetto della nascita di un nuovo movimento politico che riunisca tutti gli elettori moderati e liberali del nostro Paese, e che rappresenti l’evoluzione e il compimento ideale dell’alleanza della Casa delle Libertà.

A chi può rivolgersi in primo luogo questo nuovo partito se non alle forze politiche che sono state in questi anni protagoniste di una politica di cambiamento e di rinnovamento dell’Italia?

Perciò si tratta di riprendere subito il cammino interrotto, di superare le eventuali incomprensioni che possono esserci state, di costruire insieme quel partito dei moderati che rappresenti il corrispettivo, sul versante del centrodestra, del Partito Democratico. E rendere possibile così l’avvento di una democrazia normale, come avviene in tutti gli altri Paesi democratici dell’Occidente.