Il vero guaio è se anche la Russia va in recessione

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Il vero guaio è se anche la Russia va in recessione

Il vero guaio è se anche la Russia va in recessione

15 Maggio 2013

Inondati come siamo, praticamente ogni giorno, di notizie sulle difficoltà economiche del nostro e di vari altri paesi, potremmo prendere le notizie che arrivano da Mosca come parte di un periodo di crisi globale. L’incipiente crisi russa è invece degna di particolare attenzione, non solo perché si tratta del più grande stato  al mondo e col maggiore arsenale nucleare, ma anche per le motivazioni strettamente interne e che possono avere esiti imprevedibili su scala globale.

La Russia si trova infatti in un momento economico particolarmente favorevole,ma sta entrando in recessione nonostante questo. Il paese è strettamente legato, da un punto di vista economico, al prezzo del petrolio, che regola le gigantesche entrate delle esportazioni di greggio e di gas ( i cui contratti a lunga scadenza sono legati all’andamento delle quotazioni petrolifere). I pochi mesi di brusco calo delle quotazioni petrolifere, di fine 2008 e inizio 2009, portarono a un passo da un nuovo collasso,come avvenuto nel 1998. Nel 2009 il calo del PIL russo fu il peggiore tra quelli dei paesi che compongono il G20 ,ossia le 20 maggiori economie mondiali. Si riuscì a evitare il crollo con l’utilizzo massiccio dei fondi di riserva (creati negli anni precedenti) e l’incremento esponenziale della spesa pubblica. Da aprile 2009 il prezzo del petrolio riprese la sua risalita ed è rimasto a livelli decisamente alti nonostante la perdurante crisi globale. Questo a causa di motivi su cui non voglio dilungarmi, chiedete a Ben Bernanke e alla FED spiegazioni in proposito.

Grazie a questa risalita dei prezzi del greggio noi ci siamo ritrovati a pagare carissima la benzina ma la Russia si è salvata ed è anzi andata decisamente riprendendosi. Nel 2010 e 2011 il PIL è andato crescendo in maniera soddisfacente,anche perché il governo aumentava salari pubblici e pensioni pur di stimolare i consumi e quindi la ripresa economica. Ma nel 2012,con petrolio e spesa pubblica alle stelle,il PIL è cresciuto (dati ufficiali) del 3,4% ,rispetto al 4,3% del 2011. Per il 2013 il governo ha fatto la previsione di un andamento meno brillante,ossia un +2,5%. Sembra che sia stato troppo ottimista,visto che nel primo trimestre,secondo i dati ufficiali (secondo me taroccati) la crescita è stata uno striminzito 1% ,col settore manifatturiero praticamente fermo. Questo,devo ripetermi, in un periodo ideale, visti i giganteschi incassi provenienti dalle esportazioni di materie prime.

Nel 2012 il cremlino vantava l’avere raggiunto il maggiore livello di produzione petrolifera dalla fine dell’Unione Sovietica. Detto tra noi, non credendo alle statistiche ufficiali (non sono il solo), guardo ai dati del trasporto ferroviario delle merci,particolarmente importante in un paese immenso e con pessime comunicazioni stradali. Nel primo trimestre 2013 si è avuto un calo del 4,1% delle merci trasportate,chiaro indice di economia russa in recessione. Il problema sta nel fatto che, tolti petrolio, gas e via dicendo, tutto il resto è un totale disastro. Ormai il paese è esausto e nulla basta più a tenerlo in piedi. Per questo Putin è preoccupatissimo e ha chiamato a rapporto ministri e consulenti per una soluzione al problema. Le soluzioni possono essere tre, di cui la prima (impossibile) sarebbe mettere mano ai problemi del paese e risolverli.

La seconda è quella di aumentare ulteriormente la spesa pubblica a costo di un serio deficit statale. Fattibile, ma con una controindicazione politica,perché costringerebbe Mosca a farsi finanziare il debito dall’Occidente,con conseguente riduzione della propria libertà di azione nel campo della politica internazionale e del suo status di potenza mondiale “indipendente”. La terza, e più preoccupante, fare salire alle stelle il prezzo del petrolio, operando in modo da provocare o agevolare lo scoppio di un conflitto che riguardi stati del medio oriente oppure l’Iran. Incrociamo le dita…