Il vero pericolo per gli americani è studiare la Storia secondo Oliver Stone

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Il vero pericolo per gli americani è studiare la Storia secondo Oliver Stone

15 Gennaio 2010

Va bene essere sovversivi e andare controcorrente, ma quando si esagera si esagera. Il tre volte Premio Oscar Oliver Stone, regista controverso e apprezzato per lo spirito polemico che l’ha reso uno degli intellettuali più temuti di Hollywood, ha deciso di riscrivere – a modo suo – la Storia. La sua nuova provocazione s’intitola Secret History of America, un mini corso di storia in 10 puntate – dalla bomba atomica di Truman alle origini della Guerra Fredda – che andrà in onda alla fine dell’anno sulla tv via cavo Showtime.

Il regista di Platoon e JFK è sempre stato un appassionato di storia americana e con le sue opere ne ha illustrato miserie e grandezze, ma l’abitudine di prendere in contropiede la critica e il pubblico dei benpensanti ultimamente l’ha ripagato con monete amare. Il suo World Trade Center, che in molti speravano gravido di complottismi e chissà di quali altri oscuri segreti si è rivelato una parabola apolitica oltre che un flop al botteghino. W, la biografia non autorizzata su George W. Bush, non è stata l’esecuzione mediatica attesa dagli amici liberal, bensì una farsa tragicomica sparita prematuramente dalle sale. Il documentario South of the Border, presentato a Venezia, un’apologia della politica del presidente venezuelano Hugo Chávez.

Adesso spara la cartuccia Hitler e non solo: ci sono anche Stalin, Mao e il senatore McCarthy. Per il regista e ‘intellettuale contro’ questi personaggi “sono state vilipesi già abbastanza nel tempo”. Adolf Hitler fu solo “un facile capro espiatorio”, nessun riferimento ai 6 milioni di ebrei uccisi e alle altre decine di milioni di vittime provocate scatenando la Seconda Guerra Mondiale con l’invasione della Polonia nel 1939. Il sovietico Josip Stalin è “quasi un eroe” perché “ha combattuto la macchina da guerra tedesca più di chiunque altro”, e anche in questo caso silenzio assoluto sul patto Molotov-Ribbentrop. Né tantomeno qualche accenno alla resistenza al nazismo – inizialmente solitaria – della Gran Bretagna di Winston Churchill.

Quello di Stone rappresenta solo l’ultimo tentativo sinistroide messo in opera da un vero e proprio ‘network’ che tenta, ora attraverso la sfavillante via di Hollywood, ora nelle università e nei ristretti circoli accademici, di riscrivere la storia americana demonizzandola, com’è accaduto nella recente ‘jam session’ tra l’accademico marxista Howard Zinn, l’autore di A People’s History of U.S., e l’attore Matt Damon, uno dei pezzi da novanta della ‘gilda’ hollywoodiana.

Il regista ha dichiarato al Guardian che non si possono  “giudicare le persone solo come buone o cattive”, ma se i dati di fatto sono quelli che sono, cioè precisamente quelli riportati sui libri di scuola, e se fino ad oggi non sono emersi elementi certi che li possano smentire, annullare ogni differenza tra bene e male conduce dritto verso un pericoloso relativismo.

Ancor più rischioso diventa ‘esportare’ nelle scuole – questo il proposito di Stone che ha suscitato più scalpore nell’opinione pubblica – una visione della storia frutto di convinzioni tutte personali e prive di riscontri oggettivi. Non è certo questo il modo migliore per colmare le lacune degli studenti americani, rimproverati dal regista di non sapere “cosa sia successo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale”. Il revisionismo da quattro soldi di Stone non li aiuterà certo a scoprirlo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, lasciando agli storici il loro mestiere e ai registi la loro arte.