Il vertice di Ventotene e la minestra riscaldata sull’immigrazione

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Il vertice di Ventotene e la minestra riscaldata sull’immigrazione

23 Agosto 2016

Al vertice di Ventotene si è tornato a parlare di Europa e immigrazione. Nello specifico, di come salvare l’Italia da una ondata migratoria fuori controllo. Visto che nel Mediterraneo non si possono costruire barriere come quella al Brennero, Angela Merkel rilancia la politica della redistribuzione. Da settembre dovrebbe ripartire lo spostamento dei richiedenti asilo, come annunciato dal ministro Alfano. Peccato che i ricollocamenti, fino adesso, siano stati un vistoso flop. Nel 2014 circa l’80% dei migranti sbarcati in Italia si è ricollocata. Da sola. Cioè cercando di raggiungere altri Paesi, verso il Nord Europa. Nel 2015 l’Italia è stata ‘sigillata’ e le percentuali di migranti che cercavano di oltrepassare i nostri confini sono crollate, insieme ai ricollocamenti. Nel 2016, Berlino prenderà qualche decina di migliaia di richiedenti asilo. Forse. Teniamo conto che in 4 giorni, a Luglio, nel nostro Paese sono sbarcate 10 mila persone. Così, tanto per avere una qualche misura del fenomeno in atto e di come si pensa di risolverlo.

Lo scorso settembre, l’avvocato e conduttore canadese Ezra Levant ha sottolineato come l’Europa non stia sperimentando un afflusso di “rifugiati”, quanto piuttosto una nuova corsa all’oro, tipo quella che vediamo nei film sul vecchio West. Solo che i cercatori d’oro non sono cristiani che vanno a colonizzare un territorio semideserto. Ma giovani islamici che vengono a sbarcare il lunario sulle spalle della Vecchia Europa. Chi arriva in Italia diretto altrove, non viene qui per costruire qualcosa. Né sembra contribuire alla crescita (zero) del nostro Paese. Vuole invece godere dei vantaggi del welfare state. Nostro e di altri Paesi europei. Inoltre, per attraversare il Mediterraneo, i migranti devono consegnarsi mani e piedi a gang criminali, le quali, ormai pare acclarato, contribuiscono economicamente alle fatiche belliche dello Stato islamico in Libia. Tutto ciò è favorito da un vistoso buco nelle regole: i clandestini vengono accolti come profughi e tali restano fino alla fine dell’iter attraverso il quale gli dovrebbe essere riconosciuto lo status di rifugiato, anche se poi il 90% dei nuovi arrivati risulta privo dei requisiti adatti.

C’è anche da fare i conti con la volontà, strenua ed inspiegabile, di Angela Merkel di continuare a importare immigrati islamici, nonostante questa politica rischi di costare cara alla cancelliera, con i  sondaggi che la danno in caduta libera in Germania. La conseguenza è ancora una volta l’aumento dei flussi. E con la chiusura della “rotta balcanica”, gli arrivi tornano a concentrarsi nel ventre molle d’Europa – Lampedusa, Italia. E’ vero che fino adesso non si sono registrati attentati nel nostro Paese, ma questo non cambia il fatto che esistono altri effetti collaterali. Si pensi ai disordini sul confine di Ventimiglia, alla tendopoli di Como o al martirio della Stazione Centrale sempre a Como, dove si devono letteralmente scavalcare i corpi dei migranti per muoversi nelle vie vicine. Oppure a episodi ben più sinistri come quelli avvenuti in Puglia, dove i cristiani rivivono le persecuzioni da parte degli islamici, le stesse da cui scappavano. 

Se è vero non sono bastate la Grande Muraglia o il Muro di Berlino, e forse non basterà neanche il muro proposto da Trump al confine con il Messico, per fermare interi popoli in marcia, questo non può rappresentare una scusa per accettare passivamente l’arrivo di masse di uomini che non fuggono da qualcosa, ma si muovono verso qualcosa. Governare il loro arrivo è vitale, ma l’unica scelta fatta dall’Italia di Renzi è quella di accogliere tutti in modo indiscriminato. Accogliere e basta, però, non è una politica migratoria.