Il vescovo per la famiglia in Ucraina: “Utero in affitto? Dietro c’è la stessa ideologia del comunismo”

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Il vescovo per la famiglia in Ucraina: “Utero in affitto? Dietro c’è la stessa ideologia del comunismo”

Il vescovo per la famiglia in Ucraina: “Utero in affitto? Dietro c’è la stessa ideologia del comunismo”

17 Giugno 2020

Dopo aver fatto il giro del web, commosso il mondo e gettato più di qualche ombra – finalmente! – sull’abominevole pratica dell’utero in affitto, sui bambini di Kiev e sul loro destino sembra calato un silenzio assordante. Dalle istituzioni italiane, risposte non ne sono pervenute. L’appello lanciato dall’Occidentale e sottoscritto da diverse associazioni e centinaia di cittadini non ha ricevuto risposta. Eppure questi bambini sono lì. Alcuni sono stati sì “prelevati” dai “committenti”, altri no. Per tornare a dare voce a questi piccoli e gettare una luce sulla condizione delle donne che prestano il proprio corpo, abbiamo intervistato S. E. Mons. Radoslaw Zmitrowicz (O.M.I.) Vescovo ausiliare di Kamyanets-Podilskyi (Ucraina occidentale) e  responsabile dell’ufficio per la famiglia e per la vita della Conferenza episcopale romano-cattolica dell’Ucraina.

Eccellenza, il mese scorso hanno fatto il giro del mondo le immagini agghiaccianti da Kiev che mostravano 46 bambini nati da surrogata (ma ad oggi il numero è cresciuto con le nuove nascite) e abbandonati in un albergo dai “genitori committenti” che non potevano recarsi in Ucraina per poterli “ritirare”a causa delle restrizioni imposte per la pandemia da Covid-19. Come si è arrivati a questa moderna forma di schiavitù che sfrutta i corpi delle donne e riduce i bambini a oggetti?

La risposta è molto semplice: come sempre, la causa di ogni schiavitù è il peccato originale di cui l’uomo è ferito. Da questa situazione, l’uomo può essere liberato solo dall’azione salvifica di Dio, Gesù Cristo. Molte volte, tuttavia, l’uomo è chiuso al contatto con Dio. “Se Dio non esiste tutto è permesso” direbbe Dostoevskij. E questa storia è solo un esempio. Tutto questo è lecito perché in Ucraina non esiste una legislazione che vieti o regoli la questione della maternità surrogata.

 

Però con l’appello comune tra la Chiesa greco-cattolica e la Conferenza dei vescovi latini, la Chiesa ucraina ha lanciato un grido non indifferente contro questa pratica abominevole…

 

Sì, è stata una voce importante, ma ci vogliono ancora molto lavoro e preghiere perché venga intrapresa un’azione concreta.

 

Di recente nel Parlamento ucraino, è stata presentata una proposta di legge volta a regolarizzare e rendere trasparenti le attività delle cliniche specializzate nella maternità surrogata. Qualcosa sta cambiando? Come valuta questo disegno di legge che in patria ha già raccolto diverse critiche?

Volendo andare alla radice, per fermare questa terribile pratica, la migliore soluzione è un divieto assoluto di fecondazione in vitro. Ripeto: credo che sarà molto difficile compiere un vero cambiamento. Le lobby ideologiche e finanziarie che hanno interessi in merito sono molto potenti. Ciò che è interessante è che in Ucraina esiste una legge che vieta la propagazione dell’ideologia comunista…

E come si mette in relazione questa ideologia con la surrogacy?

Il comunismo ha una sua antropologia, una sua idea su cosa sia l’essere umano ed è la stessa ideologia che sta alla base della maternità surrogata e dell’intera ideologia LGBT. Il comunismo ha apportato un terribile danno nonostante avesse slogan accattivanti sulle sue bandiere. Oggi vediamo la stessa cosa negli argomenti sulla surrogata e sulla questione LGBT. Le conseguenze sono e saranno terribili.

 

Secondo Lei, il retroterra economico ucraino influisce sul diffondersi della pratica dell’utero in affitto?

 

La maternità surrogata è legata a doppio filo con il dio di questo mondo che è il denaro. Gesù ha detto che non si può servire Dio e il denaro. Se qualcuno non ha sperimentato che Dio è suo Padre, è costretto a credere solo nel potere del denaro. La difficile situazione in Ucraina facilita lo sfruttamento delle donne. Loro vogliono vivere, hanno bisogno di soldi e dare il proprio corpo, alla fine, è allettante perché porta profitto. Anche coloro che organizzano la surrogata guadagnano molto e sono in grado di convincere politici e governi a rimanere passivi. Inoltre, vi è la dimensione delle moderne ideologie ultra-liberiste, i cui propagatori spendono anche ingenti risorse per demoralizzare l’uomo.

 

 

Nel nostro paese si sono levate diverse voci di denuncia. L’Occidentale è stato uno dei primi a lanciare un appello per chiedere al Governo italiano di attivarsi per trovare una soluzione per questi bimbi. Una strada percorribile, ad esempio, è quella dell’adozione internazione, che implicherebbe anche la nullità dei contratti della surrogata. Lei cosa ne pensa?

 

Una cosa è certa: questi bimbi hanno bisogno di genitori, di una mamma e di un papà che li accolgano e li amino. In primo luogo, si dovrebbe chiedere alle donne che li hanno partoriti se vogliono tenerli, perché sono loro che hanno portato in grembo questi bambini per nove mesi e la scienza stessa ci dice che molte cose accadono proprio in virtù del legame materno. In secondo luogo, se queste madri dovessero rifiutarsi di tenere il bambino, si potrebbe aprire la procedura di adozione nazionale e, se necessario, internazionale. Ciò che mi preme di più, da uomo e da pastore, è che questi bimbi possano conoscere l’amore di Gesù Cristo. Solo il suo amore permetterà loro, da adulti, di riconciliarsi con sé stessi, con i loro genitori biologici e con tutta la loro storia.

 

Alcuni paesi stranieri e anche europei hanno concesso ad alcune coppie di committenti un lasciapassare per poter entrare nel Paese, altri hanno persino organizzato dei voli di stato. Quanto la differenza politico-culturale e di sistemi giuridici sull’approccio al fenomeno dell’utero in affitto incide nella battaglia universale per la messa al bando della surrogata? È una battaglia di civiltà che per essere vinta va combattuta da più parti…

 

Sì, è una lotta tra la civiltà della vita e la civiltà della morte. Sappiamo da che parte sarà la vittoria, perché Dio si è fatto uomo, è morto e risorto ed è il Signore della storia. Ciò deve motivare anche i cristiani impegnati che, in quanto cittadini responsabili, contribuiranno ad aumentare la consapevolezza e a lavorare per il bene comune. I cristiani hanno un ruolo chiave e noi, per esempio, siamo grati della collaborazione che possiamo avere con la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa (FAFCE). Sottolineo inoltre che sono necessari tutti i tipi di impegno: a partire dalla preghiera e dai sacrifici personali, alla predicazione del Vangelo, fino ad informare su cosa sia realmente la fecondazione in vitro, al miglioramento della situazione economica e a una buona legislazione.