Il virologo di fama mondiale: “Basta isterie. Da cittadino, da scienziato e da medico dico No a un nuovo lockdown”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il virologo di fama mondiale: “Basta isterie. Da cittadino, da scienziato e da medico dico No a un nuovo lockdown”

24 Ottobre 2020

No a un nuovo lockdown: “Sono contrario come cittadino perché sarebbe un suicidio per la nostra economia; come scienziato perché penalizzerebbe l’educazione dei giovani, che sono il nostro futuro; come medico perché vorrebbe dire che malati, affetti da altre patologie, specialmente tumori, non avrebbero accesso alle cure. Tutto questo a fronte di una malattia, la Covid-19, che, tutto sommato ha una bassa letalità. Cioè non è così mortale. Dobbiamo porre un freno a questa isteria”. Parola di Giorgio Palù, virologo di autorevolezza indiscussa, già presidente della Società italiana ed europea di Virologia.

Intervistato dal “Corriere della Sera”, Palù spiega che se per “casi”, come avviene nella comunicazione giornaliera, si intendono le persone positive al tampone, non si può tacere che “il 95 per cento non ha sintomi e quindi non si può definire malato”. E, rispetto all’infettività degli asintomatici, osserva: “E’ certo che queste persone sono state ‘contagiate’, cioè sono venute a contatto con il virus, ma non è detto che siano ‘contagiose’, cioè che possano trasmettere il virus ad altri”. Potrebbero inoltre “avere una carica virale bassa”, potrebbero “essere portatrici di un ceppo di virus meno virulento”, potrebbero presentare “solo frammenti genetici del virus, rilevabili con il test, ma incapaci di infettare altre persone”.

Insomma, sui numeri (e non solo) “c’è tanto allarmismo”. E invece, per il professor Palù, “quello che veramente conta è sapere quante persone arrivano in terapia intensiva: è questo numero che dà la reale dimensione della gravità della situazione. In ogni caso – dice – questo virus ha una letalità relativamente bassa, può uccidere, ma non è la peste”.

L’impennata dei numeri positivi, a giudizio del virologo di fama internazionale, è da attribuirsi “alla riapertura delle scuole”. Non per la scuola in sé, ma per “i trasporti pubblici su cui otto milioni di studenti hanno cominciato a circolare. Tenere aperte le scuole è, però, indispensabile”.

Sull’ipotesi di un nuovo lockdown, la contrarietà dello scienziato come già detto è assoluta. Quanto al 5 per cento di positivi sintomatici, Palù spiega: “Chi ha sintomi gravi viene ricoverato. Ma ci sono anche i ‘ricoveri sociali’, mi informano i clinici. Persone che hanno disturbi lievi, ma non possono stare a casa perché sono soli o perché possono infettare altre persone in famiglia o perché sono poveri e non sanno dove andare”. Quanto all’assistenza domiciliare, “se ne dovrebbero occupare i medici di famiglia, ma non esistono regole e protocolli che li orientino nella scelta delle terapie. Sono lasciati soli”.