Il vortice di vertici sulla Grecia
03 Maggio 2010
Impazzano gli annunci a effetto, ma per rimettere in carreggiata l’euro servono fatti e molte, molte meno parole e riunioni. Un aspetto particolarmente vistoso del caso greco e della crisi dell’Euro è il continuo e fitto susseguirsi di incontri e videoconferenze sulla Grecia. A differenza di quanto accade negli Usa, per gestire una crisi in Eurolandia occorre giostrare la bellezza di 16 Paesi. Ma finora Atene non ha visto soldi, e a farne le spese alla fine non sarebbe solo la Grecia.
Domenica sera (2 maggio) l’ennesimo annuncio da Bruxelles e Atene: accordo fatto sul pacchetto per salvare la Grecia. Chi ha seguito la tragedia greca sa che in realtà per le vere conferme occorrerà probabilmente attendere altri giorni. Il balletto delle cancellerie non è che iniziato, e l’agenda non si può comprimere più di tanto. Uno sguardo alle prossime scadenze aiuta a capire come mai. La missione negoziale del Fondo Monetario Internazionale ad Atene si è già conclusa domenica stessa, e sono arrivati i dettagli dell’austerity a cui dovrà sottomettersi la Grecia. L’allungamento drastico dell’età pensionabile, il blocco delle assunzioni nel settore pubblico e l’impennata dell’IVA sui consumi arrivano dopo l’annunciata manovra sui conti pubblici per il prossimo triennio. Quasi in simultanea si è riunito l’Eurogruppo, facendo il punto sulla missione del Fondo e sugli impegni della Grecia, in modo da preparare la scena alla Banca Centrale Europea (BCE) e alla Commissione Europea, riuniti oggi (3 maggio) a Bruxelles.
Nel frattempo si riunisce il Consiglio dei Ministri della Germania, che tira le fila del team di salvataggio e staccherà l’assegno più corposo per la Grecia. L’obiettivo principale del governo tedesco è quello di attivare le procedure per la Grecia, e di incassare un ampio consenso in una parte del Parlamento, il Bundesrat, il 7 maggio prossimo. L’esigenza del governo è anche quella di far ingoiare il pacchetto all’elettorato tedesco prima del 9 maggio, fatidica data in cui si vota in Nordrhein Westfalia. Da giorni Berlino ha dato fiato alle trombe per accreditare sui mezzi d’informazione un nuovo messaggio e un diverso capro espiatorio: il pacchetto non serve tanto a salvare la Grecia, quanto a combattere la speculazione sull’euro…
D’altra parte il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha messo in chiaro che a pagare il conto della crisi non sarà solo il governo tedesco, ma anche le banche private tedesche, esposte nei confronti di Atene ma ancora di più verso Portogallo, Irlanda, Spagna, Regno Unito. La cosa peggiore, infatti, sarebbe che nell’immediato si tamponassero i problemi di Atene, ma nel lungo periodo le banche ne approfittassero solo per ripulire i propri bilanci grazie alle iniezioni di denaro pubblico alla Grecia. Il 5 maggio si terrà ad Atene un maxi-sciopero generale: i sindacati greci contano un milione di tesserati, e intendono portarli tutti in piazza per fare il maggior baccano possibile. In questo momento, la minaccia di scioperi prolungati è temibile. Se il Paese si fermasse per giorni, il conto di Atene schizzerebbe di colpo verso l’alto, e le cancellerie europee dovrebbero far ingoiare ai propri parlamenti ben altre cifre rispetto a quelle discusse in queste ore. Un’altra scadenza guardata con apprensione resta il 19 maggio, quando arriverà a scadenza un maxi-bond greco da 8,5 miliardi di euro. Il balletto di date e dati è dunque vorticoso. Resta certo che tempo e credibilità sono essenziali quando si ha a che fare con crisi finanziarie. Se queste sono le premesse, va detto che: 1.la tecnocrazia europea è lenta, tremendamente lenta e farraginosa nel gestire la bomba a orologeria greca. E si potrebbe aggiungere che il Fondo Monetario Internazionale ne è a sua volta rallentato.
Tanto è vero che, come ha osservato il Wall Street Journal, sul finire del 2008 il Fondo era riuscito a salvare praticamente da solo Ungheria, Islanda, Lettonia, Pakistan e Ucraina in archi di tempo molto ravvicinati che andavano dalle tre settimane e mezzo ai sei mesi; 2.le modalità di salvataggio della Grecia devono essere tali da rassicurare i mercati una volta per tutte. A costo di fare vero e proprio esibizionismo finanziario, va mostrato che la crisi greca è in realtà poca cosa e può essere gestita senza patemi dall’Eurozona. Diversamente, è chiaro fin da ora che ogni asta di titoli di debito – greco ma non solo – sarà vissuto con ansia e apprensione. E i balbettii politici di queste settimane non vanno esattamente nella direzione corretta.
Tratto da Il Tempo.