Il voto di Campobasso è importante perché ha un forte significato politico

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Il voto di Campobasso è importante perché ha un forte significato politico

13 Maggio 2011

Dopo settimane di aspra campagna elettorale e dure polemiche politiche la parola può passare finalmente alle urne: domenica si vota per il rinnovo del Consiglio provinciale di Campobasso. Una tornata elettorale che è stata caricata di enormi aspettative, tutte frutto di una precisa strategia politica. Riflettendo sul significato e sul momento in cui arriva questo voto si possono cogliere diversi spunti e capire meglio perché, di motivi per essere ansiosi, i politici molisani ne hanno effettivamente tanti, a destra quanto a sinistra.

Sul versante del centrodestra, nell’intera fase precedente il voto, è regnato l’ottimismo. La campagna elettorale è stata condotta in modo aggressivo, con il candidato alla carica di presidente, Rosario De Matteis, concentrato sui programmi elettorali e i vertici locali del Pdl a occuparsi del “lavoro sporco”, duellare cioè con gli oppositori e rintuzzare colpo su colpo le critiche. Il “nemico” politico del centrodestra è stato individuato in Micaela Fanelli, candidata del Pd. È stata lei l’antagonista principale del centrodestra e non Pierpaolo Nagni dell’Idv, sebbene il partito di Di Pietro – negli ultimi appuntamenti elettorali locali – abbia mostrato una vitalità e un consenso, soprattutto in provincia di Campobasso, superiore al Pd. Tutto calcolato: agli occhi dell’opinione pubblica l’avversaria del più quotato De Matteis è parsa la Fanelli, nonostante la bilancia del consenso elettorale interno al centrosinistra potrebbe non pendere dalla sua parte. E questo ha messo spesso in ombra Nagni, ingabbiato indirettamente in una posizione di oppositore al centrodestra, ma allo stesso tempo anche del centrosinistra. Spezzettato il potere del centrosinistra viene da sé che il centrodestra ne esce rafforzato.

L’impegno in campagna elettorale dagli uomini del governatore Michele Iorio e del coordinatore regionale del Pdl, Ulisse Di Giacomo, è stato effettivamente molto sostenuto. E in Regione sono arrivati numerosi esponenti nazionali da Roma per partecipare a iniziative sul territorio. La dimostrazione che al voto per Palazzo Magno, oltre a una serie di piccoli centri in cui si voterà per le Comunali, ci tengono proprio tanto. Ovvio: l’amministrazione provinciale di Campobasso è l’ultima rimasta nelle mani del centrosinistra. Se anche quella dovesse cadere, in Molise ci sarebbe di fatto un monocolore “azzurro”. Il voto di domenica, poi, serve anche a dare la dimensione reale dello stato di salute del centrodestra molisano. Tappa fondamentale per capire come iniziare a tirare la volata al presidente Iorio, in vista delle Regionali di novembre.

Il centrosinistra è apparso troppo spesso sulla difensiva. Certo, i sondaggi e la forza delle coalizioni – ci sono almeno tre candidati che puntano a spartirsi gli elettori di sinistra – scoraggiano. E i litigi interni ai diversi partiti non aiutano certo a dare un quadro sereno della situazione. Ma, e questo è stato un dato evidente anche in altri appuntamenti elettorali, gli uomini del Pd e dell’Idv sono sembrati arresi davanti a una sconfitta che vedono difficilmente evitabile. Anche diversi esponenti nazionali, accorsi in Regione a dare man forte alla Fanelli o a Nagni, hanno messo le mani avanti e hanno in alcuni casi spiegato che già arrivare al ballottaggio sarebbe un buon risultato. Un po’ poco, forse, per una parte politica che finora ha retto l’amministrazione. Significa accontentarsi. E accontentarsi, di fronte all’elettorato, vuol dire perdere in partenza.