“Il voto su Cosentino? Il rispetto delle regole ha vinto sul giustizialismo”

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“Il voto su Cosentino? Il rispetto delle regole ha vinto sul giustizialismo”

23 Settembre 2010

Il voto sull’uso delle intercettazioni a carico dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino ha acceso i riflettori su una questione che è fondamento della giustizia: il rispetto delle regole. Questione che Maurizio Paniz (Pdl), avvocato e membro della commissione Giustizia, ha rimesso al centro del confronto politico nel suo intervento a Montecitorio prima che l’Aula negasse l’autorizzazione. "Il primo messaggio da dare sul piano culturale è il rispetto delle regole", spiega il parlamentare, ristabilendo un principio tecnico-giuridico che ha sostituito il giustizialismo con il garantismo.

Onorevole Paniz, come legge il voto alla Camera su Cosentino?

Il Parlamento ha vissuto una giornata di vero e proprio trionfo: hanno prevalso cioè il garantismo e il rispetto delle regole. Nonostante dai gruppi fossero giunte indicazioni politiche chiare che avrebbero dovuto far pensare all’uso delle intercettazioni in dispregio delle regole, il risultato è stato opposto. Evidentemente, molti parlamentari hanno ritenuto di non dover assecondare quelle indicazioni.

Si spieghi meglio. La politica non c’entra niente?

Sappiamo benissimo che è in atto uno scontro-incontro per effetto del quale gli schieramenti appoggiano o meno certe impostazioni. Ma noi eravamo tenuti a decidere se salvaguardare il Parlamento oppure no. Quello che è stato fatto a Cosentino, a mio avviso, è un grave atto di violazione di prerogative parlamentari. Queste non costituiscono assolutamente dei privilegi, sono stabilite dalla Costituzione.

Si è affermato lo Stato di diritto, insomma.

Proprio così. E noi dobbiamo mantenerlo perché se avalliamo la possibilità di intercettare un parlamentare, in modo diretto o indiretto, senza autorizzazione, noi violiamo la Costituzione. Non si può certo lanciare una rete sperando di farci cadere dentro, prima o poi, il parlamentare.

Giancarlo Perna, sul Giornale, ha evidenziato il "paradosso Cosentino". L’ex sottosegretario non è mai stato processato eppure le inchieste a suo carico ne condizionano la carriera politica. Che ne pensa?

Condivido l’impostazione di fondo dell’articolo. Ma posso anche spingermi oltre. Non alludo solo alle conseguenze politiche che subisce Cosentino, ma soprattutto a una costatazione relativa al procedimento penale che lo vede coinvolto e che conosco bene, perché ho seguito la vicenda negli atti depositati alla Giunta per le autorizzazioni a procedere. Negli atti si dice chiaramente che dopo l’anno 2004 non c’è stato alcun contatto di Cosentino, ammesso e non concesso che ci sia stato prima di quell’anno, con esponenti dei clan camorristici. E’ possibile che un pm attenda sei anni prima di chiedere l’autorizzazione all’uso di intercettazioni o per chiedere un provvedimento di custodia cautelare? Credo a questo punto che ci sia un vulnus molto forte nella sola valutazione della tempistica con la quale queste iniziative sono state portate avanti.

Crede che ci sia stata una strumentalizzazione che ha confuso il garantismo col giustizialismo?

Direi piuttosto una strumentalizzazione del voto per esigenze di tipo politico. Io ho ottimi rapporti con i parlamentari del gruppo di Fli, ma quando si è chiamati ad esprimere un voto come quello di cui stiamo parlando, il nome non deve mai essere anteposto alla funzione. Il garantismo non corrisponde al nome di Nicola Cosentino, bensì alla funzione parlamentare. Questo vale nel suo caso e in tutti i casi che riguardano altri parlamentari.

Comunque, nonostante il voto segreto, il gruppo dei finiani si è diviso.

Il problema del gruppo in questo caso non c’è stato, perché ognuno ha agito rimettendo alla propria coscienza. Non potevo auspicare altro che questo.

Quando Briguglio e Bocchino parlano di "dossieraggi" e campagne mediatiche orientate dai servizi segreti contro il presidente della Camera, agiscono con coscienza?

Non credo all’ipotesi della ricostruzione di falsi documenti. Per cultura personale sono portato a pensare che le prove che vengono addotte, soprattutto quando siamo di fronte a vicende che hanno un significato di interesse per la giustizia penale, nessuno si arrischi ad inventare documenti che non siano corredati dal crisma della verità e della veridicità. Nessuno si spingerebbe fino a costruire prove così significative che la magistratura con i poteri che le sono propri potrebbe tranquillamente svilire. L’effetto boomerang sarebbe troppo dirompente.

Torniamo alla politica. La maggioranza ha i numeri per stare in piedi oppure no?

Prima di tutto Pdl e Lega sono compatti, e i finiani hanno detto che sosterranno la maggioranza. Ho troppa fiducia e rispetto nei confronti di questi colleghi per credere che non rispetteranno l’impegno preso con il governo e con gli elettori.

Sì, ma non è che manca ancora qualcuno all’appello per raggiungere quota 316 parlamentari?

La fiducia la daranno anche Saverio Romano e Giuseppe Drago, ovvero i parlamentari dell’Udc siciliano. Ma ho ragione di pensare che ci sarà anche l’ex Pd Massimo Calearo, ora del gruppo misto. Secondo me, i numeri ci sono ampiamente.